RECENSIONI

a cura di Michele De Felice

 

 King Crimson/ Lark's tongues in aspic

 

Ancora cambio di formazione per i King Crimson ma i risultati premiano Fripp che finalmente giganteggia nelle vesti di prog-hero, in un disco che più di tutti assomiglia allo spirito irrequieto del leader. La nuova formazione vede la presenza di John Wetton alla voce e basso, Bill Bruford alla batteria, David Cross al violino e Jamie Muir alle percussioni.

 

Il brano che dà il titolo all'album, ventuno minuti complessivi divisi in due episodi, è quanto di meglio si possa aspettare dal genio di Robert Fripp, indiscusso protagonista di un album che a differenza dei precedenti si nutre più di chitarra che di mellotron. Le composizioni, così varie tra loro, sono ottime e perfettamente interpretate da un Wetton stilisticamente diverso da Lake, ma incisivo comunque in brani che al primo ascolto potrebbero sembrare scritti per l'ex vocalist, come ad esempio "Book of saturday". Ma è il violino di Cross che senza mai oscurare la scena a Fripp, incornicia un disco interessantissimo, inserendosi a più riprese tra le dolci note di chitarra come nella stupenda "Exiles" o la stessa "Book of saturday".

 

Pian piano Robert Fripp si impossessa nuovamente della scena e così lo sentiamo sbizzarrirsi nei suoi interminabili esili chitarristici senza mete e senza

regole, in pezzi di indecifrata collocazione ma definita bellezza, come nella distorta "Easy money" e nella monumentale "Lark's tongues in aspic, part II".

 

Assieme al leggendario "In the court of the Crimson king", "Lark's tongues in aspic" è senza dubbio uno dei più grandi dischi del progressive e pertanto è consigliato a tutti coloro che vogliono assaporare i migliori frutti del genere.

 

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