RECENSIONI

a cura di Michele e Valerio De Felice

 

 Camel/ Moonmadness

 

La storia dei Camel è davvero particolare. Una lunga carriera all'insegna della coerenza (e non è poco!), eppure una modesta popolarità segnata pesantemente dalla competizione e dalla concorrenza, loro malgrado, con mostri sacri quali Genesis, Yes, King Crimson.

Tuttavia questa minore e non sempre ripagata importanza musicale, ha fornito ai Camel quella libertà artistica e compositiva che ha reso il loro stile pressoché unico ed inconfondibile. L'integrazione, totale e reciproca, della coppia Latimer-Bardens è il fulcro su cui fa leva la band; due menti sintonizzate sulla stessa lunghezza d'onda in un universo, quello Camel, piccolo piccolo ma infinitamente emozionante. Della scuola di Canterbury nessuna altra formazione ha valorizzato in modo così viscerale la componente drammatica ed emotiva del progressive; non i maestri Soft Machine, interessati più alle trame jazz-fusion del movimento, non i Caravan, eleganti sì ma non passionali quanto i Camel. Del resto se nel terzo millennio Latimer scrive ancora musica con il marchio Camel ci sarà pure un motivo.

 

 Con "Moomadness" gli Inglesi decidono di non proseguire sulla scia del fortunatissimo "The Snow Goose", che senza dubbio avrebbe regalato nuove approvazioni e nuove vendite. Il rischio è notevole poiché rinnovare un sound che aveva riscosso forti consensi poteva spiazzare la maggior parte dei fans "fedeli", per così dire, al vecchio stile;  invece la frattura con il precedente è netta, già  a partire dal primo pezzo, "Aristillus", nervoso instrumental che demarca prepotentemente i contorni di un album foggiato sulla sperimentazione e la contaminazione.

Ne è l'esempio lampante la celebre "Chord Change", divenuto ormai un classico, dove i Camel raggiungono la loro massima libertà di espressione, fondendo rock e jazz, divagando fra i campi fusion e prog. Latimer è in ottima forma, impeccabile nell'esecuzione.

 

L'album è ricco di melodie piacevoli e fraseggi ben articolati, spesso davvero originali. "Spirit of the water", per esempio, riesce ad evocare luoghi ed ambientazioni fantastiche, grazie alla voce "filtrata" del tastierista Bardens, "Song within a song", dalle melodie eteree,  seduce e cattura al primo ascolto, un brano di totale trasporto emotivo, una di quei piccoli diamanti che ornano la musica dei Camel.

L'ultimo brano,"Lunar Sea", è una penetrante composizione con tanto di basso iniziale, molto groove, su cui si inserisce la calda chitarra di Latimer. Sebbene in Inghilterra questo lavoro non fece grosse vendite, riscosse un inaspettato successo in America. Un album essenziale per un cultore della buona musica.

 

" Il sole ha lasciato il cielo,

ora puoi chiudere gli occhi "

 

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