RECENSIONI

a cura di Michele De Felice

 

 Camel/ Nude

 

Nel 1981 la band inglese ritorna con un altro concept album: "Nude". La bella copertina, ancora una volta molto significativa, raffigura un uomo spogliato della sua identità, disperso su un atollo del Pacifico. E' la storia realmente accaduta di un milite giapponese, sul finire della seconda guerra mondiale, convinto di essere ancora in guerra.

 

Folta schiera di musicisti, fra tutti il sassofonista Mel Collins, e dispendio notevole di energie per questo lavoro, che quanto meno ripaga i fans di album non indimenticabili come gli ultimi "Breathless" e "I can see your house from here". A dire il vero si ha non poca paura all'ascolto di "City life", brano d'apertura molto ingenuo dal retrogusto pop; del resto siamo in un periodo molto scarno di idee, dove il progressive trova pochissima libertà d' espressione, ingabbiato a volte dal suo stesso tentativo di evadere, altre volte dalle malefiche tendenze "poppettare" dell'epoca.

 

Scongiurato, comunque, il pericolo di una nuova "Remote romance", l'eponima "Nude" introduce la sorprendente "Drafted": malinconica, toccante, con bellissimi spunti chitarristici. Che i Camel siano tornati alla grande si capisce subito e le successive "Docks" e "Beached", perfettamente amalgamate tra loro, risaltano il grande affiatamento dei musicisti, con passaggi a tempi dispari e scale in progressione.

 Le consuete atmosfere rilassate non mancano come nella deliziosa "Changing places", dove sale in cattedra il flauto di Andy. I toni pacati delle successive tracce sfociano nell'irruenta "Captured", sostenuta dal ritmo martellante di Colin Bass su cui si intrecciano chitarra e sax. "The homecoming" ricorda molto da vicino " Nimrodel" dell'album "Mirage".

Da segnalare ancora il bel solo alla chitarra  di Latimer in "Lies" e le liriche firmate da Susan Hoover, futura moglie del leader.

 

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