RECENSIONI

a cura di Michele De Felice

 

Spock's Beard/ Octane

 

Nuovo attesissimo lavoro per la band americana giunta oramai all’ottavo studio album. Nati nella prima metà degli anni novanta gli  Spock’s Beard  si sono presto guadagnati un posto d’onore nella lista dei grandi del new progressive. I punti di riferimento sono ovviamente  gli anni settanta e non di rado certa critica intransigente, pur lodandone le qualità, tratta la band in termini di poca originalità etichettando spesso la  loro musica come retro-prog.

 

L’album d’esordio “The Light” è comunque considerato fra i più importanti di questo filone, considerando anche il fatto che il disco contiene solo quattro lunghissimi brani di puro concentrato di tecnica. I rifacimenti a Genesis e Yes  ( il batterista-cantante Nick D’Virgilio ha registrato proprio con i Genesis “Call all stations” subentrando a Phil Collins) appaiono più che evidenti, ma le composizioni sono originalissime.

La mente e l’anima degli Spock’ è stata, fino a qualche anno fa, il compositore polistrumentista Neal Morse, da più parti definito “autentico genio”, non senza fondamento; autore molto creativo il problema di Neal sta proprio nella sua straripante personalità che ha relegato in secondo piano tutti gli altri grandissimi musicisti, tra cui lo stesso  Nick D’Virgilio, il tastierista Ryo Okumoto ( ha collaborato, tra l’altro, con Phil Collins, Eric Clapton, Steve Lukather),  il bassista Dave Meros e il chitarrista Alan Morse.

 Ed ecco che quando Neal abbandona per addentrarsi in un percorso spirituale tanto intimo quanto discutibile la band, sulla falsa riga del redivivo D’Virgilio, cambia rotta e  riparte con “Feel euphoria”. Per pura coincidenza è la medesima situazione della storia dei Genesis del periodo post-Gabriel, ma direi con risultati assolutamente diversi, per fortuna!

 

Per chi ha amato gli Spock's dell'ex Neal Morse, il nuovo album piacerà ben poco, come il predecessore "Feel euphoria", credo anche per dei maggiori risvolti hard-rock che i musicisti propongono. Per chi  invece, come me, ha trovato proprio nello spartiacque "Feel euphoria" nuova linfa vitale e nuove soluzioni musicali, quest'ultimo lavoro convincerà a pieno.

Parliamo dunque di questo “Octane” e ciò che emerge è l’assenza delle grandi suite di una volta, ma in un periodo in cui i brani lunghissimi non riscontrano più tanto fascino, questo può essere un punto favorevole.

 "A Flash before my eyes" in realtà molto si avvicina alla denominazione di suite, con le classiche parti  riarrangiate a più riprese. Il tema iniziale "The ballet of the impact" presenta subito ottime melodie dissonanti e viene riproposto nel settimo tempo "Of the beauty of it all".

Le idee sono semplici e molteplici, come nella zeppeliniana "Surfing down the avalanche" o nella grandiosa ballad "She is everything", con un intenso  solo del chitarrista Alan Morse in evidenza. E' molto gradevole ascoltare il nuovo sound degli Spock's Beard  che divaga anche tra country e pop ( “I wouldn’t let it go”) ma soprattutto convince la  prestazione  del batterista Nick D'Virgilio dietro il microfono. "There was a time" è una canzone molto leggera facilmente passabile anche per radio, come anche "Watching the tide", mentre se si vuole saggiare l'incredibile talento dei musicisti,  basta ascoltare "Clumbing up that hill" o “NWC”. Delizioso è infine il break di Okumoto sul mellotron in “Letting go

 

 Cosa dire di più di un disco che a me piace tantissimo, soprattutto perchè la strada intrapresa dal combo americano è sempre più aperta verso nuovi spazi che non siano solo progressive.

Album consigliati: “ The Light”,  “Snow”, “V”,  “Feel Euphoria”.

 

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