RECENSIONI

a cura di Michele De Felice

 

 Camel/ Pressure points

 

Pressure points” è un’altra buona occasione per apprezzare il sound dei Camel dal vivo. In tempi non particolarmente felici la band di Latimer dimostra di non patire affatto la difficile situazione contrattuale con la casa discografica, e quindi propone una performance davvero positiva, con un repertorio abbastanza inedito e con le sempreverdi "Rhayader" e "Rhayader goes to town" a chiudere un bel disco.

 

 I brani eseguiti fanno parte dell’album "Nude" e "Stationary traveller", che sono la parentesi di rilievo dei Camel anni ottanta, ma non deludono affatto la coinvolgente “Sasquatch”, una delle poche risorse dell’album "The single factor" e "Wait" del discusso "I can see your house from here".

Notiamo con stupore, però, l’assenza di grandi classici come "Ice", "Spirit of the water" e "Lady fantasy", per un album che, come si è detto, predilige brani dinamici e di forte impatto. Maestosa "Pressure points" apre il disco con una carica inusuale che dal vivo acquista maggiore brillantezza: è uno dei migliori brani strumentali di sempre, molto gotica, con un Latimer in grande forma e in vena di insolito narcisismo; è sempre lui a pavoneggiare nella toccante "Lies" con un solo bellissimo da cui emerge tutta la bravura strumentale del compositore inglese.

 

Tutta la band comunque suona con estrema precisione anche i passaggi più difficoltosi come "Drafted" e "Captured", o nel monumento "Rhayader" e "Rhayader goes to town", dove però lascia un po’ l’amaro in bocca la decisione di snaturare il crudo sound  con molti elementi moderni di synth e sax.

 

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