RECENSIONI

a cura di Michele De Felice

 

 Camel/ Rain Dances

 

I puristi del genere hanno sancito la fine dell'era progressiva nel 1976, ma l'anno 1977, per i Camel, è ancora sotto il segno della progressione. La critica musicale non si è mai mostrata particolarmente benevola nei confronti della band inglese, anzi spesso si è accanita a ridimensionarne la sua tangibile importanza nel contesto musicale inglese. Quando tutti abbandonano però, é il Cammello a portare avanti la carovana, e lo fa con le doti che l'hanno sempre contraddistinto: coerenza e semplicità. 

 

I Camel riescono quindi a riassestare, in un momento difficile, una nuova formazione capace di offrire nuovi spunti sonori, anche rinunciando alla magia che caratterizzava i primi lavori. E' una rinascita compositiva che viaggia su un terreno mai esplorato prima, frutto soprattutto dell' inserimento nella band di Brian Eno, geniale sperimentatore e dell'ex Caravan Richard Sinclair , a cui spetta anche l'onere di cantare.

E' un album sicuramente ottimo con interessantissime composizioni, spesso melodiche e romantiche, costruite su un tessuto jazz e fusion dove spazia, libera, la fantasia compositiva di Eno e Latimer, mai in divergenza. Qualcuno ha definito le opere dei Camel come "eterne incompiute", ma la vera incompletezza sta solo nel non aver concentrato tutte le forze in pochi lavori lungo un breve periodo. La discografia dei Camel, anche senza grandi ruggiti, ha quasi mai deluso, regalando capolavori e  gioielli a piccole dosi, in trent' anni di carriera.

 

Tornando all'album, brani come "Metrognome", "Skylines", "First Light", "Elke", hanno per i fans un sapore del tutto nuovo con momenti di vera psichedelia. Devo ammettere che non mi convince del tutto la presenza nella band di Richard Sinclair. Sarà anche un grande bassista ma il suo passaggio nei Camel, con "Rain Dances" e il successivo "Breathless" non mi sembra abbia lasciato un segno nella band.

 

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