RECENSIONI

a cura di Michele e Valerio De Felice

 

 Yes/ Relayer

   

     

Archiviata oramai la deludente opera "Tales from  topographic oceans", ritroviamo la band cimentarsi nuovamente con la fruttuosa formula a tre composizioni. Questo "Relayer" non è soltanto un album che riconcilia la band con il popolo progressivo, è soprattutto l'album dell'addio a quello stesso popolo che non saprà più ammaliare e convincere.

 

Riteniamo, però, che il disco non sia particolarmente interessante, sebbene ci sia, all'interno, non solo la bella sorpresa del tastierista svizzero  Patrick Moraz, chiamato a sostituire più che egregiamente il geniale Rick Wakeman, ma soprattutto la prepotente performance di Steve Howe con il suo sound innovativo che non finisce mai di sorprendere.

Non possiamo quindi paragonare il disco al masterpiece "Close to the edge" solo perchè strutturalmente simile, anche perchè  "Relayer", a nostro avviso,manca di coesione in più circostanze. La stessa "Gates of delirium", per quanto complessa ed articolata, non è sostenuta nei suoi lunghi ventidue minuti da un un vero e definito "leitmotiv" che invece domina maestosamente in "Close to the edge"; la parte più interessante di un brano molto articolato, finisce per essere un rilassato momento acustico cantato da un intenso Anderson sul finire del pezzo.

 

"Sound Chaser", più che una vera canzone, è una vetrina, forse inutile, per ammirare la classe di Anderson e Howe che si trovano a meraviglia, mentre la finale e debole "To be over" è nient'altro che un'anteprima del nuovo sound della band che caratterizzerà la seconda metà degli anni settanta e tutti gli anni ottanta.

In un disco non essenziale ci preme rimarcare la stupenda copertina del disco, secondo noi la migliore firmata da Dean, e gli amanti della musica progressiva sanno che non è un particolare da trascurare!

 

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