Recensione inviata da L'Aquila
(http://planando.altervista.org).
1974: esce
“Starless and Bible Black”.
Dai tempi di
“In the Court of the Crimson
King” (altro album che amo di
questo gruppo) sono passati 5 anni, 5 album (“In
the Wake of Poseidon”,
“Lizard”,
“Island”,
“Earthbound
e “Lark’s Tongues
in Aspic”), molti musicisti si sono dati il cambio al seguito di Robert
Fripp (tutti artisti “veri” che hanno lasciato qualcosa di proprio nel
gruppo e ne sono usciti sicuramente arricchiti) e i King Crimson, per
quanto cambiati, sono rimasti in fondo gli stessi.
Merito di Fripp il folle, l’arrogante,
l’egocentrico, lo scomodo?
Sicuramente se tutti questi aggettivi si
adattano perfettamente al personaggio, non si può negare che fosse (ed è)
umanisticamente colto, raffinato, ironico, con una percezione della musica
e della realtà che lo circondava estremamente sviluppata e personale.
IL FRIPP-PENSIERO – un assaggio:
"...... musicisti sono dei 'conduttori' .......
la musica è in un mondo e per arrivare al nostro ha bisogno di un
conduttore che, come qualsiasi conduttore elettrico, a volte resiste a
volte si 'brucia'.
... un esempio per tutti? Frank Zappa
LA FORMAZIONE:
Fripp alla chitarra ed al mellotron, John
Wetton, basso e voce assoluta del disco; Bill Bruford, batteria e
percussioni; David Cross, violino, viola e tastiera e non c’è più il
mitico visionario Peter Sinfiel a scrivere i testi ma il più terreno,
anche se altrettanto magico in “The Night Watch”, Richard Palmer-James.
L'ALBUM:
Ben 5 su 8 brani (Lament, Fracture, The Night
Watch, Starless and Bible Black e Trio) sono stati registrati dal vivo
durante un concerto ad Amsterdam e ripuliti soltanto degli applausi:
questo fatto testimonia quanto i King Crimson fossero musicisti veri, con
anima, cuore e tecnica. Insomma avevano qualcosa da dire e lo dicevano
particolarmente bene, talmente bene da non eseguire mai i brani nello
stesso modo, ma adattandosi al pubblico che li ascoltava ed all’atmosfera
che in quel momento determinava la realtà.
Altre cose erano cambiate in quei 5 anni, prima
fra tutte il “business” aveva fagocitato la sua gallina dalle uova d’oro
che si sentiva prigioniera in una spirale perversa (una parte del discorso
che i Pink Floyd faranno nel 1979 in “The Wall”). Spirale perversa: i
concerti si tenevano in luoghi molto ampi (stadi ecc), una gran numero di
persone erano presenti forse più per “vedere” i loro idoli che per
ascoltarne la musica. L’importante era esserci, ubriachi o drogati, ma
esserci; ovviamente molto spesso il contatto artista-pubblico cessava.
Meglio sarebbe stato suonare davanti ad un pubblico meno numeroso, in un
ambiente più raccolto, ma gli incassi sarebbe andati “a farsi benedire”,
la musica sarebbe rimasta a beneficio di pochi ……… ed io ne sarei rimasta
sicuramente tagliata fuori.
Vi propongo quest’opera come la sento …… a voi
il giudizio, ma tenete conto che (davvero!) a volte le parole non bastano.
THE GREAT DECEIVER (4:03)
L’attacco è potente di tutti gli strumenti
forma una musica trascinante… poi il basso segna il tempo .. entra la
batteria ed il ritmo cambia, la musica diventa aspra, sospesa, difficile,
le chitarre che dialogano acide sottolineano la rabbia che non trova
parole per esprimersi …e …
GRANDE IMBROGLIONE….
Ci siamo sentiti dir menzogne tutta la vita e
servivano ad incanalarci nella strada prefissata. Ma la ribellione non
tarda a farsi sentire. La fiducia è tradita: ora non crediamo più a niente
ed il coro è un doloroso sputare in faccia la nostra presa di coscienza a
coloro che volevano castrare la nostra libertà….
Sigarette… gelato… piccole immagini della
Vergine Maria… Cadillacs …. Blue jean..
Il sacro profanato da uomini che parlano in
nome di Dio… il ritmo incalza e la rabbia urla al cielo la sua voce
stridente …..
LAMENT (4:02)
Dolcissimo e malinconico. Soltanto la voce di
Wetton, calda e amara, poteva dare il giusto timbro a questo lamento: la
“star”, il “mito” di una generazione, l’emblema della libertà e del
rifiuto della società è preso nella rete del business: schiavo dei
discografici, legato mani e piedi ora non può più liberarsi …. e la sua
arte è venduta ….
Fripp:
"Una volta pensavamo di poter cambiare il mondo
in ogni momento, poi capimmo che non ci era più permesso"
Quando la voce tace il cambio è improvviso e la
musica diventa potente e allucinante … riprende Wetton, ma la sua voce ha
dimenticato la dolcezza, cerca solo una via di fuga oppure il modo per
tornare indietro, fuori dalle sabbie mobili che inghiottono la poesia
lasciando spazio solo al dio denaro ..
WE'LL LET YOU KNOW (3:41)
Goccia a goccia cadono le prime note … chitarra
.. batteria. Rarefatte, poi è il basso che parla, gli altri strumenti
intervengono a tratti creando una melodia non certo orecchiabile nè
facile. Ricerca, ancora e sempre ….di sè stessi attraverso la musica….. e
per ognuno ha suoni diversi ….
“La musica cattura sensazioni che appartengono
ad un altro mondo, diverso dal nostro ma non per questo meno reale”
(Fripp)…
bisogna riuscir ad aprire un varco tra i due
mondi e lasciare che la musica arrivi….
THE NIGHT WATCH (4:42)
Si cambia registro ed è pioggia leggera che
cala a rinfrescarci dopo la fatica del brano precedente…. Ecco, ci porta
lontano, ma dove? ….
Rembrandt …..
La Ronda di Notte … .
"Shine, shine,
the light of good works shine
The watch before the city gates
depicted in their prime
That golden light all grimy now
Three hundred years have passed
The worthy Captain and his squad of troopers standing fast ...."
"Brilla, brilla,
la luce delle buone azioni brilla...."
… sono passati trecento anni, ma attraverso le
mani del pittore questi uomini vivono ancora…
il capitano Cocq ordina alla milizia di
compiere la sua ronda…
e Wetton racconta.. racconta di un tempo… sono
solo le sue parole a segnare il ritmo, implacabili e dolcissime…
Gli uomini della ronda… i difensori di quella
borghesia dalle case di mattoni rossi che da poco ha riacquistato la
libertà dal giogo spagnolo e deve ancora ritrovare la quiete interiore …
con pochi accordi che salgono dallo sfondo la chitarra lo accompagna… poi
gli altri strumenti … piano… per non disturbare la quiete della notte ed
il sonno dei giusti che arriva fino a noi come se la tela del quadro non
fosse che un velo tra il nostro mondo ed il loro…
ed il mellotron arriva con le sue ali
dolcissime … e si vola…
TRIO (5:41)
E la mente vaga sulle note che si perdono. Ogni
strumento sembra raccontare i propri ricordi, ognuno una storia diversa,
per incontrarsi a tratti… percorrere un pezzo di strada assieme e poi
dividersi nuovamente.
Da un lago coperto di nebbia si alzano le anime
imprigionate. Chi parla con voce profonda di basso, chi con la dolcezza
del violino ed in una atmosfera irreale si compie questo dolcissimo brano.
Infine le anime tacciono, la superficie del lago si calma per un solo
istante…….
THE MINCER (4:09)
Perché ora i suoni discordanti si fanno strada
… stridenti e soffici.
Controsenso?
La chitarra sembra ghermirci dal profondo di un
girone infernale e il mellotron, sempre dolce, ora riesce a straziare
l’aria….
Angoscia? Il trituratore arriva …..
STARLESS AND BIBLE BLACK (9:14)
….angoscia: ci è attorno … senza stelle … senza
guida … a tentoni si brancola nel buio, ognuno per una strada diversa, con
rabbia, con dolore e ricordando tempi nei quali si era convinti ci fosse
una luce a guidare i nostri passi.
La chitarra sottolinea il dolore e le
percussioni danno il ritmo al nostro cammino in questa terra (terra?) buia
e desolata…… Il basso ci vibra dentro come un’anima dannata …. mentre il
mellotron di Fripp ed il violino di Cross segnano i confini di un
paesaggio sconosciuto …..
Come farò a trovare gli altri se non trovo
neppure me stesso? …
e la ricerca si fa corsa ….
Come in un labirinto sembra di tornare sempre
allo stesso punto …
poi l’esplosione segna l’angoscia dell’uomo
senza dio e senza la speranza di trovarlo.
Dio l’ha abbandonato…….
Ma c’è mai stato, Dio?
FRACTURE (11:17)
e ancora pioggia, ma sembra di ghiaccio ….
aritmica ci colpisce…..
è la chitarra di Fripp…..
frattura: cosa potrebbe chiarire meglio questo
pezzo?
Ogni nota è spezzata e le tastiere cavernose
cercano di tenere assieme i suoni ….
Ma …..frattura … ancora pioggia di note
surreali …
Inutile pensarci, non resta che abbandonarsi e
lasciare che la musica scavi nell’anima ……..
...........“La musica esiste già, basta
lasciarla venir fuori….. “
e che ci porti pure in questo viaggio dentro
noi stessi … angosciante .. dolcissima …
Le fratture sono dentro di
noi e in questi suoni semplicemente le ritroviamo.
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