RECENSIONI

a cura di Michele De Felice

 

 Camel/ Stationary Traveller

 

Indipendentemente dalla qualità di registrazione, che comunque risente dell'anno di produzione, questo disco è sicuramente uno dei più coraggiosi che i Camel abbiano mai partorito. Forse anche uno dei migliori!

 

Stroncato inizialmente dalle riviste specializzate (purtroppo è una storia che si ripete per i Camel!), negli anni "Stationary Traveller" è stato giustamente rivalutato e proprio di recente la Camelproductions ha lanciato sul mercato la versione integrale ed originale della title track "Pressure points". L'instabilità della formazione capitanata da Latimer non si rivela un elemento di disturbo: il tastierista Ton Scherpenzel, ex Kayak, e Paul Burgess alla batteria si rivelano da subito ottimi inserimenti.

 

 Le tematiche di desolazione ed alienazione sono la matrice dell'album, sullo sfondo di una Berlino divisa da un muro reale ed ideologico. I vopos sono i militari con il compito di impedire alla sfortunata popolazione della Berlino est di fuggire ad ovest.  Paragonata ai dischi del periodo, questa decima fatica per Latimer e compagni, emerge di prepotenza. La forza del disco, oltre alla perizia tecnica espressa, è l'ispirazione. Se in alcune tracce ("Refugees", "Cloak and dagger man") si evince una certa propensione alla forma-canzone, non mancano elementi di inquietudine e riflessione  ("Pressure points", "After words" "Vopos").

 

"Stationary traveller", strumentale e figlia legittima di "Ice", e "Fingertips", sono le due nostalgiche immancabili canzoni alla camel. Di "Fingertips" i Camel hanno suonato  una indimenticabile versione acustica nella serata live di Parigi immortalata nel cd "The Paris Collection". Dopo questo capolavoro i Camel si fermeranno per ben sette interminabili anni fino all'uscita, nel 1991 di "Dust and dreams". Album che chiude la prima fase della carriera dei Camel.

 

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