RECENSIONI

a cura di  Valerio  De Felice

 

 Yes/ Tales from topographic oceans

   

     

Si tratta di un doppio album estremamente noioso realizzato nel periodo d'oro degli Yes, e proprio per questo motivo ne esce ancora più ridimensionato. I brani sono lunghi è vero, ma non è questo l'unico motivo della caduta; più che altro si avverte una mancanza di sentimento o ancora peggio voglia di suonare.

 

Alla batteria troviamo un Alan White dignitoso che pur senza eccellere mantiene lineare e pulito il suo ritmo fra i tortuosi sentieri di un disco stucchevole. Gli Yes hanno voluto strafare con le sonorità aspre e ridondanti ma a tutto c'è un limite, perfino alla chitarra di Steve Howe che qui ha un sound spesso inascoltabile e poco ispirato.

Il primo disco è assolutamente deludente. Nei quaranta minuti totali di "The revealing scienze of God" e "The remembering high the memory" sono pochissimi gli spunti interessanti, nemmeno i momenti acustici destano alcun interesse, senza parlare delle inadeguate parti vocali.  Il secondo disco invece soprattutto nei venti minuti di "Ritual nous sommes du soleil" è non solo più accessibile ma anche emozionante; come spesso capita ( ricordiamo "Ice" dell'album "I can see your house from here" dei Camel!), in un disco insufficiente emerge un gioiello come questo. Il dolce refrain, cantato in francese, è costruito su un morbido e caldo tappeto di chitarra. Non ci meraviglia affatto la presenza di questo brano nella scaletta di molti concerti della band inglese, come nello stesso dvd sinfonico del "Magnification tour" del 2001.

 

Album da dimenticare. I due cammelli di votazione sono anche generosi per una band così straordinaria ma anche lunatica. Per chi volesse comprare il doppio disco consigliamo il solo ascolto della bellissima "Ritual".

 

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