RECENSIONI

a cura di Michele De Felice

 

 Genesis/ The lamb lies down on broadway

 

E'il concept album che secondo molti rappresenta il manifesto  del sogno progressivo. Lavoro fin troppo articolato,  il che non é  sempre un pregio, anche per i fanatici della musica   di non facile assimilazione. E in effetti il coraggioso doppio disco presenta notevoli difficoltà di ascolto, non solo per la lunghezza delle 23 tracce (più di 90 minuti di musica), ma soprattutto  per la complicata storia (e meno male che non siamo inglesi!), totalmente inventata dal genio di Peter Gabriel, il quale crea un bizzarro personaggio di nome Rael e lo catapulta in una New York abitata da strane creature. Se poi  si riflette sul fatto che le liriche sono scritte quasi tutte in rima ci si rende conto di trovarsi di fronte ad un lavoro che definirlo ambizioso é a dir poco convenzionale.

Sorvolando sul fatto che nemmeno gli altri componenti del gruppo in realtà sappiano tutt'ora  di cosa parli ," The lamb lies down on broadway" ha tutte le carte in regola per essere definito un esperimento vincente. Laddove  le altre prog-band falliscono, in evidente magra creativa,  i Genesis,  ispirati  dal "chiaroveggente" Gabriel, hanno il coraggio di inventare e reinventarsi, cogliendo il momento giusto per dirottare la loro musica  verso un songwriting non più ispirato dalla letteratura ottocentesca, dalla mitologia, dalla cultura barocca, ma dal mondo reale. La copertina del disco é volutamente realistica e fotografica, non più colorata di pennellate  impressioniste.

E' l'ultimo lavoro  dell'era Gabriel, ma  non  l' ultimo interessante dei Genesis che, ormai orfani del carismatico leader, sforneranno altri due buoni dischi negli anni successivi, dimostrando un' invidiabile verve compositiva .

E' difficile parlare di tutte le tracce  ma i momenti memorabili ci sono in entrambi i dischi. Superbo l'intro del piano di Banks nel primo: uno dei passaggi più folgoranti del virtuoso tastierista nel panorama progressive, ma la più  rappresentativa é senza ombra di dubbio "In the Cage" con  un crescendo ritmico notevole. Qualche ricordo del passato recente nella romantica "Hairless Heart" e nella scherzosa  "Counting of time". Chiude il disco la Splendida" Carpet crawl" e "The chamber of 32 doors "

Nel secondo disco si  alternano momenti struggenti (Anyway)  con un grandissimo lavoro di Tony Banks, pause riflessive (The waiting room), divagazioni chitarristiche (Here comes the supernatural anesthesist),      dialoghi e monologhi di  Gabriel (the colony of slipperman). Peccato che non si riesca a mantenere sempre una definita scia musicale,  perchè brani come " The Lamia" e "the light dies down on broadway", hanno potenzialità straordinarie che avrebbero valorizzato al massimo un album meno prolisso di questo.

Devo ammettere che non riesco ancora ad ascoltarlo interamente! E' questo   l'unico difetto che trovo in quest' opera   stilisticamente perfetta , ma pensando a come vien giù  "Selling England by the pound", lo considero un gradino sotto.

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