RECENSIONI

a cura di Michele De Felice

 

 Camel/ The snow goose

 

E' l'album della svolta per i Camel. Tratto da un racconto di Paul Gallico con cui si avranno non pochi problemi in futuro, "The snow goose" narra le vicissitudini di un'oca delle nevi e la sua amicizia con un guardiano di un faro, Philipp Rhayader. La musica è nel pieno stile Camel, ricca di passaggi estremamente emotivi e suggestivi (Rhayader, Fritha alone, La princesse perdue), schietta e vivace (Frienship, The flight of snow goose), misteriosa ed onirica (Preparation, Dunkirk).


Le parti vocali, da sempre poco presenti negli album dei Camel, qui svaniscono senza che tuttavia l'ascoltatore ne percepisca l'assenza, catturato dalle suadenti note della chitarra di Latimer e del piano di Bardens.
Ovvio che si sta parlando di un capolavoro del progressive, un album che va proiettato tra gli indimenticabili del genere ("Selling England by the pound", "Close to the edge", "In the court of the crimson king").


L'intera opera mantiene in tutta la durata un'incredibile poesia. La musica è l'io narrante della storia, storia che dietro la suddetta amicizia fra l'oca ed il guardiano, cela i fatti tragici della ritirata a Dunkerque delle truppe Anglo-Francesi durante la seconda guerra mondiale. Rhayader è un un uomo deforme e solitario, che vive in un faro. Sarà lui e la  sua più cara amica, un' oca delle nevi, a salvare l' esercito alleato dalle truppe naziste a Dunkerque.

 E' un disco estremamente visivo, che cattura dalle prime alle ultime note senza cadute di tono. Le linee melodiche sono perfettamente attinenti alla storia. E' semplicemente sbalorditivo constatare come i Camel riescano a materializzare scenari fantastici solo attraverso delle note. Basta ascoltare  "Dunkirk" o "Rhayader alone" per immaginare le truppe naziste che avanzano seminando orrore, oppure la disperazione di Rayader dopo l' abbandono dell'oca delle nevi.

 

L'opener "The great marsh", con tanto di versi di gabbiani, il flauto stupendo di Andy in "Rhayader", il piano struggente di Peter Bardens in "Fritha alone", sono l'essenza di un lavoro originalissimo di una band che ha saputo creare e mantenere negli anni uno stile semplice ed unico, oasi inesauribile d'ispirazione per moltissime formazioni del new progressive ("Pendragon", "Arena",  "Mirage", "Rain Dances" ecc).

E' un disco che adoro. Capolavoro assoluto!

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