RECENSIONI

a cura di Michele De Felice

 

 Genesis/ Wind & Wuthering

 

Esaurite ormai le proprie risorse, i Genesis chiudono il primo ciclo di attività con “Wind & wuthering”, un disco ispirato al romanzo di Emily Bronte "Cime tempestose". E’ frutto soprattutto dell’ispirazione di Tony Banks alle tastiere, personaggio introverso che s’inquadra abbastanza bene in un contesto post-Gabriel, o almeno sembrava.


La realtà invece è che i successivi lavori saranno assolutamente superflui, anche se con un notevole riscontro di vendite. Se nell’ incredibile “A trick of the tail” l’inattesa bravura di Collins in qualche modo compensava l’uscita di scena di Peter Gabriel, qui il suo spettro aleggia minaccioso. C’è ancora, come sempre, perfezionismo esecutivo nell’ impeccabile “Eleven earl of mar” oppure in “One for the vine”, sicuramente le più fedeli ai Genesis che apprezziamo, però non si respira più quell’atmosfera magica e contagiosa.


Nulla da dire sulla fattura delle canzoni che, come lo stesso Tony Banks dichiarò, rispecchiano in toto la complessità artistica dei Genesis, anche se sembrano più parole di circostanza dette nella consapevolezza di un lavoro non esaltante in termini di idee ed originalità.
Per quanto mi riguarda non ricordo momenti memorabili, ma nemmeno grosse falle. Phil Collins appare totalmente fuori luogo e sempre più deciso a cambiare l’anima barocca dei Genesis. Forse è lui il vero responsabile della disfatta della formazione originale.

Oltre ai primi due brani, interessante è anche il tentativo di ripetere il successo acustico di “Horizons” nella parte iniziale di “Blood on the rooftops”, ma siamo su altri livelli. Da dimenticare “In the quiet earth”, molto dolce invece la finale “Afterglow”.
Avevo detto che con “A trick of the tail” cala il sipario sul teatro Genesis. Confermo.

 

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