La Storia >> Parte 2

 

I can see your house from here" del 1979 denota ancora scarsa creatività ed incomprensioni all'interno del gruppo, in parte dovute alla defezione di Peter Bardens subito dopo aver ultimato "Breathless". Bei spunti come in "Wait" e "Hymn to her"; sonorità orrende come in "Remote romance", ed una splendida ballad strumentale, "Ice", da brivido, eseguita magistralmente da Latimer. Forse superiore a "Breathless", anzi ebbe un discreto successo in Inghilterra, ma comunque un lavoro di pochi richiami progressivi.

Due anni di pausa giovano senza dubbio alla band perché "Nude", del 1981 è un disco superlativo. Concept-Album narrante le vicissitudini di un soldato giapponese, Nude, ritrovato su un atollo dell'oceano pacifico convinto di essere ancora in conflitto con gli Americani durante la seconda guerra mondiale. La copertina ritrae un uomo "spogliato" di sè stesso, della sua identità, privo della cognizione del tempo e della realtà! Brani melodiosi (Drafted), accattivanti (Docks), introspettivi (Reflections, Captured), e coinvolgenti (Lies), aumentano il valore di un album da collezione per gli amanti del progressive.

 

1982. "The single factor". Rimasto solo Latimer tenta comunque di realizzare un album valido. Nonostante numerose illustri collaborazioni, come Anthony Phillips, l'album è un flop. Ma anche in momenti così bui l'incredibile Latimer riesce a regalare due grandi pezzi, come "Heroes" e "Sasquatch". Dopo due anni, nel 1984, esce "Stationary Traveller". Ancora un concept-album. Si sente molto il suono della produzione tedesca, un elemento non sempre positivo, ma i pezzi sono ben composti con ottime idee. Superato il primo impatto di ascolto dove, ribadisco, il suono desta qualche perplessità, ci si accorge di trovarsi di fronte ad un buonissimo lavoro. "Pressure points", "Stationary traveller", "West Berlin" e "Fingertips" sono vere chicche. Basta ad esempio ascoltare "Fingertips" ,rivisitata, nel "Live in Paris" per rendersene conto della effettiva bellezza. Per i testi Latimer si avvale di Susan Hover (sua futura moglie), e la scelta sembra quanto mai azzeccata.

 

E poi?...Poi sette anni di interminabile silenzio. Fino a quando esce "Dust and dreams", nel 1991. Latimer si è trasferito in America fondando la Camelproductions. Ancora un concept; è la storia della grande depressione in Usa che costrinse la migrazione verso la California. Un ottimo ritorno dove tra i brani più belli spiccano "Mother road", "Little river and little rose" e "Hopless hanger".

 

Nel 1996 l'ennesimo concept-album basato sulle vicende del popolo irlandese costretto ad espatriare nel nuovo mondo e non far più ritorno nella propria terra natale. Con  "Harbour of tears" i Camel danno vita ad un concept suddiviso in 13 parti ben legate tra loro, indirizzato ad un sound molto introspettivo che fa da sfondo ad uno scenario di grande desolazione: non mancano, tuttavia, brani più energici ed evocativi, come "Watching the bobbins", nonché fantasiosi come "Running from the paradise". "Coming of age",invece, è uno dei più bei pezzi dell'album, interamente strumentale, con un originalissimo tema melodico che caratterizza buona parte del brano.

 

Nel 1999 , la band crea , a mio avviso, un altro grande capolavoro della loro longeva carriera: Rajaz. Già a partire dall'opener "Three Wishes" si intuisce il tema del disco. Tastiere e sintetizzatori preannunciano, lentamente, suoni ed immagini arabeggianti con un ingresso d'atmosfera irrobustito dalla chitarra di Andy, e delle ampie linee melodiche.

A fare da sfondo allo scenario non mancano i bellissimi incroci del flauto di Latimer con il violoncello di Phillips. Il tutto si conclude con l'assolo di Andy che chiude gli ultimi minuti del pezzo ed apre la rilassante "Shout", una bellissima acoustic ballad, semplice e leggera. Di rilievo, anche "Straight To My Heart" , "Sahara"  e la suggestiva "Lawrence", dedicata al leggendario Lawrence D'Arabia, le cui sonorità sembrano quasi evocare i luoghi e le atmosfere  dove visse e si affermò il mito!Un disco irripetibile!

 

Dopo tre anni, nel 2002, arriva "A nod and a wink". Un'altra grandissima prova dei Camel, che pur mantenendo idee prese in prestito dai precedenti "Harbour of tears" e "Rajaz", ha un  forte sapore di novità. In ogni brano si coglie un'atmosfera fiabesca, e la copertina stessa pare quasi sottolineare la purezza del suono che  ne contraddistingue l'album. "The Miller's tale", "Fox hill", "A nod and a wink", fanno letteralmente rabbrividire. Infine "For today", una commovente composizione dedicata alle vittime del tragico 11 Settembre.

Ancora una volta un disco indimenticabile!

 

 

                                                                                ...Ritorna!! >>  La Storia: Parte 1

 

         Home  Contatti