FURTI   CAMPESTRI

Altre tracce delle condizioni di vita della seconda metà dell'800 possiamo trarre dalla saggistica sui furti campestri.
Fenomeno al tempo molto diffuso. La metà delle condanne delle Preture friulane riguardano tale reato e nelle varie statistiche la provincia di Udine risulta al primo posto nel nuovo regno d'Italia.
Significativi anche alcuni rimedi proposti.
L'avvocato Mario Valvasone di Pordenone, autorevole esponente dei possidenti terrieri friulani, nel 1870 scrive che non erano meramente da tutelare i diritti del proprietario manomessi dalla spaventevole moltiplicazione dei furti campestri e dai maliziosi danneggiamenti, ma più in generale essere grandemente preoccupati dalla crescente turbolenza di massa e dalla insubordinazione contadina su vasta scala, con grave pericolo di un sovvertimento dell'ordinamento sociale.
"L'onesto cittadino spinge con spavento lo sguardo, attraverso questi spiragli aperti nei bassi fondi sociali, in cui veder agitarsi fra le più ardenti passioni, lo spettro del comunismo, che attentando alla proprietà, attenta ai cardini della società, a distruggere la famiglia che è la base della Nazione, a distruggere la Nazione."
I rimedi proposti semplici ed efficaci, una legge speciale sotto forma di codice agrario, la polizia rurale, la non appellabilità delle sentenze, la deportazione in Sardegna dei condannati, da impegnarsi, però, in tenute agricole modello.
Tenute agricole modello, quanto è umano l'avvocato Valvasone, direbbe oggi Fantozzi.
Ma che cosa direbbe di un articolo apparso qualche anno prima ad opera di un deputato del regio parlamento, eletto nella Marca Trevigiana.
Per conoscenza riportiamo la sintesi dello scritto fatta da F. Bianco. - A suo dire, il proprietario era costretto ad assistere impotente e umiliato alla sua rovina, avviluppato nella fitta rete delle lungaggini procedurali e burocratiche previste dal codice di procedura penale che di fatto finivano per tutelare anche i ladri sorpresi in flagranza di reato. Il proprietario, non salvaguardato dalla legge, si vedeva precluso anche il diritto di difendersi da solo, a differenza di quanto avveniva per quei possidenti che, pur vivendo nelle colonie, circondati da una popolazione ostile, come nella provincia di Algeri, tuttavia, determinati e armi alla mano, erano in grado di proteggere efficacemente le proprie tenute. " Quando un arabo entra nel campo, il colono appunta la sua carabina, quando l'arabo mette la mano sul frutto, il colono tira. Se l'arabo non cade morto, tanto peggio pel colono; se il colpo è ben tratto, l'arabo serve come concime eccellente alla fecondazione del campo." -
La legge speciale non fu mai approvata.
Anche se oggi mi vien da pensare alla mia cara nonna, classe 1882, a quello che raccontava e alla mia saccenteria di liceale
  " le solite esagerazioni dei vecchi"
Raccontava la nonna che nel borgo Marchettano, ove abitava, qualche volta avevano farina per fare polenta, qualche volta una vicina, la Carlete, portava una scodella di latte e polenta, qualche volta andava o la mandavano, sull'imbrunire, nei campi fuori mano a rubare qualcosa, che portava a casa, nascosto sotto un lungo grembiule.
Che bello! se fosse passata la legge speciale sui furti campestri, oggi io potrei vivere in un bel paese sardo e dedicare il mio tempo ai legami fra i Tusulinu della Sardegna e i Tosolini di Castelpagano.
Le quattro patate nascoste sotto la gonna della nonna, non sono un ravvedimento senile della saccenteria giovanile. A riprova una rapida sintesi del contenuto delle condanne degli ultimi decenni dell'800 della Pretura di Udine.
Che cosa si rubava : pannocchie, patate, fagioli, rape, legna, alberelli, erba, ramaglie, foglie di gelso, canne di mais, rami e foglie secche, uva, frutta, zolle di terra.
Influiva sulla pesantezza della condanna non solo la quantità, ma erano aggravanti la condotta di vita, il carattere, la pubblica fama.
Una donna con legna secca del valore di 40 centesimi (un giornaliero guadagnava circa 2 lire) fu condannata a tre giorni di arresto per la sua fama e il carattere non del tutto soddisfacente.
Un'altra donna fu condannata a 15 giorni d'arresto,  nonostante "la tenuità del danno, la misera condizione e il bisogno degli innocenti suoi figli, per le sfavorevoli informazioni raccolte sul suo conto".
Due donne furono condannate a tre mesi di arresto per il furto di due grappoli d'uva e tre pannocchie, ma erano recidive.




Ultima modifica alla pagina 6 gennaio 2005