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Una analisi dell'architetto Angelo Garioni Sabadini




Il nuovo piano del territorio di Cremona tra pochi mesi diverrà lo strumento urbanistico essenziale per il governo delle dinamiche edilizie e dello sviluppo economico della città. Una delle proposte presentate da tale piano sarà la realizzazione della tangenziale sud, che dovrebbe dividere in due parti l’ultima area verde esistente di notevole estensione. Per “area verde” intendiamo quella vasta area del territorio comunale che comprende il parco pubblico del fiume Po, i boschi e le lanche ovvero i resti delle antiche golene del fiume, i campi di alcune aziende agricole e l’intricato sistema di argini utilizzati da molti cittadini per passeggiate agresti o corse serali. Verrebbe intaccato un paesaggio di straordinario interesse naturalistico nonché portatore di valori legati alla storia cittadina ed all’estetica locale.
In questo scritto vogliamo analizzare sia la serie di valori che persistono in quest’area, sia le eventuali conseguenze che seguirebbero alla realizzazione della tangenziale.
I romani fondarono Cremona sul famoso colle, sede attuale del duomo, affacciato sulle rive del Po. All’epoca fu una scelta strategica dovuta alla buona possibilità di fortificare massicciamente il lato nord del castro, tralasciando quello meridionale protetto dal fiume dove esisteva il porto. La fondazione romana determinò, nel corso della storia, la costruzione di una città proiettata verso nord-ovest e limitata a sud dal corso del fiume. La stessa forma della città, generata in epoca medioevale, rispettò i vincoli ambientali ed assunse nel tempo la famosa conformazione di un vascello arenato sulla sponda sinistra del Po.
Il rapporto col fiume negli ultimi secoli è stato conflittuale e spesso le mura rovinarono a terra tra le porte Po e Mosa durante le frequenti piene autunnali. Altrettanto ripetuti furono gli allagamenti dei quartieri della Mosa, ritenuti, per questo, zone malsane abitate dagli strati più umili della popolazione. Nel corso del seicento le frequenti inondazioni e lo spostamento del corso del fiume a ridosso della città provocarono molti danni e innumerevoli interventi manutentivi. Matematici, scienziati e architetti del calibro di Alessandro Capra redassero proposte di difese dalle acque pubblicate e rese celebri nel campo degli studi idraulici.
La lotta col fiume terminò nell’ottocento, quando il Po si allontanò da Cremona e stabilizzò il proprio alveo nella posizione attuale. Una lotta lunga e costosa vinta attraverso la creazione di molti argini e regimazioni del fiume. Il rapporto estetico tra la città ed il fiume si rafforzò nel corso del XIX secolo con la creazione di viale Po da parte di Luigi Voghera e la nascita, agli albori del XX secolo, delle società cannonieri.


Nacque proprio in quegli anni il rapporto estetico tra i cremonesi ed il fiume. Le antiche rive del Po divennero il luogo dello svago e della ricerca di un rapporto con la città. Con lo sviluppo urbanistico successivo alla prima guerra mondiale Cremona perse le mura ed il rapporto diretto con la campagna, tranne che nel lato meridionale. A nord l’edificazione della stazione ferroviaria e l’estensione delle nuove urbanizzazioni limitarono la percezione del confine con i territori agresti. Nel boom del dopoguerra anche viale Po venne assorbito dalla città ed a ovest, nei pressi della canottieri Bissolati, sorse la raffineria. Viale Po, pensato e destinato al passeggio dei cittadini durante le afose domeniche estive, divenne un’arteria del traffico locale che univa la città al piacentino. Dell’antico legame estetico tra Cremona ed il fiume sopravvisse l’ampia fascia meridionale, dove grazie alla presenza del Morbasco, appariva difficile l’edificazione e sicuramente di scarsa convenienza economica.
Dunque arriviamo agli anni ’90 quando sorse la necessità di risolvere il problema di via Giordano. La strada sorgeva al posto dell’antica circonvallazione meridionale ed era fondamentale per unire la parte meridionale della città a quella di levante. Una strada che veniva percorsa ogni giorno da migliaia di autovetture che provocavano un ingente inquinamento atmosferico ed acustico. In tale situazione nacquero le prime proposte della Giunta Bodini per la creazione della tangenziale sud che avrebbe dovuto alleggerire il traffico di via Giordano.
Il problema a nostro avviso nasce dal fatto che la costruzione della tangenziale non risolverebbe nulla a livello urbano ma bensì causerebbe la rottura definitiva del rapporto fra Cremona ed il Po in questo polmone verde con un danno urbanistico e paesaggistico gravissimo..
Infatti il traffico di via Giordano è prevalentemente locale, ovvero dei cittadini che si spostano tra le varie vie e zone: non si tratta quindi di un traffico veicolare provocato dalle autovetture che devono recarsi a Mantova oppure ad est della città; questi flussi veicolari utilizzano la tangenziale settentrionale per comodità e velocità. La situazione dovrebbe inoltre migliorare con la costruzione del terzo ponte. Non esistono ragioni rilevanti per ipotizzare il passaggio in centro storico dei flussi in transito da Cremona e diretti verso altre città.



Via Giordano, un problema che l'insipienza urbanistica si propone di risolvere con l'apertura della tangenziale sud nel parco del Po. Contro questa ipotsi si è schierata decisamente anche Italia Nostra.

A livello locale la costruzione della strada non risolverebbe nessun problema per la presenza dei cavi Morbasco e Cerca; infatti non si potrebbe realizzare una strada a quattro corsie con varie uscite poste tra San Sigismondo e via del Sale proprio per la presenza dei due corsi d’acqua e di innumerevoli ostacoli come argini e scarpate. Inoltre sarebbe tutta da discutere l’eventualità che un cittadino residente a Bagnara scelga di percorrere la tangenziale sud, svoltare sulla via del sale e percorrere tutto viale Po per recarsi in via Bissolati invece di prendere la scorciatoia di via Giordano oppure di via Cadore. Altresì la creazione della strada darebbe certamente adito a nuove edificazioni nelle aree marginali poste tra la stessa ed il Morbasco. Non vorremmo infatti che questa proposta non fosse altro che il cavallo di Troia pensato per edificare il lato sud di Cremona, così vicino al centro e tutt’ora immacolato.
Già alcuni presagi si possono intuire dalle manovre politiche che hanno circondato la lottizzazione dell’area ex- solai Varese e dalla risorse economiche destinate al recupero di alcune cascine affacciate sul Morbasco nei pressi di via del Sale.
Del resto tutti noi sappiamo che talvolta le idee dei politici sono generate da consigli strategici che spesso non soddisfano il bene comune. Meglio sarebbe per ridurre il traffico di via Giordano creare il senso unico ed allargare la zona pedonale di Cremona a tutto il centro storico. Evidentemente le menti illustri della città non hanno capito che il traffico di via Giordano si riduce con una strategia complessiva che dovrebbe portare ad una diminuzione generale dello stesso su tutto il territorio comunale. Bene si conosce l’effetto dell’apertura di una nuova strada che invece di ridurre generalmente incrementa nel lungo periodo il traffico.
A Cremona si dovrebbe avere il coraggio di creare un’immensa zona ZTL nel centro storico, educare e convincere i cremonesi che nei loro spostamenti quotidiani l’automobile non deve essere utilizzata ma che la bicicletta, l’autobus ed i piedi sono i mezzi migliori per recarsi in città. In questo modo KM non sarebbe vicina al collasso, l’inquinamento atmosferico scenderebbe come anche i tumori che affliggono tante famiglie cremonesi, mentre salirebbero la qualità della vita e dell’ambiente. I limiti devono servire per educare i cittadini ad un uso non sconsiderato delle automobili.
Certo, queste scelte politiche, progressiste e all’avanguardia mal si conciliano con l’inutile parcheggio di piazza Marconi e gli innumerevoli errori delle amministrazioni comunali.



L'enorme quartiere costruito dalla Cooperativa Pastore, vicina a politici della Margherita, nell'area dell'ex solai Varese, a ridosso del Parco del Morbasco e del Po. Il Torrazzo scompare dietro la colata di cemento. (L'intero fotoservizio è di Antonio Leoni ©).

Nel testo, in alto a destra, un'opera pittorica di Monica Isler, "Lanche".


In questi giorni alcuni lettori del Vascello denunciano lo stato di degrado della città, l’inciviltà degli abitanti e alcuni su altre testate negano le responsabilità degli amministratori pubblici. Secondo noi invece a Cremona è soprattutto la scarsa qualità politica e civile dei suoi amministratori a determinare i danni peggiori. Il cittadino deve essere guidato e consigliato dalla politica. La politica cremonese deve imparare a spiegare le strategie, gli impegni e gli eventuali sacrifici che richiede ai cittadini. Non si può fare l’isola pedonale se alla prima proposta i commercianti insorgono minacciando la crisi economica dei commerci. La maggioranza dei cremonesi è paradossalmente prigioniera di interessi minori legati all’egoismo di alcune categorie economiche marginali.
In conclusione, per via del Giordano in questi ultimi vent’anni l’unica soluzione proposta è stata la creazione della tangenziale sud.
Secondo noi Cremona ha bisogno di una svolta politica e urbanistico culturale, ha necessità di tutelare i valori storico-estetici ed ambientali della fascia rivierasca del fiume e di un maggior coraggio nel risolvere l’annosa questione della via Giordano. Una vicenda che deve essere inquadrata all’interno di una vera strategia che tenda a limitare e diminuire il peso del traffico veicolare ed i livelli attuali.


Su Piazza Marconi è presente in altra pagina (cliccare qui) una opinione dell'architetto Michele De Crecchio




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di Ven, 5 ott 2007