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Uno straordinario servizio del più autorevole inviato del mondo in Medio Oriente, autore del notissimo "Cronache Mediorientali" che è una analisi documentatissima e sopra le parti dei conflitti, degli interessi e delle crudeltà che insanguinano questo scacchiere cruciale dell'umanità - Qui Fisk denuncia il saccheggio del patrimonio archeologico

Iraq, la morte della storia


di Robert Fisk, The Independent -

(Traduzione di Ingrid Colanero per Osservatorio Iraq)




La favolosa Ur dei Caldei: sta disfandosi per i movimenti dei carri armati. Le foto che seguono (alcune di A. Leoni) riguardano tutte questo sito archeologico e il suo museo, ormai saccheggiato


30 settembre - Città sumere che hanno 6.000 anni [1] fatte a pezzi e saccheggiate dai ladri. Le stesse mura della grandiosa Ur dei Caldei si stanno riempiendo di crepe sotto lo sforzo provocato da massicci movimenti di truppe.

La privatizzazione del saccheggio, mentre i possidenti terrieri comprano in blocco i restanti siti dell’antica Mesopotamia per spogliarli dei loro artefatti e della loro ricchezza, sta provocando la quasi totale distruzione del passato storico dell’Iraq, la culla stessa della civiltà umana. La morte della storia è uno dei più vergognosi simboli della disastrosa occupazione.

Le prove accumulate dagli archeologi mostrano che perfino quegli iracheni che hanno avuto una formazione da operatori archeologici durante il regime di Saddam Hussein stanno ora utilizzando le proprie conoscenze per unirsi ai saccheggiatori negli scavi delle antiche città, distruggendo migliaia di vasi di valore inestimabile, bottiglie, e altri manufatti, alla ricerca di oro e di altri tesori.

Nel periodo successivo alla Guerra del Golfo del 1991, eserciti di saccheggiatori arrivarono nelle città del deserto del sud dell’Iraq, e furono depredati almeno 13 musei. Oggi, quasi tutti i siti archeologici del sud dell’Iraq sono sotto il controllo dei saccheggiatori.

In una lunga e devastante valutazione che sarà pubblicata a dicembre, l’archeologa libanese Joanne Farchakh dice che gli eserciti dei saccheggiatori non hanno risparmiato "neppure un metro di queste capitali sumere che erano rimaste sepolte sotto la sabbia per migliaia d’anni."

"Hanno sistematicamente distrutto i resti di questa civiltà nella loro instancabile ricerca di manufatti da vendere: antiche città, che coprono una superficie stimata di 20 chilometri quadrati, che - se adeguatamente scavati - avrebbero potuto fornire ampie nuove informazioni circa lo sviluppo della razza umana.

"L’umanità sta perdendo il suo passato per una tavoletta cuneiforme o per una scultura o per un pezzo di gioielleria che i mercanti acquistano e pagano in contanti in un Paese devastato dalla guerra. L’umanità sta perdendo la sua storia per il piacere di collezionisti privati che vivono al sicuro nelle loro lussuose abitazioni e ordinano oggetti per le loro collezioni".

La Farchakh, che ha contribuito alle indagini originarie sui tesori rubati dal Museo archeologico di Baghdad, nel periodo immediatamente successivo all’invasione dell’Iraq, dice che presto l’Iraq potrebbe finire per non avere più storia.

"Ci sono 10.000 siti archeologici nel Paese. Solo nella zona di Nassiriya ci sono circa 840 siti archeologici sumeri, sono stati tutti sistematicamente saccheggiati. Perfino quando Alessandro Magno distruggeva una città, ne ricostruiva sempre un’altra. Ma ora i rapinatori stanno distruggendo tutto, perché stanno arrivando giù fino alla roccia sottostante il terreno. La novità sta nel fatto che i saccheggiatori stanno diventando sempre più organizzati con, apparentemente, moltissimo denaro.



A parte questo, le operazioni militari stanno danneggiando questi siti per sempre. Da cinque anni a Ur c’è una base statunitense, e le mura si stanno fessurando a causa del peso dei veicoli militari. È come sottoporre un sito archeologico a un terremoto continuo".

Di tutte le antiche città dell’attuale Iraq, Ur è considerata la più importante nella storia dell’umanità.

Menzionata nell’Antico Testamento, e ritenuta da molti il luogo in cui nacque il profeta Abramo – compare anche nelle opere di storici e geografi arabi - dove il suo nome è Qamirnah, la Città della luna.

Fondata verso il 4000 a.C., la sua popolazione sumera vi stabilì i principi dell’irrigazione, vi sviluppò l’agricoltura, e la lavorazione dei metalli. Mille e cinquecento anni dopo - in quella che è diventata nota come l’’Era del Diluvio’ - Ur produsse uno dei primi esempi di scrittura, iscrizioni, e costruzioni. Nella vicina Larsa, mattoni d’argilla cotta erano utilizzati come ordini di pagamento– il primo assegno della storia: la profondità dell’incisione del dito nell’argilla segnava la quantità di denaro da trasferire. Le tombe reali di Ur contenevano gioielli, pugnali, oro, sigilli cilindrici d’azzurrite, e talvolta resti di schiavi.

Ufficiali statunitensi hanno detto ripetutamente che una grande base americana costruita a Babilonia serve a proteggere il sito, ma l’archeologa irachena Zainab Bahrani, docente di storia dell’arte e archeologia alla Columbia University, dice che questo "ha dell’incredibile".

In un’analisi della città, dice: "Il danno arrecato a Babilonia è sia esteso che irreparabile, e, anche se le forze Usa avessero voluto proteggerla, sarebbe stato molto più sensato mettere delle guardie attorno al sito invece che demolirlo e mettere su il più grande quartier generale delle forze armate della coalizione nella regione".

Gli attacchi aerei del 2003 hanno lasciato illesi i monumenti storici, tuttavia la professoressa Bahrani dice: "L’occupazione ha avuto come conseguenza una distruzione tremenda della storia che va ben oltre i musei e le librerie saccheggiate e distrutte alla caduta di Baghdad. Almeno sette siti storici sono stati utilizzati in questo modo dalle forze Usa e da quelle della coalizione dall’aprile del 2003, uno dei quali è il cuore storico di Samarra, dove il santuario al Askari costruito da Nasr-al-Din Shah ha subito un attentato nel 2006".

L’uso dei siti storici come basi militari è una violazione della Convenzione e del Protocollo dell’Aia del 1954 (capitolo1, articolo 5), che copre i periodi di occupazione; nonostante gli Stati Uniti non abbiano ratificato la Convenzione, l’Italia, la Polonia, l’Australia, e l’Olanda, che hanno tutti inviato forze in Iraq, sono parti contraenti.

La Farchakh fa osservare che, mentre i partiti religiosi guadagnano influenza in tutte le province dell’Iraq, anche i siti archeologici stanno cadendo sotto il loro controllo. Racconta di Abdulamir Hamdani, il direttore delle antichità della provincia di Dhi Qar - nel sud - che disperatamente – ma invano – tentò di impedire la distruzione delle città sepolte durante l’occupazione. Lo stesso dr Hamdani ha scritto di poter far poco per impedire il "disastro di cui siamo tutti testimoni e osservatori".

Nel 2006, dice, "abbiamo reclutato 200 ufficiali di polizia perché stavamo tentando di fermare il saccheggio pattugliando i siti il più spesso possibile. Il nostro equipaggiamento non era sufficiente per questa missione perché avevamo solo otto macchine, qualche pistola e altre armi, e qualche radio trasmittente per l’intera provincia, dove è stato fatto un inventario di 800 siti archeologici.

"Naturalmente, questo non è abbastanza, ma stavamo cercando di stabilire un po’ d’ordine, fino a che restrizioni finanziarie all’interno del governo hanno significato che non eravamo più in grado di pagare il carburante per pattugliare i siti. Così siamo finiti nei nostri uffici, cercando di combattere il saccheggio, ma questo era anche prima che i partiti religiosi si impadronissero del sud dell’Iraq".

L’anno scorso, il Dipartimento alle antichità del dr Hamdani ha ricevuto un avviso dalle autorità locali, che approvava la creazione di fabbriche di mattoni crudi nelle aree circostanti i siti archeologici sumeri. Ma presto è diventato chiaro che i proprietari delle fabbriche avevano intenzione di acquistare la terra dal governo iracheno perché sotto c’erano parecchie capitali sumere e altri siti archeologici. Il nuovo proprietario del terreno avrebbe "scavato" il sito archeologico, sciolto il "vecchio mattone crudo" per formare il nuovo per il mercato, e vendere i ritrovamenti portati alla luce ai mercanti d’antichità.

Il dr Hamdani ha coraggiosamente rifiutato di firmare il dossier. Dice la Farchakh: "Il suo rifiuto ha avuto conseguenze rapide. I partiti religiosi che controllano Nassiriya hanno mandato da lui la polizia, con l’ordine di metterlo in prigione con accuse di corruzione. E’ stato in carcere tre mesi in attesa di processo. Il Dipartimento statale responsabile delle antichità e del patrimonio culturale l’ha difeso durante il processo, e lo stesso ha fatto la sua potente tribù. E’ stato rilasciato e ha riavuto il suo posto. Le fabbriche di mattoni crudi sono "progetti congelati", ma sono venute a galla notizie di una strategia simile che si sta impiegando in altre città e in siti archeologici vicini, come la Ziggurat di Aqarquf nei pressi di Baghdad.

Per quanto tempo gli archeologi iracheni riusciranno a mantenere l’ordine? Questa è una domanda a cui solo i politici iracheni affiliati ai diversi partiti religiosi possono rispondere, dato che sono loro ad approvare questi progetti".

Gli sforzi della polizia per porre fine al potere dei saccheggiatori, ora con una struttura di supporto ben organizzata che ha l’aiuto dei leader delle tribù, si sono dimostrati letali.

Nel 2005 la dogana irachena aveva arrestato – con l’aiuto dei soldati occidentali – parecchi mercanti di antichità nella città di al Fajr, vicino Nassiriya. Sequestrarono centinaia di artefatti e decisero di portarli al museo di Baghdad. Fu un errore fatale.

Il convoglio venne fermato a poche miglia da Baghdad, otto degli agenti della dogana vennero assassinati, e i loro corpi bruciati e lasciati a putrefarsi nel deserto. Gli artefatti scomparvero. "Fu un chiaro messaggio al mondo da parte dei mercanti d’antichità", dice la Farchakh.

Le legioni di saccheggiatori di antichità lavorano all’interno di una organizzazione di contrabbando di massa dove tutto fila liscio. Camion, macchine, aerei, e barche portano il bottino del patrimonio storico dell’Iraq in Europa, negli Stati Uniti, negli Emirati Arabi Uniti, e in Giappone. Gli archeologi dicono che un numero sempre crescente di siti Internet offre artefatti mesopotamici, oggetti che hanno anche più di 7.000 anni.

I contadini del sud dell’Iraq sono ora saccheggiatori professionisti, che sanno come tracciare i contorni dei muri di edifici sepolti, e sono capaci di arrivare direttamente a stanze e tombe. Il rapporto degli archeologi dice: "Sono stati formati su come derubare il mondo del suo passato e ne hanno tratto un profitto significativo. Conoscono il valore di ogni oggetto, ed è difficile pensare perché dovrebbero smettere di saccheggiare".

Dopo la Guerra del Golfo del 1991, gli archeologi avevano assunto i vecchi saccheggiatori come operatori, promettendo loro stipendi statali. Questo sistema ha funzionato finché gli archeologi sono rimasti nei siti, ma è stato una delle cause principali della successiva distruzione; la gente ormai sapeva come scavare e cosa poteva trovare.

Aggiunge la Farchakh: "Più a lungo l’Iraq sarà in uno stato di guerra, più la culla della civiltà sarà minacciata. Potrebbe addirittura non durare perché i nostri nipoti possano trarne insegnamento".


articolo originale:http://news.independent.co.uk/fisk/article2970762.ece

[1] L'articolo originale riporta "2.000 anni", ma si tratta evidentemente di un errore tipografico. Ur, Uruk e le altre principali città sumere risalgono al IV millennio a.C. e 2000 anni fa la civiltà sumerica era finita da un pezzo.



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di Ven, 5 ott 2007