Inchieste e fatti



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Guardate come è ridotto uno dei simboli e dei vanti architettonici della città di Cremona, opera esemplare e riconosciuta dell'architetto milanese Sfondrini


Politeama Verdi, cade l'ultimo sogno? Ha rinunciato l'imprenditore che voleva salvare il teatro


Il Politeama Verdi verso il declino finale, prima del pesante intervento edilizio che lo ha ridotto come si vede

nel reportage di questa pagina (foto Antonio Leoni ©)


Nei mesi scorsi abbiamo dato una notizia che ha rincuorato chi ancora a Cremona crede si possano salvare le sue memorie ed in particolare le presenze più prestigiose del Novecento, quelle che da noi sono sottoposte alla maggiore ignoranza e trascuratezza.

Citiamo i palazzi liberty, parchi distrutti, a cominciare dagli anni cinquanta - sessanta del secolo scorso proseguendo fino ai nostri giorni: si pensi al destino di antichi mulini, ad esempio, ma anche agli sgarri che hanno subito diverse cascine e gli spazi attorno: le evidenze nel parco della Bel Giardino, ad esempio.

Ancora: in Piazza Marconi per costruire un parcheggio sotterraneo è caduta (e forse è stata volutamente fatta cadere : stiamo conducendo una indagine su quest'ultimo aspetto che sarebbe davvero inquietante se fosse accertato...) la ipotesi di realizzare un grande parco archeologico davanti al Palazzo dell'Arte, altro monumento architettonico che molte inguardabili amministrazioni della città hanno portato vicino alla rovina. Una colpa d grave del sindaco Bodini, oggi giustamente ...premiato come senatore.

Ebbene, la notizia che rincuorava era che un imprenditore era deciso a salvare il Politeama Verdi. E che aveva avviato alcune trattative preliminari. Il più grande teatro di intrattenimento, capolavoro dell'architetto milanese Sfondrini, si trova in una laterale di corso Campi: è già stato corrotto da un intervento edilizio. Ma parte della grande sala e un rimasuglio di palcoscenico ci sono ancora, sia pure artefatti. L'impreditore giurava che su questo spazio sopravvissuto si poteva imbastire un programma. Ebbene, di fronte a svariate difficoltà, l'imprenditore ha ceduto e si è ritirato. Il sogno è cancellato. Incombe sempre più l'ipotesi che si possa insediare l'ennesimo sportello bancario. Il centro storico difeso solo a parole. Per questo politema dopo tante promesse che risalgono in particolar modo al sindaco Garini, il Comune di Cremona non ha mosso un dito, solelcitando iniziative soluzioni confacenti. Stringe il cuore, assolutamente pertinente la canzone - elegia di Paolo Conte che parla di un teatro perduto nella campagna. Qui da noi neppure in campagna, ma in pieno centro storico.



L'ingresso attuale di quello che fu uno dei più prestigiosi teatri italiani. Esprime meglio di ogni altra immagine la tristezza della vicenda. Non si immaginerebbe che da qui, in ben altre situazioni e con un più elegante aspetto, passarono alcuni dei più grandi protagonisti, Wanda Osiris o Ugo Tognazzi, del teatro leggero e qualche volta anche lirico (come Del Monaco).




La platea come è ridotta nel 2007


Bisogna pur dirlo di fronte all'ennesima notizia negativa: le amministrazioni pubbliche di Cremona sembrano soffrire di alzeihmer, nel senso che spesso si ha la evidente impressione che abbiano perso la memoria storica e la conoscenza delle propria città, persino dei luoghi più consacrati.
La Amministrazione Provinciale organizza le sue conferenze in una sala del tutto inadatta come quella del consiglio provinciale. E poco meglio potrebbe fare nella angusta sala di San Vitale, ove i l'antica chiesa fosse disponibile, non invasa dalle frequenti, non sempre significative mostre alle quali è destinata.
Il Comune di Cremona dichiara di voler rivitalizzare il centro storico, punta tutto sul parcheggio coperto di piazza Marconi, dimentica che la vitalità non è espressa dai parcheggi che al massimo sono strumenti di servizio. Tutti hanno ignorato che in pieno centro storico, in corso Campi, c'è un ambiente prestigioso, il Politeama Verdi, appunto, con il suo stupendo foyer che potrebbe essere l'anima di una serie di iniziative di autentica e permanente animazione.

Ecco come è intanto ridotto questo spazio prestigioso.
Il Politeama Verdi è dunque oggi l'esito umiliante di un disinteresse clamoroso delle amministrazione pubbliche. Divenuto cinema, sempre più degradato, con la cupola via via in cattive condizioni, acquistato da Sergio Capelli, proprietario del cinema Padus (anche questo cinema oggi venduto e in via di trasformazione come condominio), il Politeama doveva diventare la sala convegni della Banca Popolare, quando questa banca aveva ancora un'anima locale. Ma la sovrintendenza si oppose.
Passò poi via via di mano all'impresa Frosi che lo ristrutturò su progetto dell'architetto Gentilini passato in seguito all'architetto Carboni. E' stato ridotto ad un cilindro centrale per ricavare una serie di appartamenti. Sull'utilizzo del cilindro, Frosi contava sull'appoggio del sindaco di allora, Garini, che però, non face mai un passo avanti in questo senso.
Altro passaggio di proprietà. Oggi il Politeama dovrebbe essere dell'impresa Il Borgo di Spinadesco. In tutte queste peripezie, i contrasti sulla ristrutturazione e sull'uso che se ne sarebbe fatto, il disinteresse per i bellissimi fregi che sono andati via via sbriciolandosi e che ornavano i palchi del teatro (allora più capiente del Ponchielli) hanno portato alla situazione documentata nelle foto, un totale sfacelo nel quale affiora, come doloroso richiamo, un'idea di palcoscenico e di palchi.
Nel frattempo - ecco perchè pare giusto parlare di alzheimer - il Comune ha rinnovato un contratto per l'utilizzo dei Filodrammatici (che però sfrutta minimamente), ha perso una causa e pagato i danni con gli ex gestori di questa sala prevalentamente cinematografica, il tutto fino ad ora per un costo che si può ormai fare ascendere a 750.000 euro circa, ha inoltre speso 1.250.000 euro circa per realizzare un altra sala, il teatro Monteverdi che, come abbiamo recentemente riferito, piange la totale assenza di aperture al teatro amatoriale (la ragione per la quale era stato realizzato) al punto che si sta pensando di ridurre i camerini di servizio ad altri uffici comunali.



L'altro lato della platea e lo scorcio del palcoscenico in cemento esito della ristruttuazione dell'intero palazzo


Con quanto ha speso, il Comune di Cremona avrebbe potuto tranquillamente acquistare e riaprire il Politeama Verdi, onorando oltre tutto la storia cittadina di una presenza architettonica davvero notevole.

Benché ridotto in condizioni disasostre, umiliato dai rifacimenti che non hanno prodotto alcun esito, ma che hanno conservato la sala (sia pure ridotta) e soprattutto salvato la audace cupola , il Politeama Verdi resta una significativa realizzazione del milanese architetto Sfondrini. Fu la prosecuzione, agli inizi del novecento, esattamente nel 1902, dell'ex Teatro Alfieri (già teatro Ricci) che era situato in un vecchio caseggiato di via Villa Glori all'angolo con via Divizioli (oggi demolito e sostituito da un condominio).
Walter Sacchi, è stato per anni proprietario del Politeama Verdi.
Lei, Etty, ancor via, è cresciuta respirando fin da ragazzina il clima del politeama Verdi dove si esibirono le più grandi compagnie di rivista. Al punto che Wanda Osiris spesso da Milano giungeva a Cremona per farsi acconciare dalla parrucchiera che aveva negozio davanti al Politeama e che aveva evidentemente apprezzato durante le sue numerose frequentazioni del teatro cremonese. "Di quegli anni, di quella giovinezza, le sono rimasti tanti ricordi e un immutato amore-ammirazione per il padre" ( diceva la locandina di una mostra che Edy Sacchi ha allestito con i suoi ricordi nel ridotto del teatro Ponchielli).
E' ormai tardivo chiedere - ma noi ci esprimiamo ugualmente - che uguale amore Cremona rivolga al Politeama Verdi, ovvero a se stessa?




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di Lun, 10 set 2007