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In contrasto con qualsiasi fisionomia urbanistica e architettonica di Cremona

Completato il palazzone, diga di cemento


Incombe sull'intero panorama cittadino e non è che uno dei tanti torti estetici perpetuati in nome di una concezione architettonica che non tiene alcun conto del contesto cittadino (come fece a suo tempo il razionalista, napoletano!, Cocchia per Palazzo dell'Arte) - Altri esempi citati in una lettera di un qualificato esperto del settore




Si stanno concludendo i lavori della seconda tranche del palazzone tra via Annona e via Mantova. Ci scrive in proposito, decisamente critico, un noto e qualificato professionista del quale, per ragioni di opportunità (poichè Cremona è vendicativa) preferiamo non rivelare la firma, confidando che con questa precauzione giustificatissima altri architetti cremonesi (e non) magari intervengano su uno stato dell'architettura cittadina che sta precipitando a livelli di mediocrità senza precedenti, spacciata per "innovazione".

Tutto ciò per rilanciare un allarme in via preventiva, a fronte di altri imponenti progetti, come quelli che coinvolgeranno l'area vicina, quella dell'ex macello, del mercato ortofrutticolo, degli ex magazzini generali.
Il palazzone, peraltro, non è opera di cremonesi, ma - come concezione - viene , dello studio di Angelo Silingardi di Reggio Emilia, attuale presidente dell'Ordine degli Architetti della città emiliana, con una realizzazione iniziale dell'architetto Caiti, all'interno dello stesso studio.

Fu ordinato nell'area delle fornaci Lucchini, ormai dismesse, dall'Iper di proprietà di Brunelli. Si voleva annullare in altri la tentazione di realizzare qui un ipermercato grandioso all'ingresso di via Mantova che avrebbe pesantemente ridotto le prospettive commerciali dell'insediamento di San Marino - Gadesco. Brunelli deteneva anche diverse licenze per realizzare qui un notevole supermercato.
Il progetto non fu mai interamente portato a termine: era prevista alla estremità verso via Annona una specie di vela in diagonale che avrebbe quanto meno alleggerito la sensazione di trincea e di blocco massiccio. Erano inoltre disegnate passerelle aeree tecnologiche  e si doveva realizzare un sottopasso verso San Camillo per una larga utilizzazione dei parcheggi sotterranei. Brunelli non diede seguito all'intero progetto. Poi ha venduto il palazzone. La nuova proprietà ha voluto allungare la costruzione, Le modalità del nuovo progetto per il secondo tronco del palazzo seguono le linee indicate dall'architetto Caiti, peraltro in  ulteriore riduzione e senza le integrazioni mai realizzate nel primo tronco. La vela di alleggerimento è scomparsa, il palazzone si chiude con un fronte arrotondato e verticale, appesantito dalla barriera bianca alla base, un porticato senza fine di una freddezza paurosa, decisamente lontano dai colori caldi del cotto e dell'architettura cremonese in genere. D'altronde, a proposito di cotto e di colori, si pensi alla piattaforma tecnologica sopra la Casa di Bianco che con il suo grigiore e le enormi ventole dei condizionatori rompe la meravigliosa armonia dei tetti in coppi che si gode tutt'intorno dal Torrazzo. Pare che in ritardo su questa ulteriore vicenda disastrosa, si registri un intervento della Sovrintendenza.



Concludiamo con una nota: il palazzone dell'area Lucchini incombe su una via che è intitolata allo scultore Ruffini: si rivolterà nella tomba e dal cielo chiederà di essere collocato in una zona meno minacciosa verso la sua fama di artista.

Cremona che cambia: in meglio? Una domanda inquietante


L'hanno già soprannominata Casa Lego



In viale Trento Trieste a Cremona si stanno concludendo i lavori per la nuova casa davanti all'area dismessa Aldighieri. E' un progetto degli architetti che in questo periodo della storia architettonica della città sembrano godere di particolare favore da parte dei committanti, Palu e Bianchi. Ma le loro opere continuano a suscitare feroci contrasti. Così la casa che vediamo ormai al tetto qualcuno l'ha già soprannominata la casa Lego. La ragione per questo richiamo alle popolari scatole da costruzione della multinazionale danese fondata nel 1932 da Ole Kirk Christiansen è evidente se si guarda qui sotto: dal sito dello studio di architettura Palu e Bianchi ricaviamo infatti la fisionomia finale che assumerà il palazzo. C'è stata qualche protesta, ma negli ambienti comunali si fa osservare che l'eclettismo delle costruzioni lungo il viale Trento Trieste dopo l'abbattimento delle mura, non pone limiti alla varietà degli stili.

Palu e Bianchi danno nella didascalia del loro progetto il senso dell'opera.


Ecco perchè...




Anche qui non vi sono armonie da rispettare?



Però i dubbi sulle armonie che, a parere di molti, la città starebbe violando clamorosamente tornano in via Manzoni adesso che il restauro della facciata accanto al palazzo con i balconcini acquarello è terminato. In pieno centro storico, in via Manzoni gli stili si accostano con una bella sequenza, ma ecco il palazzone che fu del Comune poi della Banca Popolare riformato dallo studio di architettura di cui sopra.

Lo stridore dell'accostamento è clamoroso: sembrano due immagini incollate di costruzioni qui vicin ne ma in realtà situate in posti diversissimi della città.

Invece le due facciate sono davvero così l'una accanto all'altra e purtroppo non c'è neppure, ad avviso di molti, il colpo di genio di una grande architettura che potrebbe rendere compatibile e persino gradevole l'accostamento. E' provocazione e basta. Si aggiunge che se in viale Trento e Trieste effettivamente c'è una varietà di stili costruttivi, in via Manzoni l'armonia delle costruzioni che vi si affacciano è indiscutibile. Il primo approccio a queste soluzioni in centro storico fu l'albergo delle arti che con la sua facciata funerea non rispetta sicuramente la sinfonia coloristica di via Bonomelli, anche qui una provocazione inutile quasi all'ombra delle absidi del duomo, nella l'indifferenza degli organi di controllo e delle autorità comunali. Questi anni, d'altronde, hanno visto una massiccia invasione di costruzioni che hanno suscitato molte proteste e quasi nessun consenso. Non solo ad opera di Palu e Bianchi. Cremona cambia. Città bellissima ieri, lo sarà ancora domani? Domanda inquietante.




I balconcini durante la fase di costruzione

L'assessore Soregaroli: "Non possiamo intervenire sulla DIA... d'altronde al committente ed ai clienti piacciono"


Interrogazione in consiglio comunale sugli aquarelli ai balconi di via Manzoni, che hanno suscitato scandalo nei cittadini perché alterano pesantemente il ritmo delle facciate della strada in pieno centrostorico (E sono anche oggettivamente brutti in se stessi).

Così ha risposto Daniele Soregaroli, l'assessore all'urbanistica: "Trattandosi di una DIA, la pratica non è passata dalla Commissione Edilizia, tuttavia gli elaborati delle facciate sono stati mostrati ai componenti della Commissione perché ne potessero prendere visione ed esserne così al corrente, senza la facoltà però di esprimere un parere. Vi è stato un confronto dialettico, a più riprese, tra progettisti e Amministrazione, perché la proposta presentata poteva prestare il fianco a qualche discussione. Il cantiere è ancora in corso, dunque suscettibile di cambiamenti e miglioramenti: il confronto è aperto e prosegue. D’altro canto è solo tramite specifiche modifiche al regolamento edilizio - appena iniziato - che il Comune avrà lo strumento con cui intervenire in caso di DIA. E’ bene però ricordare che indicazioni troppo specifiche potrebbero sfociare in eccessivi vincoli. A parte la mia personale opinione, non tutti hanno espresso un giudizio negativo su questo intervento, quanto meno il committente e i clienti lo hanno accolto favorevolmente. L’Amministrazione è comunque sempre a conoscenza della portata degli interventi, però vi deve essere qualcuno che decide: sono tutti aspetti che vanno valutati e discussi. L’impostazione legislativa attuale ha una dose di controllo tutto sommato accettabile; vi sono interventi che suscitano divergenze di opinioni, ma non vi sono situazioni sfuggite al controllo. In ogni caso continueremo il dialogo con i progettisti: l’obiettivo è però rimanere nelle norme e nei regolamenti.".

Clienti e committenti sono favorevoli: lo ha detto lui!

Poi qualcuno ha il coraggio di scandalizzarsi se questo assessore - dai cui uffici sono passati indenni alcuni dei progetti e dei lavori più deturpanti per la città, che ha ricorso a incarichi e consulenze esterne a go -go (persino per individuare le piazzole di carico e scarico merci) e non ha rintracciato nei suoi vulcanici progetti una sola idea realmente creativa - resta al suo posto. Soregaroli? Una vittima impotente di norme e regolamenti, poveretto..

(Altre note: Non solo i balconcini, anche eruzioni di cemento).


L'occasione persa in Piazza Roma

E non finisce qui: Si vuol ravvivare il centro storico? Ma non fateci ridere... Dal 1975 vaga(va)no negli uffici dell'urbanistica un progetto e una controversia con la Banca del Monte che aveva promesso di congiungere il porticato della Galleria con il porticato dello stabile ex IACP di piazza Roma, realizzando una passeggiata per lo shopping coperta fino a metà corso Campi. Ebbene, anche qui abbiamo denunciato: lo stabile della Banca del Monte è stato venduto. Ma ecco il risultato. La galleria non è stata realizzata. Tutto come prima. Passaggio bloccato. Nonostante le tempestive proteste, puntualmente reiterate e ovviamente ignorate. Volete Cremona brutta? Ci riuscite.

(L'inchiesta sull'attentato alla città è ben più antica dello scorso 25 agosto, si può leggerla cliccando qui).





La pagina è stata aggiornata alle ore 23:27:11
di Sab, 16 giu 2007.
La edizione iniziale di questa pagina con il testo qui ripetuto è del 25 agosto 2006. Il cambio della data di aggiornamento è determinato dalla nuova foto delle finestre ad acquarello.