Idee sui fatti a Cremona, in Italia e all'estero



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L'incredibile proposta della direttrice Ivana Iotta e dell'assessore Gianfranco Berneri


Traslocare i capolavori della liuteria e sfrattare i pittori cremonesi: un'idea da... due amici al bar


La questione riporta al problema più grave e ben noto, aggravatosi dalla Giunta Garini in avanti: Cremona è una città che naviga a vista - Una questione simile non si presenta come si trattasse di spostare la poltrona nel salotto di casa - Imporrebbe visioni di assieme, strategie, un progetto culturale, un salto di qualità ed anche il rispetto del nostro passato che non è soltanto quello liutario - Giusta la proposta alternativa di Bodini che peraltro vaga a sua volta in un vuoto pneumatico di soluzioni alternative, già preparate e praticabili,(altrimenti si fa accademia) - Invece non c'è nulla di tutto questo - Ed, allora, lasciamo tutto com'è piuttosto che arrivare a esiti pasticciati ed umilianti


di Antonio Leoni



Il Museo Stradivariano a Palazzo Affaitati. Sotto, nell'ordine opere di pittori cremonesi che verrebbero trasferite nei magazzini : Mario Busini, "Conversazione", 1932 - Alfeo Argentieri, "La Cima del Monte Avio" - Carlo Vittori, "Tramonto sul Po" - Mario Biazzi, "ritratto di Antonio Sant'Elia", 1912 -Francesco Arata, "Madre", 1932


In questi giorni le pagine dei giornali si sono particolarmente occupate di un fatto: cioè che la dirigente del settore affari museali Ivana Iotta e l'assessore alla cultura del Comune di Cremona Gianfranco Berneri hanno in testa di far posto in museo alla collezione storica dei violini cremonesi per affiancarla alle evidenze del museo stradivariano e che per trovare posto, starebbero per mettere in cantina le collezioni degli artisti cremonesi del primo Novecento. Gli altri, i presenti, non ci sono.
Le motivazioni, leggiamo testualmente, sarebbero insufficienza degli spazi dove è attualmente è collocata la collezione degli strumenti storici liutari (in Palazzo Comunale, come è noto); problemi di fruibilità di questi spazi in determinati momenti della vita pubblica e amministrativa; incompiutezza del museo stradivariano, mancante appunto dei capolavori dei maggiori maestri liutai.
A questa ipotesi risponde il senatore Bodini presidente dell'Ente Triennale. Con una proposta che in se stessa, una volta tanto, ci sentiamo di condividere. Volete davvero realizzare il Museo Stradivariano che abbia rilevanza nazionale? Allora pensate a un contenitore degno, che possa richiamare per la sua dimensione e organizzazione anche l'attenzione del ministero dei beni culturali e collegarlo con i propositi del Governo in questo settore, ricavando opportuni finanziamenti ad hoc.
Il problema è ben collocato. Ma lo stesso Bodini poi si arrende ed ha qualche peccatuccio da farsi perdonare, come diremo poi: non ci sono i soldi o, comunque, non siamo ancora maturi per questa operazioni (pensiamo ai travagli davvero incredibili per arrivare a far funzionare palazzo Raimondi il quale è indicato come sede, in primo luogo, dell'istituto di restauro liutario).
Si ragiona sui violini di Stradivari e C. come si trattasse di spostare un mobile da un angolo all'altro del soggiorno. Si elimina di conseguenza la fruibilità di una bella fetta della storia artistica della città.
Siamo, una volta di più, di fronte a medici che applicano i cerotti sulle piaghe, e ignorano il malato (anzi la malata, Cremona). Non è una novità: come dimostrano questioni significative: Il profilo urbanistico, paesaggistico e storico della città, la organizzazione del centro storico e dell'isola pedonale, il rapporto centro periferia, la politica industriale, il piano commerciale, per arrivare al concorso internazionale nell'area della stazione, a piazza Marconi ma anche al rinnovo del museo di Cremona sono, questi ed altri, tutti il frutto di ripensamenti, deviazioni, di una dispendiosa guida nella nebbia. Cremona si governa a vista. E' tollerabile?
Le motivazioni che vengono esposte per lo spostamento dei violini storici sono in se stesse risibili se non ci sono ragioni "dietro" che ci possono sfuggire (si cerca di sfuggire, ad esempio, ai diktat della finanziaria non limando gli sprechi - enormi - della amministrazione? Chi vuole la stanza dei violini? La domanda ci viene spontanea, ma potrebbero essercene altre).

Perché è francamente una esagerazione sostenere che i violini storici sono sacrificati nel Palazzo Comunale (ed eventualmente perché non usare la saletta adicente?), più sincero sarebbe dire - ma sarebbe un delitto come chiudere di domenica la Cattedrale - che è dispendioso mantenere aperto questo palazzo nelle festività.
Affermare poi che il passaggio dei turisti quando c'è il consiglio comunale disturba è altrettanto pretestuoso, considerato che alla collezione si può e si deve andare in piccoli gruppi e nessuno si è mai accorto che dessero fastidio.



Terzo, non vediamo cosa ci sia di scandaloso, anzi troviamo proficuo per una città che molti turisti "mangiano" in un paio d'ore che almeno visitino due palazzi e la percorrano per cinque - seicento metri passando davanti ai negozi dello shopping. Se i visitatori del museo stradivariano - inaugurato non troppi anni fa (fine anni '80), con taglio di nastro e discorsi gloriosi - sono davvero interessati, non ci pare inutile e neppure provocatorio o ingeneroso (ci sono anche i taxi, comunque) che confermino la loro passione con quattro, diconsi quattro passi.
Vogliono piuttosto la Iotta e Berneri incrementare le visite a Palazzo Affaitati? Qui il problema è serio. E qualche volta sarebbe bene affrontarlo. Ma non è questa la sede. Peraltro è strano (o no?) che tra tutte le motivazioni addotte, nessuno del Palazzo, dentro e fuori, cavi di tasca la questione fondamentale..
Diverso sarebbe se, realizzando la soluzione prospettata da Bodini, si ritenessero ormai da gettar via i quattrini spesi per il museo Stradivariano e si provvedesse a dare a Cremona una sede per le sue evidenze storiche di risonanza internazionale. Ma il Palazzo non ci ha mai parlato di un progetto del genere.
Non vorremmo essere crudi: ma messe giù così (come tante altre trovate estemporanee, da Garini in poi) ci pare di trovarci un'altra volta con due amici al bar. Non si offendano Iotta e Berneri: apprezziamo la buona volontà e siamo convinti che siano in buona fede. Ma che miseria... di prospettive.
Lo spostamento dei Capolavori non è come dare uno spazio in frigo a quattro limoni comperati al banche di Piazza della Pace. Dovrebbe essere l'esito conclusivo - se proprio ostinatamente si vuole perseguire questa strada - di una operazione gigantesca che mette in gioco ed organizza, promuove, modifica le relazioni tra cittadino/turista e musei, che esige la rivoluzione del sistema museale in se stesso, ammesso che esista un "sistema" reale (e non una parola), intendendo per sistema quel che scrive un qualsiasi vocabolario, cioè l'insieme dei rapporti che collegano produttivamente le realtà nel bostro caso spesso prodigiose ma del tutto abbandonate a se stesse ed incapaci di interagire persino nei calendari della propria attività, non parliamo nella produzione e scambi di beni. Nei fatti abbiamo evidenze scollegate e pressoché autonome, persino gelosie di cmapanile che impediscono di solidificare le presenze e tutto ciò quando ormai sono vent'anni, ad esempio, che irrompe l'era telematica dappertutto ma non in stanze ovattate che non hanno neppure scoperto che la fotografia esiste da un secolo e mezzo, figuriamoci il computer che al massimo serve per spedire una e.mail. Ed i Palazzi? Quello comunale e gli altri contenitori che precipitano in una cascata di parole dopo aver vagato in una nebbia di belle speranze, un Vaso di Pandora della cultura cremonese - e non solo -che ha sul fondo, come tutti sanno, la delusione.



I palazzi, la loro organizzazione? Anche qui un optional oscuro, dettato dal buon cuore dei governi cittadini. Palazzo Comunale ma anche gli altri contenitori cittadini. Museo Ala Ponzone, poi: due signori si inventano che i capolavori vengano presi sotto braccio da Andrea Mosconi (come capita sempre più spesso quando c'è di mezzo un viaggetto in New York o altrove con biglietto aereo prepagato e cena all'ambasciata per tutti i rappresentanti cremonesi). Che accade nella semplicistica ipotesi prospettata? Andrea non inciampa nei marciapiedi di via Manzoni ed eccoli, i Capolavori, nel Museo stradivariano. Zac, il miracolo è compiuto, tutto è già bello e risolto in un Museo dove bisognerebbe rimettere tutto a posto, come ha dimostrato la revisione della sala del Cinquecento effettuata da Marco Tanzi - ovviamente escluso dalla Giunta Bodini - quando ha compiuto qualche minimo spostamento per far posto alla mostra di Andrea Amati.
Il fatto poi che si annunci che le ristrettezze di spazio costringono ad annullare la presenza dei pittori cremonesi del primo novecentonon dà la minima inquietudine. Allegria direbbe il Mike, come uno scherzo si risolve alla cieca un problema capitale per la storia della città con la vaga promessa che si darà la caramella all'asino con qualche mostrina, senza lo straccio di un percorso, cioè si propina en passant una proposta contro la quale insorgerebbe la cultura consapevole cremonese se non la si fosse anestetizzata in tutti questi anni con una indigestione di effimero e la intitolazione di qualche via o di qualche busto al cimitero donato dalla buona volontà (e senza una valutazione - per confermare la improvvisazione degli assessorati alla cultura e delle giunta, - di chi c'è e di chi manca, cosa che sarebbe assolutamente necessaria dal momento che il luogo si chiama viale degli Artisti e non di "qualche artista più o meno tale che da morto ha finalmente trovato i soldi degli amici").
Hanno avuto molto più coraggio i riformatori del cimitero che decidendo di ornare artisticamente gli androni hanno scelto, ad esempio, uno scultore come Francesco Riccardo Monti, il quale non solo fondò la Canottieri Bissolati ma entrò in polemica con Cremona e se ne fuggì addirittura nelle Filipine, conquistando gloria qui. La piega che oggi lamentiamo ha certamente radici lontane (che, però, non assolvono nessuno, anzi..) in un provincialismo che per superficialità o per invidia e persino , in qualche caso, per cretinismo, prima di tutto accuratamente si autoassolve.
La...allegria con la quale da un giorno con l'altro si decide di eliminare una sezione del museo è figlia di questa città immemore e inconsapevole del dovere di valorizzare, difendere, presentare orgogliosamente i suoi cervelli. La fuga dei cervelli è l'esito di situazioni come queste, prima ancora di un'esigenza economica che , salvati i cervelli, non sarebbe più tale perchè i cervelli potrebbero innestare la rivoluzione.
Ma i mediocri, che sono potenti, combattono la rivoluzione della città, ovviamente.
Si valutino quali strenue battaglie anche oggi si stanno combattendo in molti ambienti non solo politici per la difesa della poltrona che dietro non ha certamente scritto "humilitas" (fosse almeno così, invece costoro si pavoneggiano, una fotografia al giorno, due tre addetti stampa che aprono i comunicati citando il padrone prima di dare la notizia), ma "mediocritas", appunto.
Qui sì che che Cremona è insuperabile. Le manovre per mantenere o conquistare posizioni cosiddette di prestigio sono quasi sempre così prive di dignità ed avvilenti che per descrivere come è davvero la città dietro le quinte meriterebbero una edizione aggiornata del famoso e ormai introvabile "Cremona in ostaggio" (e chissà che prima di morire non mi decida a scrivere una seconda edizione aggiornata: magari avessi il tempo...).
Dobbiamo difendere i pittori cremonesi: Vittori, Busini, Botti, Moroni, Bragadini, Arata,i Rizzi, Biazzi, Balestreri e così via. Che non sono quattro imbrattatele finiti al Museo perché sono morti. L'oggi è quasi del tutto assente, ma non per merito o per carenza di spazio. Il problema è che l'arte moderna, l'attualità impongono delle scelte. A Cremona sono state accuratamente evitate. Nonostante le straordinarie evidenze archittoniche e artistiche, la città precipita qui con un calando rossiniano, in particolar modo dagli anni '70 del Novecento fino ad oggi, si impiastriccia un ingorgo provincialistico davvero da rabbrividire.
Emblematici e patetici i tentativi di recuperare la materia. Si ha la eccezione del Piccio, ma questo... audace sguardo nell'Ottocento - stante le scelte abituali dei nostri, è già una follia modernista - è stato suggerito dai bergamaschi.
La spiegazione c'è: i nostri politici sono molto timorosi di disturbare il loro corpo elettorale. Nel settore, dettati da incompetenza e furbizia guardano indietro di tre ed anche di quattro secoli, oltre tutto con clamorose dimenticanze, non si sono ancora accorti del Genovesino, ad esempio (si dice poco?). Le uscite museali di pittura moderna sono state negli ultimi anni fallimentari o scandalose (pensiamo a qualche mostra che era stata rifiutata altrove per i suoi intenti chiaramente commerciali: un caso per tutti, la mostra di Enrico Scuri) .Si ignora del tutto, nei palazzi della cultura a Cremona la scultura dei primi del Novecento, per non parlare almeno della fotografia storica, non si ha il coraggio, la competenza e l'audacia di scegliere l'oggi in ogni campo, ci si para dall'accusa di pusillanimità o di incompetenza, accettando soltanto le donazioni che non impegnano nel rischio della scelta.
Tornando al caso specifico, lo sfratto della pittura cremonese, obiettano, si è già accennato, Iotta e Berneri: noi mettiamo in magazzino i poveri morti, però non li dimentichiamo, faremo delle mostre cicliche, con i cataloghi.
Sappiamo bene come vanno queste cose: se ne fanno due o tre, una pare sia già preannunciata (Emilio Rizzi?), poi una volta mancano i soldi, un'altra il martello, un'altra il diavolo, un'altra c'è sciopero, un'altra ancora c'è voglia di andare al mare oppure cambia l'assessore, oppure si dimentica , oppure si scansa, e crescono le ragnatele nei magazzini, come è già capita alle tele che non sono del Novecento e che questo Museo non si sogna neppure lontanamente di studiare. Si veda il percorso travagliatissimo dei cataloghi.
Dateci una strategia culturale, una volta per tutte. Allora potremo discutere se spostare o no i violini e dove mettere (certamente non nei magazzini) le opere dei pittori cremonesi. Per adesso ci avete detto che a Palazzo dell'Arte (dell'Arte, si badi bene) volete metterci un museo del calcio e soprattutto farci sopra un roof garden, violando l'opera di Cocchia a spese dei cittadini che pagano le tasse. Ecco il massimo dell'audacia, cari Bodini e Soregaroli.
Basta con le proposte parziali, ingenerose e persino offensive per la cultura della città. Come ha dimostrato la reazione della famiglia Busini che rivuole indietro tutte le tele del notevolissimo artista, purtroppo chiuso da una città che si ignora persino gli impegni presi. Le opere erano state donate a patto che si aprisse una sala. Invece adesso, le sale le vogliono chiudere tutte. Quelle di Busini e di altri. Che disperazione.

Giovani e politica: dibattito sul Vascello


"Ben venga il caos se potremo modificare una società pagana fondata sul potere e sul denaro, instillando ideali di purezza"


La coraggiosa e lucidissima analisi di un diciottenne che elogia Pizzetti e la De Bona se non altro per essersi esposti al dibattito, mentre condanna il silenzio, a suo dire interessato, di Corada e di Torchio, ma anche della destra berlusconiana - "Date a noi giovani delle risposte sui temi brucianti, altrimenti come potete pensare di noi si creda in una vostra battaglia per riscattare il Paese?


di Mauro Pedretti


Caro direttore,
intendo intervenire, ho 18 anni, nel felice dibattito promosso da "Il Vascello" sulla fuga dei giovani dalla politica. Che è un fatto reale. E voglio dire, tanto per scambiare il campo dai pregiudizi, che non condivido le opinioni espresse da Luciano Pizzetti e da Nicoletta De Bona, due politici di lungo corso. Ma aggiungo subito, prima di entrare nel campo delle proposte, che perlomeno apprezzo il fatto che i due politici si siano prestati al colloquio ed al rischio della contestazione.
Hanno insomma accettato di colloquiare e di proporsi ai giovani. Esprimendo idee vecchie o banali, ma perlomeno con l'ansia (io spero genuina, non interessata e piccoli obiettivi come qualche voto) di stabilire un ponte.
Non altrettanto avviene, sin qui almeno, per altri personaggi della casta e per tanti loro tirapiedi, a cominciare dal sindaco di Cremona Corada che viene oltre tutto da una lunga presidenza della Provincia: quanto ha fatto in questo e nel suo lungo incarico del passato per aprire un colloquio con i giovani, al di là di manifestazioni di facciata e al limite del ridicolo come i consigli comunali tipo gioco in scatola Clementoni?.
Ben diverso sarebbe spiegare come funziona politicamente la stessa amministrazione. In questo senso i giovani non sono mai stati coinvolti. Forse c'è la vergogna di dire che è tutto uno scambio di favori che spesso coinvolge anche le opposizioni, favori sui singoli provvedimenti, favori (o dobbiamo parlare di ricatti?) per mantenere incollate le maggioranze.
Quanto al suo successore, Torchio, la sua natura viene fuori in questi giorni, cosa mai ci fosse il bisogno di confermare quali siano i suoi obiettivi personali, assai poco cattolici e cristiani, per nulla di sinistra (come si intendeva neppure troppo tempo fa, non quella opportunistica recentemente varata da Veltroni), aperti ad ogni compromesso con le lobbies, ancorati a una visione di società opportunistica ed indirizzata, al fine di esclusivo beneficio elettorale.
Prima ha reclamato che lui è l'Uomo del Destino" anche per le future amministrazioni della Provincia, poi si è gettato in un ridicolo duello con Dini che si pronuncia contro l'abolizione delle Province. Non corre avere 50 anni per intuire che l'Uomo del Destino" non è preoccupato della funzionalità della macchina pubblica ma che piuttosto difende la propria poltrona con la grinta disperata (altro che scherzo iscriversi ai Liberaldemocratici: ma ci ha preso per scemi?) di chi non ha altra alternativa (professionale o politica) per mantenersi dove sta.
Con queste premesse quanto deve interessare a Torchio portare i giovani alla politica? Magari diventano suoi pericolosissimi concorrenti. Se non altro potrebbero innestare la freschezza delle idee e le opzioni della società che viene avanti nella sua vetero amministrazione, fondata sui favori ai potenti e su un apparato che brilla per la dimensione dell'ufficio stampa (dimostrazione lampante che l'ideale di Torchio è l'autopromozione a spese del contribuente: tutto il resto è polverone: carne al fuoco finchè brucia. Ed allora ecco un altro bel mucchio di irrealizzabili proposte. Solo fumo e niente arrosto, insomma.)
Tutto tipico della casta, lasciatemelo dire. Sulla casta dovrebbero rispondere e dare prospettive ai giovani, i Pizzetti, i De Bona, i Bodini (Bodini, chi era costuiti ? Direbbe Oggi Don Abbondio), gli invisibili rappresentanti cremonesi e non. Tutti i politici, di destra e sinistra che invece in queste ore si stanno movimentando per l'unico obiettivo della loro... grama esistenza: aumentare il proprio stipendio, a dispetto della crisi del Paese e della famiglie che come ricorda anche "Il Vascello", stanno precipitando sempre più numerose verso la povertà. Che illustre esempio viene dal Senato a casa nostra, possono spiegarcelo lor Signori (Signori per denaro, non per censo e siccome il denaro è una ricompensa inversamente proporzionale alle loro capacità, ecco la lettera maiuscola) ?
Per conquistarci alla politica dovrebbero dirci come questa società può uscire, come possiamo sottrarci all'unico valore che è rimasto in piedi, quello del potere e del denaro in nome del quale gli squallidi individui che, indifferentemente dalla provenienza da destra o sinistra, governano questo Paese e, lasciatemelo dire, anche questa città (ovviamente "squallidi" si riferisce alla loro povertà ideale, lo dico a scanso di querele).
L'amore per il grande capitale è evidente ed è stato confermato anche da recenti vicende che non hanno certamente avvicinato i giovani della Canottieri alla politica.
La scelta del produttivismo senza regole come unico obiettivo dà alla nostra esistenza una prospettiva paurosamente pagana. Ho 18 anni ed ho letto. Mi basta per capire al di sopra di ogni sospetto e con una forte carica ideale che può persino esigere il carcere dove ci sta portando e come ci sta travolgendo questa concezione dell'occidente imperante e cosiddetto civile. Chi si batte contro? Chi ci viene incontro per cambiare e perché alle condizioni in atto dovremmo interessarci di politica?
Ho osservato gli italiani che accorrono sotto le tende provvisoriamente installate dal Berlusca: sono quei cittadini che ambiscono a diventare "furbi" come lui, e vogliono entrare nella Italia "dei liberali" , soltanto perché il paradiso del sunnominato Berlusca consente la libertà di fare tutto per potere crescere o galleggiare in questa società pagana dominata dal dio denaro, al prezzo dei deboli da schiacciare col peso dei propri privilegi, senza neppure dover rendere conto alla polizia (e nel caso sfuggire alle leggi, come ampiamento dimostrano i documenti largamente diffusi in questo periodo, obbligatoriamente in futuro da tenere nascosti se andrà a buon fine la legge liberticida di Mastella: un liberticidio che non pare affatto interessare, anzi sta molto a cuore di questi paladini della libertà: che ne dicono tutti i nostri qui sopra menzionatati? Non ho sentito neppure una flebile parola in difesa del diritto del cittadino all'informazione: eppure Strasburgo ha già condannato leggi liberticide come questa).
Ad ogni modo non sono pessimista: questi politici, questa società ci stanno trascinando nel caos. Che non è una sciagura: dovremo, noi giovani, passare attraverso il bagno purificatore per poter prendere in mano la società contrapponendo e instillando i nostri ideali di purezza. Io ci credo.




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di Sab, 5 gen 2008