Antonio Carla Elena Francesco Filippo Franco Giancarlo Giovanni Grazia e
Giovanni Marcello Massimiliano Patrizia Sergio
|
Franco Frangioni
dall'emozione di
un dipinto... un racconto
Vitale immobilità
1
Erano arrivate con
il primissimo treno del mattino.
Camera N. 203 con due finestre panoramiche: vista sul mare. Ne
presero possesso subito, eccitate ed allegre.
Annina corse a spalancare
la persiana, appoggiò le braccia sul davanzale e cominciò
ad aspirare il profumo del mare, a guardare l'azzurro lucente,
a perdersi nella linea dell'infinito.
Sostò a lungo.
Non pensava, gustava tutto e basta.
Matilde e Sara sfacevano i
bagagli parlottando sommessamente per non disturbare gli altri
villeggianti che sicuramente, data l'ora, dormivano.
Fu solo quando stava ritraendosi dalla finestra che Annina posò
lo sguardo sulla spiaggia sotto di lei.
"Venite a vedere, in spiaggia c'è già qualcuno!"
Su una sdraio rosso fuoco poggiava un'aureola di capelli bianchi:
non si vedeva nient'altro. Un robusto ombrellone giallo proteggeva
la villeggiante mattiniera dal primo sole.
Pareva una scena immobile come colta dall'obbiettivo o fissata
dal pennello di un pittore. Tutto era silenzioso e deserto, se
non fosse stato per quei ciuffi di capelli argentei sporgenti
dalla curva della sdraio.
"Vedete, osserva quell'
isola in fondo, là sulla destra. A quest'ora è
tutta sua! -disse Annina- Mia nonna diceva che lei il paradiso
se lo immaginava come un isola azzurra in mezzo al mare azzurro
con sopra il cielo azzurro. Popolata di tutte le cose belle,
dolci, profumate, allegre, serene che uno ha desiderato nella
vita. |
|
2
Lontana dal mondo di tutti
i giorni, ma che di qua (in terra) e di là (in cielo)
si possa intravedere. Così, con l'occhio puntato sull'isola
paradiso, puoi andare avanti."
"E se invece fosse popolata
di bestie feroci, cannibali, mostri marini e terrestri? Contenesse
tutti gli incubi notturni e i guai del vivere quotidiano moltiplicati
all'ennesima potenza?
Quel signore (perché potrebbe essere un uomo invece che
una donna, per quanto ne sappiamo) va lì a contemplare
l'isola degli orrori godendo che sia lontana, nel mezzo del mare."
"Per me è solo
un'isola. Un posto da esplorare come le città sul continente.
E come il continente sarà luogo di paradiso ed inferno
insieme.
Domani chiederò all'agenzia come, quando e quanto costa
per farci una gitarella. E quel signore, o signora che sia, temo
che soffra di insonnia per esser lì a quest'ora!"
"Forza, finiamo di sistemare
il vestiario e scendiamo a far colazione."
Annina ad ogni abito che metteva
nell'armadio, gettava un occhiata alla figura sulla spiaggia,
pensava di andare anche lei, di nascosto dalle amiche, a sognare
il suo domani guardando l'isola. |
|
|
|
3
La sua vacanza volgeva al termine
e sentiva un certo amaro in bocca: anche quest'anno aveva fatto
"il vitellone" come diceva sua madre con un tono di
rimprovero, ma anche di disgusto.
La notte per locali e il giorno a letto in
albergo. " Potresti fare a meno di andare al mare. Non lo
vedi e non lo senti. Non apri nemmeno la finestra della camera.
Tanto vale tu rimanga in città. "
Sarà stato che nell'ultimo
locale una ragazzina lo aveva apostrofato "vecchietto è
ora che tu cambi gioco o morirai in pista!"; sarà
stato un fastidioso mal di denti; sarà stato lo specchio
giù..... non sapeva, ma Pierpaolo si sentiva soffocare.
Così spalancò la famosa finestra
rimasta ermeticamente chiusa, per quanto lo riguardava. L'aria
fresca, la luce dolce del primo mattino, il rumore delicato delle
onde lo riempirono ancora di più di malinconia.
Ci fossero stati lì
Andrea e Claudio, lontani compagni di liceo, si sarebbero messi
a filosofeggiare sul senso della vita, sul tempo che passa....
forse sull'aldilà, sulla morte evocata in discoteca da
quella ragazzina in top, minigonna e stivaloni. |
|
4
Ecco là l'isola. Il
cielo sopra di lei era sereno voleva dire che avrebbe fatto tempo
bello per tre giorni di fila, dicevano i paesani. A Pierpaolo
gli balenò un'idea balzana. Avrebbe fatto un regalo a
sua madre. Sì, sicuramente l'avrebbe gradito.
Questi ultimi tre giorni sarebbe tornato a vivere "normale"
e sarebbe andato con i pescatori all'isola.
Poteva chiedere informazioni subito a quel signore sulla sdraio.
Ne vedeva solo i capelli grigi protetti dall'ombrellone giallo.
Sicuramente era un vecchio pescatore a riposo: chi altro poteva
essere lì a quell'ora? Lo vedeva immobile e lo immaginava
con gli occhi fissi alla sua isola, meta di tante e tante giornate
di lavoro.
Le giornate del pescatore devono essere faticose, ma sicuramente
le stava rimpiangendo perché gli riportavano i tempi della
gioventù, della vigoria, dell'avventura, del futuro.
E lui, da vecchio, nell'alba di un nuovo giorno, avrebbe rimpianto
i giorni che stava vivendo?
Si domandava anche se il pescatore fosse mai sceso a terra sull'isola
o l'avesse sempre costeggiata, girandole torno torno e ora lì
nell'ozio meritato della pensione, si divertisse ad immaginare
cosa c'era sull'isola, sognandovi meraviglie su meraviglie.
Sfiorate mai afferrate.
Così che possono rimanere sempre ideali. |
|
|
|
5
Da una settimana osservava
ogni mattina la stessa scena.
Sulla spiaggia deserta una sdraio rossa, una sola, era aperta;
un ombrellone solo, grande giallo era aperto; una massa di capelli
d'argento, solo quella si intravedeva morbidamente appoggiata
sulla sdraio.
Era l'unica cosa viva? Pareva inanimata anche questa: per quanto
Susanna fosse stata attentissima, non l'aveva mai vista muoversi
o cambiare posizione.
Sembravano capelli dipinti sul rosso della sdraio.
Viva era la sabbia dorata che andava scaldandosi ai primi raggi
del sole; vivo era il mare che si dondolava avanti e indietro
accarezzando la spiaggia; vivo era il cielo che andava illuminandosi,
aprendosi sempre di più; dolorosamente viva era l'isola
laggiù sulla destra, fitta di vegetazione, tra cielo e
mare, quasi di un colore blu elettrico, forte.
Morta era Susanna.
Si immaginò di esser lei su quella sdraio. Svegliata all'alba
dai ricordi che non erano ricordi ma piombi che ancora oggi le
impedivano di vivere. Ma possibile che il passato la condizionasse
ancora, che tutti i tantissimi giorni uno in fila all'altro non
fossero serviti a liberarla...
Tanti si erano occupati di lei, tanti le avevano voluto bene,
tanti l'avevano ammirata, ma era la radice malata. E se tanto
amore non l'aveva guarita cosa poteva sperare?
Il male oscuro era dentro di lei.
Ogni anno la riportava lì in quel piccolo paese di pescatori
a tormentarsi a cercar di capire di venirne fuori.
|
|
6
Con la mente: lì sulla
sdraio rossa, immobile nell'alba, fissa, fino a farsi doler gli
occhi, l'isola lontana.
Come nel deserto dei tartari, il nemico deve venire da là.
Sono anni che lo aspetta. Non arriva.
Sua madre aveva preparato il cestino per due: lei e il marito.
Pietro, il più esperto e più anziano pescatore
li avrebbe portati alla Cala di Luna dell'isola. Nessun villeggiante
c'era mai andato: la madre era eccitatissima e aveva messo una
gran cura nel vestirsi. Con un piccolo sforzo Susanna si sarebbe
potuta ricordare anche il minimo dettaglio del vestiario materno.
E anche il minimo dettaglio della tragedia.
Aveva fatto i capricci per
andare anche lei; i suoi si erano irritati ed avevano finito
per bisticciare tra di loro.
La gita all'isola saltò. Successe quel che successe. Susanna
si sentì abbandonata e responsabile, colpevole senza appello
e perdono.
Ricordi .... di piombo. Come cambiarli?
Susanna aveva una passione
per gesti e pensieri scaramantici. Così aveva deciso di
rimanere incollata alla finestra fino a quando la persona si
fosse alzata dalla sdraio. Se fosse andata sulla sinistra, cioè
verso l'ingresso dell'albergo, niente, ma se invece fosse andata
a destra verso l'isola... allora quell'anno si sarebbe decisa
a rompere l'incantesimo e avrebbe raggiunto lei il nemico andando
sull'isola.
Ormai Susanna si era immedesimata in quella figura e diceva a
sé stessa: "Vediamo cosa faccio, se vado a sinistra
o a destra." |
|
|
|
7
Sarà passata quasi un'ora
che all' improvviso la spiaggia si anima. Un gruppo di giovani,
ragazzi e ragazze in costume, circondano festanti la sdraio.
Scambi di saluti e di battute, risate e prese di giro. Dalla
sedia a sdraio due ragazzi sollevano la figura dai capelli d'argento
e la adagiano sul filo d'acqua; tutti in un batter d'occhio sono
dentro.
Il ragazzo dai capelli d'argento alza un braccio e forte lancia
una sfida: "Chi arriva per ultimo alla Cala di Luna, stasera
paga il gelato affogato!"
L'acqua trasparente manda a
Susanna un'immagine verità: quel ragazzo dalle gambe paralizzate
va deciso verso l'isola. Lei, paralizzata dentro,
non ci riesce.
Però è andato
verso destra... |
|
|
|
|
8
All'agenzia, insieme a tanti
altri, ci sono anche Susanna, Pierpaolo, Annina, Matilde, Sara.....
in coda, per andare all'isola. |
|
giuliana parigi |
|
|
|
|