Margherita Guidacci Leonardo Rosito L.
Rosito e M. Guidacci Pietro Parigi A. Zagari e P. Parigi Voltolino Fontani Nedo Luschi I
ragazzi
di Terezìn e
la fotografia
di Claude Andreini I
ragazzi del Darfur

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Le
poesie di Margherita Guidacci
Anelli
del tempo
Degli anelli
del tempo, che si aggiungono
sempre nuovi, furono alcuni così stretti
che ne ricordo solo l'orrore di soffocare.
In altri, larghi e informi, vagai smarrita
senza un sostegno a cui aggrapparmi. I più,
pallidamente indifferenti, si ammucchiavano
gli uni sugli altri, subito saldandosi
senza nemmeno un segno di sutura.
Solo a pochi e per poco è tollerabile
riandare. Ma almeno questo, l'ultimo,
di cui oggi si chiude il cerchio, resta perfetto
nel mio cuore: cornice d'oro intorno
a uno specchio di gioia. Chiedo solo
di serbar quest'immagine. E che a te
uno stesso fulgore la riveli
e la circondi, allo scadere dell'ora,
nel tuo specchio gemello. |

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All'
Ipotetico Lettore
Ho messo la
mia anima fra le tue mani.
Curvale a nido. Essa non vuole altro
che riposare in te.
Ma schiudile se un giorno
la sentirai fuggire. Fa' che siano
allora come foglie e come vento,
assecondando il suo volo.
E sappi che l'affetto nell'addio
non è minore che nell'incontro. Rimane
uguale e sarà eterno. Ma diverse
sono talvolta le vie da percorrere
in obbedienza al destino. |
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Guado
L'anno contiene quest'unico
guado verso di te. Ogni volta lo
trovo un poco più sommerso, l'onda più
gonfia, la corrente più minacciosa. Eppure io t'ho raggiunto ancora, ed ogni breve istante
che trascorro accanto a te diviene un "sempre"
e se ne nutrirà anche il tempo deserto.
Se una dura legge c'imporrà un "mai",
noi condannati ed immobili sulle opposte rive intrecceremo tuttavia i richiami di
un desiderio tramutato in splendore. Così
la Tessitrice ed il Pastore si rispondono: Vega
ed Altair tra cui si snoda l'alto stellato
fiume.
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Tomba
lucana
La figura piumata e con artigli (uccello e demone) si
tiene indietro, ma pronta a balzare. La sente senza vederla il giovane soldato che
l'ha alle spalle. La sente e forse anche la vede
l'avversario che, giavellotto in pugno, si prepara
a vibrare il colpo micidiale. Non v'è odio nei loro volti solo una profonda attenzione
perché si compia presto quello che deve
compiersi e, in entrambi, una cosciente tristezza
per l'amaro fato dell'uomo in guerra. Al vincitore nulla assicura che domani, ad opera d'altri,
non sia lui il vinto, lui l'ucciso. Dal condannato
d'oggi rifluisce l'anima con il sangue. Misterioso come la sua Parca, un suonatore di
flauto dà il segnale. Con le braccia strette
al petto o levate inutilmente il cielo, ora le
donne incominciano il pianto.
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