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Pietro Parigi - Autobiografia
e una testimonianza

  Sono nato a Settimello di Calenzano il 20 settembre 1892. Ho fatto la scuola fino alla terza elementare dalle Monache, la quarta e la quinta a Sesto fiorentino. Nel 1905 mia madre dopo la morte del babbo e consigliata dalla zia paterna ci portò a Firenze. Andammo ad abitare in Via delle Ruote al n. 9, una casa al terzo piano, di tre stanze: io, Luigi e la Maria. L'Angiolina e l'Ester erano presso qualche famiglia. La mamma in quel tempo mi portò in una fabbrica d'argenteria condotta da un certo Bettini lì nel "Viale in curva" per cercarmi un po' di lavoro. Il Sig. Bettini mi fece passare nel suo ufficio e mi fece scrivere qualcosa su un foglio. Quando l'ebbe visto disse alla mamma: me lo mandi; lo terrò qui nel mio ufficio come ragazzo. Tanto è vero che ero addetto a prendere le chiamate al citofono e mi ricordo che dicevo al Sig. Bettini per avvisarlo: hanno fischiato.

Non stetti molto tempo dal Sig Bettini perché la mamma col chiodo fisso che io avrei dovuto imparare un mestiere, trovò da mettermi in una officina, lì presso il "Ponte di Ferro" vicino all'inizio di Viale Michelangelo, nella quale si facevano anche stampi per imballaggi. Questi stampi erano su lastre di zinco traforati con le seghette a mano, di diverse grandezze che avrebbero servito per essere poi stampigliati sugli imballaggi.

Era con me a lavorare un vecchio operaio di Rovezzano che aveva combattuto con Garibaldi e che riceveva dallo Stato una pensione di Lit. 90 all'anno, mi pare.

Neppure lì rimasi molto che la mamma mi portò presso un vero incisore già famoso che si chiamava Farnesi e che aveva laboratorio in Borgo San Jacopo lì sull'Arno al n. 50. Era di Lucca, figlio di un incisore a sua volta, che aveva incise per il Vaticano alcune medaglie. A Lucca stessa gli avevano dedicato una raccolta dei suoi lavori.

Il Farnesi, dal quale ero da qualche tempo, mi consigliò di iscrivermi a una Scuola di disegno e mi indicò la "Scuola per le Arti Decorative in Santa Croce" L'entrata della Scuola era fra la Biblioteca e il lato destro della Basilica dove ora si entra per andare alla Cappella dei Pazzi. La Scuola era solo alla mattina. C'insegnavano, plastica, disegno e teoria geometrica. La dirigeva lo scultore Augusto Passaglia anche lui di Lucca, autore delle due porte centrale e destra del Duomo. Gli altri insegnanti erano per le teorie il Prof. Corinti, per la plastica lo scultore Romagnoli e per il disegno un pittore di cui non ricordo il nome.

In quel tempo andavo qualche volta dal prof. Sodini, amico di mio fratello, scultore molto conosciuto e stimato in Inghilterra per aver eseguiti ritratti a personaggi specie politici, a fargli vedere delle mie esercitazioni di modellatura in creta, bassorilievi e ritratti come quello della mamma. Egli mi dava consigli e mi correggeva i lavori.

Dal Farnesi ci rimasi fino al 1912 anno in cui andai a fare il soldato. Fui mandato a Napoli al 40° Fanteria. Nel 1915 partimmo per il fronte. Vi stetti fino al 1917 anno in cui fui ferito là sul Carso. Mi ricoverarono in diversi ospedali. Prima a Padova, poi a Cupramontana e infine a Firenze. Uscii dall'ospedale nel 1918 e fui mandato in congedo.

Tornato a casa ripresi a incidere per mio fratello che dirigeva una rivista musicale la "Critica Musicale" e mi chiese di fare per la rivista la copertina e delle iniziali e finalini.

Ora alla Scuola di Santa Croce avevano chiamato a dirigerla il Prof. Balsamo Stella, bravo incisore che lavorava molto per Ditte tedesche, il quale trasformò un po' la Scuola mettendo appunto come materia d'insegnamento anche l'incisione. Questo Prof. dopo un po' di tempo fu mandato a Monza a dirigere quella Scuola e a Firenze gli subentrò Direttore il Comm. Mario Salvini, scultore di poca rilevanza, figlio del grande attore.

Il Prof. Balsamo mentre era qui mi aveva mandato a chiamare perché insegnassi la xilografia che lui non conosceva e rimasi nella Scuola anche sotto al Comm. Salvini nuovo direttore.

Da Santa Croce la Scuola passò a Porta Romana, alle scuderie, col nome di "Istituto d'Arte Statale". Più tardi venne a dirigerla il Pittore Ferruccio Pasqui. Io insegnavo nella sezione incisione col Prof. Francesco Chiappelli, titolare come Maestro d'Arte.

Dopo alcuni anni fui mandato all'Istituto d'Arte di Perugia dopo aver vinto il concorso bandito dal Ministero nel 1954 e rimasi nell'Istituto fino al '62.

Qui a Perugia mi trovai bene in tutto e con tutti cominciando dal Direttore Architetto Frenguelli ai colleghi e ai ragazzi. La città è bellissima.

Tornato a casa ripresi in pieno il mio lavoro di incisione. Ho lavorato per diversi Editori che già conoscevano il mio lavoro apparso su libri e riviste. Tutto si può vedere, meravigliosamente ordinato da Padre Rosito, in un bel locale del Convento lì accanto alla Cappella dei Pazzi a disposizione del pubblico tutti i giorni del passo ai monumenti.

 

Vestiva un abito grigio
   

Conobbi Pietro Parigi in un pomeriggio quasi estivo del 1972, a casa di Primo Conti. Non lo conoscevo come artista, per cui, quando seppi con quali inusuali materie avesse dimestichezza, lo guardai con più attenzione. Era seduto in disparte dagli altri ospiti, vestiva un abito grigio che, in seguito, gli rividi indosso assai spesso. Anzi, ripensandovi, mi sembra di averlo visto sempre con quel vestito.
Non prendeva parte alla conversazione, se non sollecitato da precise domande, alle quali rispondeva sottovoce, sorridendo.
Quando lasciai Villa Le Coste, per scendere a Firenze, lo vidi nella piazza di Fiesole, in attesa, alla fermata dell'autobus. Dopo un cenno di saluto, gli offrii un passaggio, ma rifiutò fermamente: mi disse che gli piaceva, il mezzo pubblico. In seguito, ci rivedemmo in varie occasioni e diventammo buoni amici. Frequentai la sua casa di via Sette Santi, dove viveva modestamente, con la sorella Flavia; finché un giorno, mi invitò al suo studio per dipingere il mio ritratto. Di tutte le parole che mi rivolse, in quegli anni, ancora oggi ne serbo, intatto, lo spirito.

Firenze, 20 settembre 1992

 [ testimonianza ricordo di Lilla Casanova ]

 

il mio "incontro" con Primo Conti