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 Pietro Parigi xilografo.
Passioni, emozioni, virtù e arte
di un uomo
in provvisorio prestito alla terra.


CONVEGNO INTERNAZIONALE
sull'opera e la figura dell'artista Pietro Parigi
BASILICA DI SANTA CROCE
CENACOLO - CHIOSTRI DI SANTA CROCE
19 - 20 settembre 2002


  1. INFORMAZIONI SUL CONVEGNO
  2. ALESSANDRA POVIA: Cronaca Ragionata del Convegno

   

INFORMAZIONI SUL CONVEGNO

PIETRO PARIGI, nella sua proverbiale modestia, non avrebbe mai immaginato che dopo aver trascorso tutto il ventesimo secolo nell'umile lavoro di xilografo, avrebbe usufruito, nella più grande ed anche più celebre chiesa francescana del mondo, di un concerto di musiche modernissime e nello stesso tempo adatte alla sacralità del luogo: musiche composte da David Tukici per lui, Pietrino Parigi, dirette dallo stesso maestro compositore ed eseguite da orchestrali fiorentini e da artisti venuti da Roma, da Parigi, e persino dal lontano Giappone.

II giorno dopo, 20 settembre, alla presenza del Cristo di Cimabue e dell' Albero della Vita di Taddeo Gaddi, nel Cenacolo dei chiostri di Santa Croce, il canto della notte precedente si è trasformato in parola parlata. Dieci notevoli personalità dell'arte e della letteratura hanno espresso i loro pensieri o in diretta o in traduzione simultanea. Altri cinque hanno consegnato le relazioni che sono inserite negli Atti secondo un criterio di ordine logico.

Due «INSERIMENTI ALLA MEMORIA» sono stati:

  1. una scelta di Pensieri sull'arte, di Pietro Parigi;
  2. una prosa e due poesie di Margherita Guidacci (1) dedicate all'amico Pietrino che riesce «a splendere», come luce vera, nelle tenebre dell'anima perdutamente disperata della poetessa.

Gli ATTI del Convegno sono stati raccolti nel volume «Pietro Parigi dal segno al simbolo» - Edizioni Città di Vita e presentati venerdì 28 febbraio presso l'Oratorio della Maddalena.

[per richiederli:
ind.: 50122 - Firenze - Piazza Santa Croce, 16
tel/fax: 055,242783
email: info@cittadivita.org
sito internet: www.cittadivita.org]

I lavori hanno visto alternarsi, in qualità di relatori:
ANNA MARIA PETRIOLI TOFANI, L'ultimo grande Maestro di Santa Croce
MARIO LUZZI, la castità nuova del segno;
PIER FRANCESCO LISTRI, Toscanità e planetarietà nel segno di un realismo profetico;
GIUSEPPE APPELLA, Un confronto ineludibile con gli artisti europei;
NATACHA FABBRI, Dai "Diari" lo splendore di un'arte divinamente personale;
DERMOT KEOGH, Pietro Parigi: an encounter with the artist;
ENDA McDONAGH, Una fede tra stupore umano e attrazione divina;
GIOVANNI MANCO, Nel tormentato Novecento Pietro Parigi artista dell'uno e del molteplice (2);
STEFANO MAZZACURATI, Una vita tracciata con la sgorbia;
SIBILLA PARICCHI, Il maestro dei maestri;
ANNA BUCCINOTTI, Ne "Il Frontespizio" (1931 - 1936): l'artista di maggior rilievo;
CATHERINE O'BRIEN, Slancio poetico di una modernità disarmante;
GIUSEPPE ANDREANI, Fra segno e simbolo;
MAURO PRATESI, Pietro Parigi e la politica artistica italiana nel 1931;
DON SILVANO NISTRI, La collaborazione di Pietro Parigi con la LEF.

 

M. GRIFFO e M. ROSITO

 
 

 
 
       
 

ALESSANDRA POVIA: Cronaca Ragionata del Convegno

 

Bisogna rendere merito a Padre Rosito, al suo entusiasmo che nessuna difficoltà può scalfire, al suo carattere tetragono che lo porta, pur nella francescana umiltà che gli è connaturata, a smuovere mari e monti e a mettere insieme questo consesso di autorevoli esperti nel nome di Pietro Parigi, questo "artista artigiano" come lui stesso amava definirsi uscito dalla Scuola Professionale di Arti Decorative di Santa Croce. Deve essere stata davvero significativa questa scuola artigianale, tutta pratica, quasi una seconda bottega per Pietro Parigi che frequentava negli stessi anni (siamo tra il 1906 e il 1912) la bottega del Farnesi, ben noto incisore di metalli nobili, vera fucina di artisti. Dico questo perché negli stessi anni è uscito dalla medesima scuola Zulimo Rossellini, lo scultore che vinse il Concorso per il primo monumento al Foscolo da porre in Santa Croce nel 1927 per il I Centenario della morte del Poeta. Dopo ben quattro concorsi andati a vuoto, una giuria autorevolissima, composta tra l' altro da Ugo Ojetti e Bistolfi, amici ed estimatori di Parigi, decretò vincitore del concorso uno sconosciuto scultore di soli ventiquattro anni, uscito appunto dalla Scuola Professionale di Santa Croce. Mi soffermo su questo per rilevare come Città di Vita si ponga come continuazione di una viva attività artistica e culturale vissuta all'interno della Basilica stessa, seppur tra mille difficoltà, a mantenerne viva la memoria e a continua-re sulla stessa linea ma, nello stesso tempo, come abbia la necessità, per mantenersi in vita, della collaborazione e del sostegno di tutti noi.
Grazie quindi al Comune che ha voluto essere presente nella persona del Dottor Brasca e ha voluto sottolineare il riconoscimento del valore artistico di un suo concittadino. La scelta, inoltre, di questo luogo di sublime grandezza tra il Cristo del Cimabue e L 'Albero della Vita di Taddeo Gaddi non poteva essere che il più confacente a chi, secondo quanto illustrato dalla Dottoressa Anna Maria Petrioli Tofani è da considerarsi L'ultimo grande Maestro di Santa Croce.
Ma se la Scuola Professionale di Santa Croce è stata una fucina di artisti, la rivista Città di Vita nella sua sede nei chiostri della Basilica è stata ed è il polo di incontri e di scambi culturali di respiro internazionale. Ed è qui che il Professor Dermot Keogh nel 1977 ha incontrato Pietro Parigi, incontro del quale ci parla nel suo intervento Pietro Parigi: an encounter with the artist.
Il ricordo commosso e vivo del Professor Keogh ci riporta ad una di quelle tre "questioni aperte" che Francesco Gurrieri aveva indivi-duato nel Convegno Il magistero dell'incisione nella grafica del '900, nel 1992: senza lasciarsi fuorviare troppo dal timbro popolare, primi-tivo e giottesco delle figure, Gurrieri si interrogava sulla vera collo-cazione artistica di Pietro Parigi. L'artista era da collocarsi in una linea di grande forza espressiva ma nei limiti ancora di un regionalismo o non piuttosto doveva trovare una più dignitosa collocazione euro-pea? Ora, dopo dieci anni, il Professor Giuseppe Appella sembra voler rispondere parlandoci di Un col1jronto ineludibile con gli artisti europei.

La disamina ampia e circostanziata del Professor Appella seguito a ruota, negli Atti del Convegno, dal Professor Giuseppe Andreani hanno dato risposta a quella "questione aperta" di cui si era parlato nel Convegno precedente. Rimane ora da valutare come l'Artista si inserisce nella temperie artistica del Novecento. Il critico Corrado Marsan, a suo tempo, aveva affermato che le figure di Pietro Parigi si ponevano nel mezzo della vicenda novecentesca come autentici e insindacabili testimoni. Il Professor Giovanni Manco, nel suo intervento Essere artista dell ' Uno e del molteplice nel tormentato Novecento, va oltre nel leggere l'opera di Pietro Parigi interpretando quell'Uno come I' Unum dantesco da cui tutto ( e quindi il molteplice) si squaderna.
Il tormentato Novecento a cui allude il Professor Manco ha lasciato come marchio indelebile l'umiltà. Sarà la condizione fisiologica ed esistenziale della Guerra a far dire a Ungaretti "era schiacciante l'umiltà". Per Pietro Parigi l'umiltà è profondamente connaturata al suo carattere schivo e totalmente aperto all 'amore verso tutte le creature tanto che così recita la motivazione del Premio Prezzolini attribuitagli nel 1985: "L'Artista maturando e penetrando nell'animo le inquietudini del secolo, ha saputo farsene interprete umile, francescanamente religioso, severo con se stesso ma in letizia con il mondo". È quella "modernità disarmante", quasi un ossìmoro, che sarà la chiave di lettura attraverso cui la Professoressa Catherine O'Brien si accosta alle opere di Parigi: Lo slancio poetico in un contesto di modernità disarmante.
Osservando il programma possiamo notare che l' ordine degli interventi non è casuale: dopo una prima parte in cui l' Artista è stato considerato nel suo rapporto con gli artisti europei o, più in generale, collocato nella temperie storico-letteraria-artistica del Novecento, quindi in una proiezione orizzontale, ora viene affrontato nella più specifica proiezione verticale: l' analisi dei tre ultimi interventi scende sul piano più personale, scava nel rapporto dell'uomo con il divino fino all'intervento conclusivo dello psicologo che, facendo il vuoto di tutte le sovrastrutture storico-artistico-letterarie guarderà all'uomo nel suo recesso più segreto, più intimo. L' intervento del Professor Enda McDonagh, Una fede tra stupore umano e attrazione Divina, apre questa seconda parte quasi a riprendere e sottolineare il giudizio, a parer mio felicissimo, già dato da Ernesto Balducci quando, a proposito delle xilografie parlò di "violenza espressiva e fede infan-tile", cioè di quella fede disarmante ma assoluta in cui l' artista immerge il suo mondo fatto di esseri "umani e esseri angelici" secondo la definizione di Hermet.

Ed eccoci arrivati ai Diari. Anche questi possiamo definirli uno Zibaldone di pensieri, ovviamente tutti rivolti al campo artistico, anche questi sono "emozioni, sensazioni, avventure storiche dell'ani-mo" da cui traspare sempre però il senso religioso della vita. "Pensar-la e vederla religiosamente la vita", scrive Pietro Parigi. Pier France-sco Listri ha parlato di "profondissima spiritualità sapienziale" per questo artista che ha tradotto in parabole fulminanti la povera vita quotidiana. Ma di questo ha parlato nel suo intervento, 'Dai Diari' lo splendore di un'arte divinamente personale, Natacha Fabbri.
E siamo arrivati così alla conclusione della prima parte del Conve-gno: di necessità, in questa chiave di lettura che abbiamo tentato, la conclusione non poteva che riguardare l'uomo dalla personalità umbratile, schiva ma anche appassionata. Padre Rosito, su questa linea, non ha avuto dubbi: chi meglio di uno psicologo poteva e può parlarci dell'uomo Pietro Parigi? E su questa scelta e su questo argomento così intrigante prende la parola il Professor Stefano Mazzacurati: a lui l'onore e l'onere di concludere la prima parte del Convegno con Una vita tracciata con la sgorbia. Nella seconda parte, che si è svolta nel pomeriggio, due attori, Paola Lambardi e Franco Di Francescantonio, hanno letto brani tratti dai Diari accompagnati magistralmente da un Quartetto d'archi del Maggio Musicale Fioren-tino e seguiti dalla corale Corpus Domini di Bolzano. E come la Musica del Maestro David Tukici aveva aperto il Convegno, così lo conclude una Musica capace di "togliere il fiato" al nostro Artista Artigiano che così confessa con disarmante violenza espressiva: "Mi bastano tre note accoppiate bene per cogliermi l' anima, e vi sono davvero momenti di sapiente e coordinata unione di alcune note che hanno la perfetta dolcezza delle cose precise e naturali da togliermi il fiato come fa lo scoppio del fulmine".
Ad aprire i lavori pomeridiani, parlando della toscanità di Pietro Parigi, è stato il giornalista e critico Pier Francesco Listri, nel suo intervento Toscanità e planetarietà nel segno di un realismo profetico, e a concluderlo è stata la voce della Poesia nella persona di Mario Luzi, che non solo ha vissuto con l'artista gli anni fecondi della Firenze de Il Frontespizio e, più in generale, della Firenze dei primi Novecento, ma ancora è la voce più alta e rappresentativa della Poesia di tutto un secolo.

   

Note:

  1. alcune poesie di Margherita Guidacci sono riportate in questa sezione "Artisti che amiamo"  
  2. l'intervento di Giovanni Manco è riportato, con altri suoi scritti, in questo sito nella sezione "Amici"