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Coverciano e la sua Chiesa

Si dice Coverciano e subito si pensa alla Nazionale Azzurra che qui fà ritiri e allenamenti, si pensa al Museo del Calcio con i suoi cimeli (maglie, palloni, scarpini, coppe) dei trionfi ai Campionati del Mondo, agli Europei, alle Olimpiadi. La storia della Federazione Italiana Gioco Calcio è documentata con tecniche multimediali, foto e spezzoni di video, interessanti anche per non "veri" tifosi come noi.
Ma prima? Prima Coverciano era...

 

Il toponimo

Coverciano è un vocabolo che fa parte della toponomastica della città di Firenze. Deriva dalla parola latina Cofercianus. Questa a sua volta deriva dal nome latino di persona Corficius, trasformato per metatesi in Cofircius a cui è stata aggiunta la terminazione anus, Cofircianus o Cofercianus.
Da Corficius è venuto Cofircius, da Cofircius è venuto Cofircianus o Cofercianus italianizzato in Coverciano.
Coverciano è quindi un nome locale di origine latina. Indica, probabilmente, il nome del proprietario o del lavoratore del fondo rustico: fundus cofircianus o cofercianus.
Da Coverciano presero nome:

  • una località;
  • due chiese parrocchiali, di cui una dedicata a Santa Maria cioè alla Madonna sotto il titolo dell'Assunta e l'altra a Santa Caterina da Siena;
  • due monasteri femminili: San Baldassarre (Agostiniane) e San Girolamo (Clarisse);
  • il Centro Tecnico Sportivo Federale della Federazione Italiana del Gioco del Calcio.

 

La località

La località di Coverciano abbraccia i territori compresi tra i torrenti Mensola e l'Africo, fra le colline di Maiano e di Poggio Gherardi e la pianura che si spinge verso la riva destra dell'Arno, Questa località, popolata in antico dagli Etruschi, si trovava a oriente della etrusca città di Fiesole e a mezzogiorno della strada etrusca che congiungeva Arezzo con Fiesole.
Sotto la dominazione degli Etruschi la zona faceva parte del territorio fiesolano ed era soggetta al governo della suddetta città etrusca.
Dopo la conquista romana della zona avvenuta nel sec. IV avanti Cristo la suddetta strada etrusca fu ricalcata dalla strada romana che si disse Cassia vetus, la Cassia antica.
Durante la dominazione romana ai margini di quest'ultima si andò insediando la popolazione. Vi sorsero allora le prime case ed i primi agglomerati di case che presero il nome dal proprietario o da chi abitava il fondo rustico. Sorsero allora, per limitarci alle nostre zone, Terenzano, Settignano, Corbignano, Maiano ecc.
La zona di Coverciano sorgeva tra gli insediamenti di Settignano, di Corbignano e di Maiano e la riva destra dell'Arno.
Dopo la conquista romana il territorio di Coverciano faceva parte dell'ager faesulanus cioè del fundus faesulanus ed il suo popolo del municipium romanum di Fiesole al cui governo sottostava.
Quando nel 39 prima di Cristo nell'ager faesulanus, presso le rive dell'Arno, fu fondata la città di Firenze, Florentia, da Settignano, da Corbignano e da Maiano si staccarono strade che attraverso il territorio di Coverciano, misero in comunicazione, la strada etrusco romana, cioè la Cassia vetus, con la nuova città di Firenze.
Lungo queste nuove strade si andò insediando la popolazione, si costruirono case di abitazione, case per lavoratori e case per signori.
Lungo la via settignanese sorse anche in epoca medioevale un raggruppamento di case che formò un piccolo borgo di non troppa importanza che si disse Borghetto e non troppo bello esteticamente tanto è vero che fu detto Malborghetto, come lo si chiama ancora oggi.
La zona di Coverciano fece, civilmente, cioè nella organizzazione politica, parte del Comune di Fiesole fino al 19ll ed ospitò la sede Comunale fino a tale data.
In questo anno una parte della zona di Coverciano passò al Comune di Firenze.
La zona di Coverciano fa oggi parte di due Comuni. La parte alta, posta a monte, comprendente la collina di Poggio Gherardo è compresa nel Comune di Fiesole. Quella posta a valle appartiene al Comune di Firenze.
Il territorio posto in pianura era formato, un tempo, da campi ben arati e coltivati, piantati a viti ed ad alberi da frutto, in mezzo ai quali si alzavano rustiche case coloniche ed anche case da signore cioè ville per i proprietari terrieri.
Per lo sfruttamento della terra argillosa, vi sorsero anche due fabbriche di mattoni, una in Via Gabriele D'Annunzio, già Settignanese, ed una in Via del Gignoro che sono rimaste attive fino a pochi anni fa. Oggi questo territorio appartenente al Comune di Firenze è stato tutto trasformato. È stato tutto coperto da nuove case di abitazione, che, alla periferia di Firenze, verso est, formano il Quartiere n. 14. Da zona agricola è diventata zona popolata da diverse migliaia di persone.
La parte alta, quella appartenente al Comune di Fiesole, un tempo formato da campi arati, coltivati, ricchi di vigneti, di oliveti e di frutteti, sui quali dominava sovrano il castello di Poggio Gherardo è stata trasformata in zona residenziale ed è popolata di ville e di giardini.
La zona di Coverciano ecclesiasticamente dal sec. XI fa parte della diocesi di Firenze. Per il periodo
anteriore non possiamo dire nulla per mancanza di documenti. Può essere che abbia dipeso dal Vescovo di Fiesole perché l'oratorio di San Salvi e il monastero di San Martino a Mensola furono costruiti con l'autorizzazione del vescovo di Fiesole.
Di Coverciano abbiamo notizia per la prima volta nel 1260. Ne parla un libro di guerra del Comune di Firenze, il Libro di Montaperti del 1260 e posteriormente a tale data ne parlano i Decimari Vaticani.

 

LA CHIESA DI SANTA MARIA


1. Coverciano negli anni '30

La vasta zona compresa tra l'Africo e la Mensola, alla periferia della città, fino agli anni 1925-30 contava pochi abitanti.
Qualche vecchio agglomerato di case rustiche sorgeva sulla via maestra, la Settignanese (ora Gabriele D'Annunzio) e sparse nella verde campagna, qualche villa signorile ed isolate case coloniche, tra un'intersecarsi di viuzze solitarie e sentieri poderali, che si perdevano tra i campi,
[ Santa Maria a Coverciano - chiesa vecchia ]La piccola Chiesa Parrocchiale, Santa Maria a Coverciano, semplice e modesta, quasi nascosta tra il verde degli ulivi, era sufficiente ad accogliere la scarsa popolazione.
Un portico secentesco, in pietra serena, grazioso e raccolto le conferiva l'aspetto d'un Oratorio,
L'antico edificio, originariamente di stile romanico, come la vicina chiesa del Gignoro, ci riporta ai tempi lontani del 1000: lì, davanti, sulla vecchia via settignanese, già importante strada romana, erano transitati Longobardi ed invasori (una tomba rinvenuta ai bordi, ne da testimonianza), tra gli aperti campi coltivati ( " fundus" ), che portano ancora il nome dei veterani romani, cui erano stati assegnati durante l'impero CORFICIUS, da cui "Fundus Corficianus". poi "Coverciano"; JUNIUS, da cui "Fundus Juniorum", poi "Gignoro"; RUBIUS o RUBETIUS da cui "Rubetianus", poi "Rovezzano".
A poca distanza dalla chiesa, l'ex-convento delle Clarisse, nella sua severa imponenza.
Più in alto, il castello merlato dei Gherardi, che dà nome al poggio su cui sorge e domina.
Nel 1926 la parrocchia contava circa 900 abitanti, nel 1927 era già salita a 1450.
Don Tito Mancini (1901-1969), nominato parroco della zona nel 1926, previde fin dai primi tempi della sua attività pastorale il sensibile aumento della popolazione e quando nel 1928 il numero degli abitanti salì a 2100, lanciò l'idea della costruzione di una nuova chiesa, corrispondente alla necessità.


Da borgata a quartiere

Un grande quartiere cittadino si stava formando nella zona.
Dove erano vasti campi e prati erbosi in poco tempo, come per incanto, s'innalzano abitazioni di ogni forma e si costruiscono grandi edifici.
La crescita è dovuta soprattutto alla erezione dei casamenti sorti a cura dell'Istituto Case Popolari (circa 300 famiglie), all'annesso Ricovero degli Sfrattati (circa 200 famiglie), a ben 9 gruppi di casamenti che gli ex-combattenti costruiscono con l'intervento della loro Associazione ed all'iniziativa di numerosi singoli, attratti dalla zona piacevole e tranquilla.
In via Settignanese, dalla Filarocca, dove nasce, fino alla strada di Poggio Gherardo è tutto un susseguirsi di case e villini, che, saldati, ormai a quelli del vicino rione di San Salvi denunziano il continuo ingrandirsi della città, quasi fin sotto alle pendici del "colle armonioso" di Settignano.
L'incremento edilizio avvenuto entro i confini della parrocchia ed il conseguente aumento della popolazione si può riassumere in queste cifre: nel 1929, abitanti 2.400; nel 1930, 3.300; nel 1931 quasi 5.000.
La piccola Chiesa Parrocchiale non era più sufficiente alla popolazione ne idonea allo svolgimento di un'attività pastorale efficace, che richiede edifici e spazio per le varie associazioni a carattere religioso, assistenziale e ricreativo, e per di più, si veniva a trovare, ora, troppo fuori dal nuovo centro abitato ed abitabile della Parrocchia.
Il progetto della costruzione di una chiesa nuova viene accolto con entusiasmo dalla popolazione ed incoraggiato con parole di plauso da parte dell'Autorità Ecclesiastica, in particolare dall'allora Card. A. M. Mistrangelo.


Il progetto della nuova Chiesa

Sul finire del 1928, ottenuti dalla Curia i dovuti permessi, Don Mancini pensa a concretizzare quello che sembrava un'irrealizzabile progetto.
Viene formato un piccolo Comitato Parrocchiale che s'impegna di appoggiare e coadiuvare il Parroco nella difficile attuazione dell'opera.
L'incarico di redigere il progetto del nuovo complesso viene affidato all'architetto Ezio Cerpi, senese (1868-1958) membro influente del Collegio Architetti.
Era stato consigliato al Parroco dalla Curia Fiorentina "per la sua rapacità tecnico-artistica nelle costruzioni sacre".
[ Santa Maria a Coverciano - progetto dell'Arch. Cerpi ]Il Cerpi accetta con entusiasmo, significando che "era suo intendimento lanciare nel campo dell'arte un modello di architettura religiosa tutta personale, ispirata alle tradizioni romaniche, che uscisse dalle solite linee e quindi fare un collaudo delle sue particolari innovazioni".
Il disegno doveva tenere conto della popolazione del nuovo rione, in pieno sviluppo demografico.
Il terreno su cui doveva sorgere era quello agricolo, di proprietà della chiesa, adiacente al vecchio oratorio, lungo la via settignanese; non era purtroppo disponibile altro terreno appartenente alla parrocchia.
Nell'aprile del 1929 il progetto è pronto nelle sue linee essenziali e Don Mancini lo presenta alla Commissione d'Arte Sacra della Diocesi, per l'approvazione.
Nel giugno successivo viene comunicato al parroco e all'architetto che il disegno era stato approvato, salvo alcune modifiche da apportare.
Il Cerpi stesso avrebbe diretto i lavori, appena fossero iniziati.
Ma di fronte alle prime difficoltà, soprattutto di carattere economico, il Comitato si scioglie.
Tutto sembra essere rimandato a tempo indeterminato, ma don Mancini non si perde d'animo.
Sul finire del 1929, un altro comitato "pro erigenda chiesa" viene nominato ufficialmente dalla Curia, su proposta del Parroco.
Ne assume la presidenza onoraria lo stesso Arcivescovo Card. A. M. Mistrangelo, la presidenza effettiva mons. G. Bonardi, Vicario Capitolare, la vice presidenza il Ten. Col. nob. Vittorio Giannuzzi, residente a Coverciano: il parroco D.T. Mancini viene nominato segretario.
Il 2 dicembre 1929 si riunisce per la prima volta, fa stampare una circolare chiara e persuasiva, per la raccolta dei fondi e dà disposizioni per la sua diffusione presso personalità religiose, autorità civili, enti pubblici ed anche presso persone private residenti in Italia ed all'estero.
Tra i vari personaggi cui furono fatte pervenire le domande di offerta, citiamo -a titolo di curiosità- Sua Maestà il Re, il Capo del Governo, il Principe Umberto e nomi di attori notissimi, quali Ramon Navarro, John Barrimore, Douglas Fairbanks, Greta Garbo, Dolores Del Rio, Pola Negri.
Le offerte principiano ad affluire.


Il piano regolatore della città

Vengono fatti, intanto, i primi sopralluoghi per ubicare, nel modo più conveniente, la nuova costruzione nell'appezzamento di terreno appartenente alla chiesa.
In complesso, tutto sembrava felicemente iniziato, ma ben presto sorgono ostacoli imprevisti e le conseguenti delusioni.
L'architetto incaricato del progetto, nell'assolvere al suo incarico, non si era curato di esaminare con la dovuta attenzione se il piano regolatore cittadino consentiva la costruzione del complesso sul terreno che si aveva a disposizione.
Quando gli incaricati dal Comitato si presentarono all'Ufficio Tecnico Comunale per la presentazione del progetto e la relativa approvazione, si viene a conoscere, tra la sorpresa generale, che esso non è eseguibile sul terreno prefissato.
Dai lucidi del piano regolatore, accuratamente esaminati, risulta che parte del terreno della chiesa sarebbe stato preso per l'allargamento stradale di via Settignanese e parte sarebbe stato requisito dall'Autorità Governativa per la nuova Stazione Merci già in progetto.
Il terreno riservato alla costruzione della chiesa sarebbe stato compreso tra l'attuale Tabernacolo della Madonna, presso l'Oratorio ed il confIne della costruenda Stazione, per una lunghezza di circa 50 metri.
Una lunga fila di folti cipressi avrebbe dovuto difendere -si pensava - la nuova chiesa dalla vista dei treni, dei binari e delle merci.
Il Cerpi, invitato a venire sul posto, constata che, purtroppo, la mancanza dello spazio necessario non permetteva in nessun modo l'attuazione del progetto e la costruzione doveva essere sospesa e rimandata.
Il progetto veniva, così, colpito proprio alla sua base.
Ed i membri del Comitato, che avevano accettato con entusiasmo il delicato incarico, nella maggior parte, persa ogni fiducia, non si presentano più alle sedute ne si curarono della raccolta dei fondi. Qualcuno dimostra verso l'opera una malcelata ostilità.
Il progetto sembra inesorabilmente naufragare: manca il terreno per la nuova chiesa.


La donazione

Lunghissime pratiche vengono condotte invano presso i proprietari dei terreni, che, di comune accordo con i pochi membri del Comitato, rimasti fedeli, si ritengono più adatti per la costruzione. Sembra non esservi nessuna via di soluzione.
Ma a questo punto, appare chiaro l'intervento della Provvidenza.
Inaspettatamente una signora, la N.D. Florence Morgan Giannuzzi-Savelli, inglese, di religione protestante, residente a Coverciano proprietaria della Villa "Le Loggette", Via Salvi Cristiani n. 17, fa donazione di un appezzamento di terreno di circa 1.300 mq., limitrofo alla villa stessa, situato nel centro della zona più popolosa della parrocchia.
Prese con cura le dovute misure, si constata che nell'appezzamento entra perfettamente il complesso della chiesa e della canonica.
Registrato l'atto di donazione, il Cardinale dà, ben lieto, il suo consenso per l'inizio dei lavori.
Al ringraziamento del Parroco e dell'intera popolazione, la Signora Morgan, risponde con una nobile lettera in data 16 gennaio 1930:
"Anziché ricevere da Lei e dal Suo buon Popolo ringraziamenti, sono io che debbo ringraziare Iddio di avermi dato l'occasione di essere utile.
Non può credere quanto questa opera sia cara al mio cuore
".
Crediamo doveroso rilevare come questo singolare caso di donazione fatta da una protestante per erigere una Chiesa cattolica sia davvero sorprendente, in un periodo, in cui i rapporti tra cattolici e protestanti erano quanto mai difficili, per non dire impossibili.
Una lapide in marmo, posta sopra la porta laterale destra, nell'atrio della chiesa, ricorda l'atto di donazione:
"UT HUIUS COVERCIANENSIS PAROECIAE POPULUS NOVAM SUAM ECCLESIAM AEDIFICANDAM CURARET N.D. FLORENCE GIANNUZZI SAVELLI MORGAN ANNO MDCCCCXXIX DECEMBRI MENSE FLORENTINAE CURIAE ARCHIEPISCOPALI AERAM LIBERALITER LARGITA EST. TANTAE MUNIFICENTIAE PERPETUO MEMORES PAROECIANI P.P. ANNO MDCCCCXXXVI APRILI MENSE"


L'inizio dei lavori

Il 2 febbraio 1930 D. Mancini benedice solennemente il terreno su cui sarebbe sorta la chiesa ed [ Santa Maria a Coverciano ]al canto del "Te Deum", pone la prima pietra.
I preparativi fervono.
Il 14 marzo l'Ufficio dell'Edilizia Urbana del Comune di Firenze, visto il parere della Commissione competente "dà il benestare per la costruzione di una nuova Chiesa Parrocchiale, con annesso Circolo Ricreativo e Canonica, nella nuova strada tra via Settignanese e via Antonio d'Orso, in conformità dei disegni approvati".
Il 25 marzo hanno inizio i lavori di muratura.
Trattandosi, in un primo tempo, di lavori non richiedenti personale specializzato, l'opera viene condotta dal Comitato, in economia, con pochi operai fissi, inquadrando nelle ore del dopo-lavoro e della domenica mattina i numerosi lavoratori volontari della zona, di ogni età e condizione.
La sorveglianza e la direzione tecnica sono affidate al vice-presidente Ten. Col. nob. Vittorio Giannuzzi-Savelli, consorte della Signora donatrice del terreno.
Il finanziamento proviene, nella maggior parte, dalla popolazione, la quale, finche può, offre il lavoro gratuito.
Nell'Archivio Parrocchiale si conserva ancora il registro, redatto con meticolosa precisione, dove si possono leggere sia i nomi delle persone che le ore lavorative offerte.
  

tratti da "Coverciano - Storia e Arte"
di Giuseppe Raspini e Alfonso Batistoni