ex villa dei
Franceschi, da Bernardo Fabbricotti acquistata e fatta trasformare
nel 1871 dall'architetto Vincenzo Micheli. La famiglia Fabbricotti era
originaria di Carrara; si era trasferita a Livorno da dove esportava
marmo. E' probabile che la villa Franceschi fosse costruita sull'area
di un edificio rurale eretto durante la signoria dei Medici.L'ingresso
principale della villa è posto in piazza Matteotti, ma
quello aperto sul viale della Libertà è più
comodo. Linea architettonica dell'edificio severa per semplicità,
priva di orpelli, ma non austera. La semplicità dell'edificio
esalta le linee architettoniche, snellendo la costruzione piuttosto
tozza data l'altezza (due piani soltanto anche se abbastanza
alti) e la forma squadrata della villa.Sulla facciata principale
che guarda il parco verso ponente, un portone semplice sormontato
al primo piano da un lungo terrazzo in pietra. La villa si trova
in asse ad un viale largo che termina sul retro delle scuderie
il cui ingresso si trova in via Roma. Nel 1935 il Comune comprò
la villa con l'annesso parco di circa 6 ettari insieme coi poderi
della tenuta pari ad altri 37 ettari: L'intento degli amministratori
era quello di utilizzare parte delle aree per costruirvi case
destinate alle "classi più elevate".Anche prescindendo
dalla destinazione originaria, l'operazione fatta dal Comune,
condizionò lo sviluppo urbano in questa parte della città.
La disponibilità delle aree rafforzò la tendenza
ad allungare la città contro il concetto centrico seguito
nell'800 durante l'espansione e l'allargamento della cinta. Dopo
la guerra la destinazione delle aree venne mutata a favore di
costruzioni destinate al più largo ceto medio. Inoltre
con l'idea di sfruttare al massimo le aree di proprietà
comunale fu elevato l'indice di fabbricabilità con una
minore sollecitazione all'estensione urbana. Le ultime aree disponibili
furono vendute nel 1956 insieme con quelle ipotecate dalla Banca
del Lavoro creditrice degli allora proprietari del parco della
Villa che, così, fu ridotto alle attuali proporzioni.
Sui viali ed attorno all'esedra davanti il fabbricato, statue
e busti rappresentanti, per lo più, uomini di cultura
nati o vissuti a Livorno. Appena entrati dall'ingresso
di viale della Libertà, sulla sinistra, addossato al muro
di cinta costruito con la riduzione del parco, una fontana in
stile liberty, tolta dal parco della demolita Villa Attias, opera
di Luigi Brizzolara [Chiavari - Genova 1868-1937]. In fondo al
viale centrale, busto di Amedeo Modigliani, modellato e fuso
in bronzo da Vitaliano De Angelis. Sul fianco
destro della villa, busto marmoreo di Pietro Mascagni, eseguito
da S. K. Todoro. Nell'esedra: busto di Renato Natali, opera di
Vaccari; busto di Guglielmo Micheli, opera di S. Delfo Paoletti;
busto di Giosuè Carducci, opera di S. Vaccari; busto di
Giuseppe Emanuele Modigliani, deputato livornese [1913-1923]
fondatore con Filippo Turati e C. Treves del Partito Socialista
Italiano [Livorno 1877-1947], opera di S. G. Giorgi; busto di
Giovanni Bartolena, opera di Giulio Guiggi; busto di Giovanni
March, opera di G. Guiggi; statua raffigurante Adriano Lemmi,
mazziniano livornese [1822-1906], opera non attribuita. Sul
lato destro si eleva su tutte le altre figure quella, in piedi,
di Giovanni Fattori, gittata in bronzo dallo scultore Walmone
Gemignani qui collocata, da Via Grande dove, prima della guerra,
era posta sotto la parete del Cisternino che guarda verso piazza
della Repubblica. Proseguendo oltre l'esedra,
sul viale che conduce all'ingresso di piazza Matteotti, appena
sulla destra, l'effigie marmorea di Augusto Corridi, eseguita
da Vincenzo Cerri. Più avanti, attorno ad una seconda
esedra, i busti dei Granduchi Ferdinando I, Cosimo II, Ferdinando
III e Cosimo III, opera del senese Fancelli, recuperati dalle
macerie di palazzo Balbiani, l'ultimo a destra sulla via Grande
[già Ferdinandea] provenendo da piazza Grande sull'angolo
di piazza Colonnella. La villa è stata
sede delle più importanti istituzioni culturali di Livorno.
- La Biblioteca
dei Ragazzi, aperta nei locali del teatrino della villa nel 1958
- La Biblioteca
Labronica o Francesco Domenico Guerrazzi
- Il Museo Giovanni
Fattori.
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