Se
parli di Livorno, tutti subito ti accennano ai "Quattro
Mori": il monumento più
famoso e rappresentativo della città.
Ma andando in piazza del Luogo Pio, quartiere Venezia, INCONTRO un altro monumento
ai mori.
Si trova all'interno della Chiesa
di San Ferdinando, o della crocetta,
opera di Giovan
Battista Foggini, proprio sull'altar
maggiore!!
Questo
altare, di marmo pregiato fu disegnato e progettato dal Baratta.
E' al centro dell'abside. Fu eretto per la munificenza del Teriesi,
sepolto, come da iscrizione, ai suoi piedi.
Lo stemma dei Teriesi: una colomba con nel becco un ramoscello
d'olivo che si posa su di una colonnina fissata alla base da
sei palle a ponticello.
Nel fornice dell'arco di trionfo, troneggia il gruppo marmoreo
del Baratta allusivo alla visione di San Giovanni de Matha avuta
nella cappella di San Vittore, a Parigi, la mattina del 28 gennaio
1193, durante la celebrazione della sua prima messa al momento
di alzare l'Ostia per l'adorazione dei fedeli.
Il Santo vide il Redentore biancovestito, crociato al petto,
rompere le catene a due schiavi, moro l'uno e bianco l'altro,
ginocchioni ai suoi piedi.
Il plastico, agli effetti artistici, nella disposizione del Redentore
sembra voglia ispirarsi al "Santa Teresa" del Bernini
in Roma nella chiesa di Santa Maria della Vittoria, ma ne sono
assenti la molta teatralità, la leziosità tutta
barocca soprattutto dell'angelo e nell'atteggiamento della Santa,
propria del gruppo berniniano.
Per due secoli dinanzi a questo gruppo marmoreo della chiesa
di San Ferdinando hanno sostato e pianto schiavi redenti dai
Padri
Trinitari al ritorno dalle coste
africane. |