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Le immagini di Gesù della Pietà a Livorno
   

E' un INCONTRO... umano quello che faccio in un gelido mattino di fine gennaio.
Una mamma in apprensione per il figlio che "si è cacciato nei guai".
La trovo sul Ponte di marmo all'inizio di Via Borra; sta andando a chiedere aiuto a "
Gesù della Canna"; mi chiede se l'accompagno.
Entriamo nella Chiesa di Santa Caterina.
E qui vengo a conoscere una pratica di pietà popolare livornese.


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PREGHIERA A GESÙ DELLA PIETÀ

A te, o Signore, fonte di misericordia e di pietà, io peccatore mi rivolgo: degnati di purificarmi. Concedi perdono a un colpevole, rialza un caduto, guida chi è in cammino. Prego l' abbondanza della tua bontà perché guarisca le mie infermità, illumini la mia cecità, arricchisca la mia povertà.
Indicami, Signore, il mio posto nel mondo e fa, che sappia quello che vuoi da me. Concedimi di non venir meno sia tra le buone che tra le avverse vicende, ma liberami dai molti pericoli. Aiutami, Signore di misericordia, affinché tutto quello che a te piace, lo desideri, lo conosca e perfettamente lo compia a gloria del tuo Nome.
Radica in me le virtù perché sia attratto dalle verità divine, sia fedele ai doveri umani e conduca una vita ordinata che sia di merito a me e di esempio al prossimo.
Infine fammi godere delle grazie che ti domando.
Tu che vivi e regni per tutti i secoli dei secoli.
Così sia.

CHIESA DI SANTA CATERINA

La statua che raffigura "Gesù della Pietà" è collocata in una cappella che un tempo era il terzo ingresso alla chiesa; fu deciso di organizzare qui una cappella per meglio onorare l'immagine, ritenuta taumaturgica, che viene conservata sull'altare. Precedentemente l'immagine era all'ingresso della chiesa, oggetto di particolare devozione da parte dei marittimi che qui venivano ad impetrare la grazia del ritorno. La statua fa parte di un gruppo di sei di cui cinque presenti nella in questa chiesa mentre la sesta si trova nella chiesa di San Ferdinando. Volute all'inizio del XVIII secolo dalla pietà religiosa del Granduca Cosimo III, furono modellate in cartapesta da Giovanni da Mentone, cappellano cappuccino dei galeotti del bagno penale e probabilmente da essi aiutato nell'opera, si vede chiaramente la "differenza di mano" fra le figure.
La strada che le ha portate in questa chiesa si ignora, resta il fatto che le figure, che rappresentano la Passione di Nostro Signore Gesù Cristo, erano state pensate e collocate nell'ospedale sorto al posto del bagno penale del bastione del Villano, quando quest'ultimo fu trasportato in Fortezza Vecchia. Rappresentando il dolore fisico del Redentore ed avevano lo scopo di alleviare le sofferenze dei pazienti, che ad esse si rivolgevano per ottenere grazie. Ed ecco il fiorire di una devozione che si concentra nella figura di "Gesù della canna" così chiamato per la scettro denigratorio che regge, come si legge nelle sacre scritture; rappresenta Gesù nel pretorio mentre le altre figure sono: Gesù flagellato alla colonna e Gesù sulla via della Croce (nella stessa cappella), Gesù nell'orto degli ulivi (di fronte sotto la cantoria) mentre, nella chiesa di San Ferdinando, si trova Gesù deposto. L'ultima figura è quella di Maria Addolorata che si trova nella Mostra d' Arte Sacra.
Intorno a queste figure c'è stata la fioritura di pittoresche opere d'arte una piccola collezione di ex-voto dipinti che si trova alla Mostra, interessante soprattutto perché dal momento che la devozione a Gesù della Canna era ristretta alla Città di Livorno conserva un'interessante testimonianza storica per la città sia dal punto di vista figurativo paesaggistico, da quello linguistico fino a quello degli eventi storici.

   

CHIESA DI SAN FERDINANDO [o di crocetta]

La statua di Gesù Nazareno troneggia in una nicchia rettangolare, incompleta.
E' una scultura lignea del secolo XVII che si accompagnava alle processioni degli schiavi dal Lazzaretto alla Cattedrale ed alla chiesa di Crocetta dopo la quarantena fatta al ritorno dall'Africa.
Lo scultore è ignoto.
Lineamenti e panneggiamenti rivelano un abile mano di artista.
La tradizione (
diversa, ma non poi troppo, da quella riferita precedentemente) vuole sia stata scolpita da uno schiavo del Bagno dei Forzati di Livorno assai competente anche in pittura se gli si attribuiscono le sculture della Chiesa di Santa Caterina (Gesù della Pietà) e la decorazione dell'iconostasi nella chiesa dei Greci Uniti, oggi della Purificazione in Via della Madonna.
L'artista ritrae Gesù nella posizione di "Ecce Homo", coronato di spine, mani legate, il volto chiazzato di sangue, occhi d'una espressione che commuove ed avvince. La statua del Nazareno è una mirabile rievocazione del dolore fisico e morale di Gesù.
L'abitino sul petto ricorda il riscatto di una statua, di cui la presente vuole essere una copia fedele, alla corte di Mequinez assieme a 221 schiavi e 16 immagini religiose che i Trinitari spagnoli operarono nel 1681: i Mori le avevano razziate nella presa del Castello di Marmore nel regno di Fetz.

(Mario Barbano
La Chiesa di S. Ferdinando e i Padri Trinitari)

La presenza dell'immagine di Cristo Redentore nella Chiesa della Crocetta è legata alla missione scelta da Giovanni de Matha (fondatore nel 1198 dei Trinitari): la redenzione degli schiavi, infatti, come si legge nella cost. 51:
«I nostri Padri si conformarono a Cristo Redentore nell'esercizio delle opere di misericordia e, tributandogli venerazione e amore, esercitarono virtù eroiche nel redimere gli schiavi e nel soccorrere gli infermi talora colpiti anche dalla peste, con pericolo perfino della loro vita.
«I nostri frati, quindi si sforzino con impegno per rivestirsi dei sentimenti di misericordia di Cristo Redentore, meditino assiduamente il mistero della sua passione e, per rendere culto a Cristo legato e sofferente, celebrino con solennità la sua festa, sotto il titolo di "Gesù Nazareno".»


[ulteriori notizie su: CHIESA di SAN FERDINANDO]

 

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