Riconosco subito in quale ospedale
mi hanno portata: come ospedale è un vero rottame ma ha
il più bel panorama del mondo! Sono parole di mia madre
che c'è stata, purtroppo ricoverata a lungo. Prima di
fare il punto sulla mia situazione, sui perché e sui per
come; sul come e sul quando sono finita lì, mi prendo
uno stacco, proprio immergendomi nel panorama.
Difficile descrivere la
dolcezza di quelle colline che fanno corona su ogni lato; le
tante tonalità di verdi, le varietà degli alberi,
la rotondità delle colline, le stupende e discretissime
ville che da tanti anni impreziosiscono la natura, già
bellissima di suo. Aspiro a pieni polmoni l'aria, immagino i
profumi come se fossi là fuori a passeggiare a passeggiare
per sempre nuove stradine piene di fascino ed anche di... ricordi.
Quelle stradine sono legate agli anni dell'università
di Carlo quando lo raggiungevo e le consumavamo; consumandoci
di progetti, sogni, risate, scherzi infantili e baci.
-Signora Serri! Che gioia
vederla ritornare tra noi! Sono il Prof. Federici. E' capitata
qui da me oramai da più di un mese, in ben brutte condizioni.
Quando è svenuta, nella villa della sua amica, ha battuto
violentemente la testa nello spigolo in marmo del caminetto.
Una ferita mica male! In più choc e coma. Fa le cose in
grande lei. Ma, in grande si è anche ripresa molto bene
e tutto sommato, velocemente.
Fino ad ora abbiamo lavorato noi e... il suo corpo alla sua insaputa.
D'ora in poi dovrà collaborare e ci conto molto.-
Mi sorride questo professore mentre scorre la mia cartella clinica;
sto per chiedergli alcune spiegazioni. Mi previene.
-Per ora niente domande; l'affaticherebbero troppo. Si fidi e
si abbandoni ancora per un po' alle nostre mani. Se crede, come
me, si abbandoni alla volontà del Signore. "Scrive
diritto sulle righe storte", che gran mistero.
Le annuncio una visita, diciamo fra una mezz'ora. Se gradisce
farsi trovare in poltrona, le manderò l'infermiera. Da
sé, per ora, non faccia assolutamente nulla. Brava signora
Serri, buongiorno.-
Sono talmente spossata che non mi viene nemmeno la curiosità
di sapere chi verrà; o forse è perché penso
sia Pietro. Camicia da notte verde pallido pulita, pettinatura
con crocchia, trucco e.... mi sono fatta prestare gli orecchini
dall'infermiera: a Pietro sono sempre piaciuti. Un po' di colonia
e mi sento pronta.
Ero pronta per Pietro non
certo per un Ispettore di Polizia, un avvocato ed un altro che
non ho capito chi fosse.
-Concedo un colloquio di sola mezz'ora; la signora non sarebbe
in grado di andare oltre. Questo il Prof. Federici lo disse rivolto
ai miei visitatori. A me sottolineò che potevo interrompere
il colloquio in qualsiasi momento o addirittura decidere di non
cominciarlo affatto.-
-Per il momento, signora, le rivolgerò un'unica domanda.
Cerchi di essere più precisa possibile. Le chiedo anche
un'altra cortesia: non mi faccia nessuna domanda.
Ecco, vorrei sapere da lei cosa ricorda di quel sabato pomeriggio,
nei minimi dettagli. Anche cose che a lei potrebbero sembrare
insignificanti o addirittura ridicole.-
-Certo è ben strano. E' la seconda volta in poche ore
che mi si chiede di rispondere e non di domandare; permette che
avrei diritto al contrario!? Ma sono troppo stanca per ribellarmi.
Ecco dunque il mio racconto.....
Alla fine mi resi ben conto
dalla loro faccia che non ero stata di nessun aiuto. Ma per scoprire
cosa?
-Sono sfinita, Le chiedo scusa ma vorrei interrompere qui.-
-Certo. Grazie. Non la disturberemo più. Ma se le tornasse
in mente qualcosa, sa dove trovarmi. Di nuovo grazie, buona fortuna,
buona guarigione.-
L'infermiera entrò
con un gran mazzo di rose rosse: Pietro, a modo suo, si metteva
accanto a me. Appena a letto e con una bella puntura mi addormentai,
felice di quelle rose e con nessuna voglia di capire.
Il risveglio, al mattino dopo, fu ugualmente sorprendente. Accanto
al mio letto c'era Don Stefano il mio Parroco ed anche amico
di casa da lungo tempo. Cordiale, sereno e rasserenante come
sempre...... ma poi arrivarono le pillole amare. A lui era toccato
l'ingrato compito di aprirmi gli occhi. Per questo si era fatto
precedere dai fiori: le rose non erano di Pietro.
A Fontebruna, quel pomeriggio
di sabato, Claudia era stata uccisa; si sospettava di Pietro
: delitto passionale. Pietro si era fatto una settimana di carcere,
poi era uscito. Non capii perché l'avessero scarcerato
e non mi interessava. Chiesi invece ansiosa dove fosse ora e
perché non era lì. Finalmente ero io a domandare.
Pietro era fuggito; nessuno ne sapeva più nulla.
-Don Stefano, Lei crede davvero che sia stato Pietro?-
-L'animo umano è comprensibile nel profondo, solo al Signore;
però ho fortissimi dubbi che questa sia la verità.
E tu?-
-Proprio in quei giorni riflettevo sul nostro matrimonio; sul
nostro rapporto e sulla poca comunicazione che c'era fra di noi.
Ma sono convinta che Pietro è del tutto innocente. Certo,
detto a Lei, era strano in quel periodo e il suo arrivo a casa
di Dora con Claudia mi lasciò e mi lascia tuttora sbigottita.
Ma un perché ci deve essere, lo sento con tutta me stessa.
La ringrazio di essere venuto. Ritorni, se può, stasera.
Ora vorrei stare un po' da sola.-
-Ti ho portato il tuo libro di preghiere e la tua Bibbia. Cerca
lì forza e luce, cara "luce" ! Questa sera non
mancherò.-
Ho pianto, ho pregato, ho pensato, ho scavato nella mia memoria
e nella mia anima. E' duro, è duro.......
Mi hanno dimessa. Come per
tutti, il ritorno a casa da un lungo periodo di degenza, mi ha
trovato con uno stato d'animo contraddittorio. Felice ma a disagio.
Quasi non fosse più casa mia. Malinconie improvvise, paure,
senso di solitudine. Difficoltà a riprendere anche gi
orari, il vivere quotidiano. Ti senti estranea a te stessa, fai
fatica a rioccuparti della tua persona.
Per me poi, c'è il vuoto di Pietro: da quattro mesi nessuno
ha notizie.
In questi casi di svuotamento per disgrazie su disgrazie, sono
le piccole cose del vivere quotidiano una delle medicine per
guarire e reinserirti.
Alessio, in tutto questo
tempo, insieme alla segretaria di Pietro, si è occupato
dell'amministrazione domestica e di quella dello studio. Ora
toccava a me.
Mentre sto passando carte su carte mi risuona la voce di Pietro
da un tempo molto lontano. Aveva avuto guai seri di salute:
-Dovesse succedermi qualcosa, nella cassaforte di casa ci sono
le mie disposizioni - e mi aveva dato la combinazione per aprirla.
Sono passati ben dieci anni; è questo il momento per farlo?
Ho passato la giornata a pensarci, a valutare pro e contro. Spenta
la televisione vado a letto : - Ho deciso, la apro - dico forte
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