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Cristiana e Barbara
di Giuliana Parigi

 

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   C'era poco da stare allegri, culturalmente parlando, a Canneto, così la borghesia del luogo - della quale faccio parte - aveva escogitato i ritrovi del sabato sera.
   Non tutti i sabati e nemmeno a scadenza fissa, anzi alcune volte diventavano venerdì sera o domenica pomeriggio per non risultare banali e monotoni.
  Quella sera, un venerdì di settembre, eravamo ospiti di Raimondo Volpi. Avvocato, si interessava di una catena di negozi in città e provincia, ereditati in floride condizioni dal padre. La moglie Patrizia, molto più giovane, aveva dato un impulso moderno e spigliato ai commerci tanto che erano diventati i più ricchi superando perfino la famiglia Prefetti, latifondista da generazioni.
Francamente le serate a casa di uno o di un altro o in un locale preso in affitto o in un ristorante fuori Canneto, erano sempre più o meno le stesse; con le stesse persone.
   Da Raimondo qualcosa di diverso c'era.
   Intanto la sua casa.Ora che il suo giovanissimo figlio si era sposato ed abitava in Canadà, che i genitori e la zia erano morti, aveva fatto un salone unico con le tre camere.   Un'infilata di stanze, che potevano essere separate da porte scorrevoli, attrezzate per il gioco, per la musica, per visionare diapositive o film, per la TV, per leggere e scrivere, per conversare. In tutte le stanze trovavi comodi divani, poltrone, sedie, tavoli, tavolini, luci, tappeti, quadri, piccole e originali collezioni.
   Da Raimondo, ed anche questo succedeva solo da lui, le serate iniziavano alle 19 e finivano a mezzanotte: potevi andare e venire a qualsiasi ora e c'era sempre un buffet fornitissimo ed elegante con cameriere.
   Ma la cosa che rendeva più unica la serata da lui, era senz'altro la sorpresa di trovare qualche ospite nuovo, fuori dal nostro solito giro. E' tuttora un mistero come facesse a "procurarseli" e se li "pagava" o no.
   I gruppi a casa sua, per via di tutti quei salotti, si facevano e si sfacevano più volte nell'arco della serata. Uno degli angoli più frequentati era quello musicale, fornitissimo di dischi di ogni epoca e stile musicale, con giradischi e attrezzi vari per l'ascolto, all'avanguardia.Non mancava un pianoforte, una chitarra ed un clarinetto: qualcuno che si esibiva e faceva spettacolino lo trovavi sempre.

   Quella sera, verso le 21, quasi tutti erano proprio nella zona musica: suonava il pianoforte Raimondo in persona ed accompagnava sua moglie che cantava delle romanze.
   Salutai con un cenno per non disturbare, sbocconcellai e bevvi qualcosa al buffet e me ne andai nel salotto più lontano perché non capisco e non amo nessun tipo di musica.
   Facevo un solitario con il computer - Raimondo aveva subito installato anche questo tipo di passatempo!-
   Sui divani, vicino a me, c'erano due o tre coppie con gli ospiti nuovi di quella sera.
   Stava parlando il tipo più anziano, almeno a giudicare dall'aspetto. Aveva un accento vagamente francese ed un vestiario alquanto affettato, ricercato.
   Il bello di questa "trovata raimondiana" degli ospiti sconosciuti, era che noi frequentatori fissi, passavamo gran parte del tempo a studiarli per carpirne l'età, la provenienza, la professione, la competenza, i tic, le ripetizioni, le particolarità fisiche ed espressive. Non conoscendo niente di loro - e loro parevano ammaestrati a non farsi scappare il minimo indizio -, non sapevamo mai come controbattere a ciò che ci propinavano. Erano banalità? Luoghi comuni salottieri, aria fritta, parti di fantasia? Ma se si fosse trattato di "eminenze grigie", "grosse personalità", "insigni esperti" come ci lasciavano intendere ogni volta Raimondo e signora?
Sì che il nostro gruppo non era certo un'accolita di imbecilli senza cultura!.... ma avevamo, forse, il senso di inferiorità dei provinciali. Così "davanti a loro" stavamo tutti a bocca aperta.

   Tornando a noi. Questo tipo simil-francese, stava pontificando che tutti gli uomini di fronte alle traversie, agli ostacoli, ai blocchi ( usò proprio questa espressione) della vita, "e ce n'è per tutti", rispondono in una delle tre seguenti maniere:

  • A) si lasciano dominare dagli avvenimenti. Non vivono ma si lasciano vivere. E, trascinati per i capelli, di traversia in traversia, arrivano alla fossa.
  • B) combattono tutto e tutti lancia in resta. Vivono la vita come una campo di battaglia, sempre attenti a guardarsi intorno, a studiare strategie. E, di combattimento in combattimento, non si accorgono e... cadono nella fossa.
  • C) vedono gli ostacoli, valutano le proprie forze. Prendono tempo, cercano di aggirare, imboccano vie secondarie, si mimetizzano, temporeggiano, sperando che le cose si aggiustino da sole. E, tutti presi in questi giochi , gli si para davanti la fossa: non possono scansarla ed eccoli dentro.

- Il risultato mi pare uguale. - mi scappò di bocca.
- Come dice? -
- Nulla, nulla. Continui, è interessante. -
La mia interruzione mise voglia anche a Virginia di dire la sua:
- Scusi, ma non potrebbe capitare che i tre approcci alla vita si intersecassero? La stessa persona una volta risponde A, un'altra B oppure C... o che le risposte fossero più sfumate? -
Non rispose. Ormai ci provavo gusto e ripresi la parola io.
- Secondo lei quale dei tre metodi di risposta è più giusto? Chi dei tre, facendo un bilancio della propria vita, può rimanere soddisfatto? E c'è qualcuno che "costruisce" qualcosa invece di passare il tempo a rincorrere i guai in una maniera od un'altra' ? -
- Lasciatemi finire, lasciatemi finire. - ribatté stizzoso e aggiunse:
- Del resto non esiste un metodo giusto. Ognuno ha il suo e non può essere altrimenti. E' immutabile. -

   La serata aveva preso un corso tutto particolare, grazie alle interruzioni.
Con nostra grande sorpresa il signor simil-francese a questo punto fu interrotto anche da un "suo collega".
Pacioso, pelato, sprofondato nella poltrona di pelle, emanante un forte odore di tabacco da pipa l'apostrofò:
- Di grazia, chi e che cosa predetermina il comportamento di ognuno? -
- L'ambiente, l'educazione, l'humus in cui ha vissuto, i modelli che gli si sono presentati davanti, l'esperienze fatte ovviamente! Ma lasciatemi proseguire! - replicò a voce molto alta.
Dalla sala musicale, ed anche da fuori, arrivò altra gente: l'ambiente si era riscaldato.
Assistemmo, divertiti, ad una disputa fra i "tre ospiti speciali".
Infatti anche il terzo si riscosse dal suo torpore e disinteresse.
Era uno sbarbatello con spesse lenti sopra un naso particolare che pareva non poter reggere gli occhiali che ci stavano a cavalcioni. Ogni momento pensavi gli dovessero cascar giù; invece non ebbe bisogno nemmeno una volta di darci un'aggiustatina. Portava dei jeans con camicia bianca, cravatta estrosa ed una giacca blu tipo guardiamarina. Aveva delle mani da pianista e quando parlava sorrideva timidamente ma nelle cose che diceva c'era una profonda convinzione. Soppesando le parole una per una e pronunciandole con forza, disse rivolto al simil-francese:
- Per me è già tutto scritto. Non fatalisticamente parlando, bensì chimicamente parlando. I comportamenti (compreso l'amore, badi bene, lo ribadisco, compreso l'amore) son giochi chimici. Sostanze che si muovono, si addensano, scompaiono, circolano dentro di noi o ci abbandonano. -
- Ma mi faccia il piacere! E l'Io, l'Inconscio, la volontà, i cambiamenti.... Guardi, guardi voglio raccontarle una storia. E' lontana nel tempo, comincia quando ancora andavo a scuola ma è illuminante; vedrà, vedrà. Non potrà che convenirne. Ne sono certo. -
A questo punto della serata eravamo tutti lì e Raimondo pensò bene di farci trasferire nel salone per stare più comodi. L'ospite anziano che ci aveva promesso questo racconto fu fatto sedere su uno scranno al centro e noi facevamo tutti corona.
Il cameriere, appena ci fummo sistemati, ebbe la brillante idea di passare con dei salatini ed una coppa di spumante, ma il narratore, eccitato, rifiutò e si apprestò, aggiustandosi ben ben sullo scranno, a narrare.

   - Dunque. In classe con me nella primaria, avevo due gemelle: Cristiana e Barbara. Nessuno, nessuno avrebbe mai sospettato fossero nemmeno sorelle, che dico, nemmeno cugine e tanto meno.... amiche!
Cristiana era nera di capelli, di carnagione e di occhi. Morbidamente pienotta, viso con un'espressione dolce, accogliente. Sempre sorridente e ben disposta. Ottimo profitto, ottimissima (se così si può dire) condotta. Bella e corteggiata da tutti.
Barbara, magra come un chiodo, era rossa di capelli, pelle nivea, occhi verdi taglienti che ti guardavano durissimi per tenerti a distanza. Sempre sulle difensive (anzi sulle offensive!), si muoveva a scatti, come una marionetta. Appariva brutta, dura, legnosa. Profitto e condotta andavano in su e giù come il suo umore. Un momento un'allegria sfrenata, un altro tetra come una notte senza luna.
Fra le due era guerra, o meglio, Barbara muoveva guerra; Cristiana cercava di smorzare, smussare, passar oltre, porgere ramoscelli di pace, far finta di niente..... Tanto più Cristiana faceva così, tanto più l'altra si inviperiva, provocava. Sembrava volesse ogni volta saggiare la sorella. Metterla alla prova.
Finirono le scuole: mai nello stesso banco, mai insieme neppure nell'intervallo.
Passammo abbastanza insieme anche gli anni dell'Università. Poi le persi di vista. -
- Ma quello che sta dicendo porta acqua al mio mulino!!! Gemelle, tirate su insieme. Stessi ambienti, stesse esperienze.... Eppure venute su così diverse...-
Il narratore fece un gesto perché portassimo pazienza e riprese :
- Saranno due anni fa o tre al massimo che le trovo all'ospedale in fila per un' analisi che dovevo fare anche io.
Mi colpì subito il fatto che fossero insieme, parlassero fitto fitto, ridendo di gusto. Per la prima volta vedevo Barbara con la faccia distesa, radiosa.... direi che era più bella della gemella!
Era successo che Barbara era finita di corsa in coma all'ospedale. Dopo tre giorni e tre notti filate si era ripresa brillantemente.
- E' stato un fatto allergico - diagnosticò il primario - ma non abbiamo scoperto la fonte di una così drammatica allergia. Vorrei che lei mi parlasse delle sue malattie passate, piccole, grandi, normali. Non tralasci alcun particolare. Sono sincero, la prossima volta potrebbe esserle fatale! Non so nemmeno io come abbiamo fatto a tirarla fuori brancolando nel buio. Penso che abbia qualche santo dalla sua. Per prima cosa, ovviamente, si ricorda di qualche episodio di intolleranza a qualcosa, o di qualche allergia ? -
- No. - rispose sicura Barbara e si girò verso la sorella che assisteva al colloquio.
Fu allora che Cristiana disse:
- Ma sì, certo! Non ti ricordi che lo raccontavano sempre la mamma e la nonna che ti avevano tirato fuori per i capelli appena nata! Allergia al latte materno disse il primario di pediatria. Un caso più unico che raro. In casa ci ridevano su questa "rarità", ma la paura doveva essere stata tanta. Infatti Barbara fu allattata con il biberon e latte artificiale. Fra l'altro non fu facile nemmeno trovare il latte adatto: vomitava tutto. Raccontavano che i primi mesi stavano tutti in allarme ad ogni biberon! Fu un sollievo passare alla dieta di svezzamento! Ti ricordi Barbara? -
Barbara pareva caduta in catalessi: se ne stava tutta rigida, con gli occhi dilatati e persi nel vuoto, bianca come un morto su quella scomoda poltroncina dello studio.
Muta e sorda: pareva non aver sentito il racconto della gemella.
- Potrebbe essere una indicazione utilissima, ma mi riesce difficile credere che la signorina, ultimamente, abbia consumato latte materno! - Il primario si girò interrogativamente verso Barbara che continuava a non dare segni di seguire quanto si stava dicendo vicino a lei.
Cristiana la toccò su un braccio amorevolmente. Barbara schizzò in piedi come attraversata da una scossa di corrente; poi si accasciò sulla poltroncina e dette la sua versione dei fatti.
- Le parrà strano, ma è così. Proprio il giorno che mi sono sentita male ero stata a trovare la sorella di una mia collega che aveva appena avuto una bambina. Mi aveva portato a vederla perché questa bambina era rossa di capelli come me, come me aveva gli occhi verdi e la pelle candida. Siamo arrivate che stava preparandola per la poppata. Non so per quale guaio al seno era costretta a tirarlo via con il tiralatte e poi darlo alla bambina con il biberon. Mi è preso un assoluto e impellente bisogno di assaggiare il latte materno: non avrei saputo dire il perché. Senza la minima spiegazione e senza tanti discorsi ho chiesto di assaggiare una piccola quantità di latte. La mia collega e la sorella hanno riso, ma la cosa non le ha molto sorprese: dice che succede spesso. Così me ne sono bevuto mezzo bicchiere! Mi sentivo come se avessi vinto. La mia collega commentò, mentre tornavamo a casa, che le sembravo più euforica di quando alle cene di lavoro mi facevo un paio di bicchieri. -
- Ma non ti sei ricordata della tua allergia? Che per il latte materno per poco morivi, che eri stata malissimo? -
- No. - rispose secca Barbara e rimase di nuovo come assente.
- Ci dica a cosa sta pensando, signorina. C'è dell'altro, vero? -
Cristiana la sollecitava con lo sguardo: non si capacitava come ad una ribelle come Barbara fosse venuto in mente di assaggiare il latte materno e neppure che non si ricordasse uno dei "racconti storici" di famiglia che la riguardava così da vicino! E poi Barbara aveva una memoria di ferro per ricordare gesti, parole, inflessioni della voce: durante le sue famose "ire funeste" le risnocciolava tutte dalla prima alla settima generazione... come diceva il loro fratello...... Inchiodava tutti al muro con i suoi ricordi... spesso rielaborati, reinterpretati. Sfuriate, anche quelle memorabili, come la storia del latte materno.
- Ha ragione, ha ragione, professore. E dice la verità mia sorella. Quel racconto veniva sempre ripetuto ad ogni riunione familiare, festa, celebrazione o che so io.
Ma io pensavo che non fosse vero, che fosse una recita per me.
In realtà il latte materno mia madre non poteva darlo a tutte e due e lei aveva scelto mia sorella: questo è ciò che ho sempre pensato fino ad un momento fa. Così ho preso ad odiare Cristiana, la privilegiata. E crescendo lei è diventata sempre più bella, più brava, più buona, più gradita di me... che peggioravo giorno dopo giorno. -
- Roba da matti!!! Sì da matti!!! Ed io che ero gelosa di quel vezzoso biberon che potevano darti tutti, non solo la mamma! E poi sempre lì intorno a te, trepidanti, in ansia...-
- Scusate, ma a me sembra impossibile che vi ricordiate tutti questi particolari, emozioni.... data l'età. Forse è dai racconti successivi che vi siete create questa visione diametralmente opposta di uno stesso fatto. Succede spessissimo. Qualcosa di noi preferisce vedere la realtà in una maniera invece che in un'altra. Sarebbe interessante vedere a che punto e cosa vi ha diviso, ma io non sono un esperto in questo campo.
Invece le prescrivo questa cura che farà per tre mesi di seguito; poi un intervallo di sei mesi e di nuovo tre mesi di cura. Ci terremo in contatto. Vedrete che spariranno, piano piano, tante divergenze e non solo perché vi siete "schiarite" le idee sul latte materno ! -

   - Scusi l'interruzione! Ma dissento sempre di più da lei: non è stato l'ambiente, l'educazione. Il suo racconto ci dimostra tutto il contrario! La gemella Barbara, in completa autonomia, ha sviluppato una risposta diversa dalla sorella, non Le pare che... Del resto ogni gesto può avere tre valenze: una quella reale, un'altra quella che gli dà chi lo fa e la terza ciò che recepisce chi lo riceve. E' quest'ultima la .....- non fu lasciato continuare l'esperto-pelato, perché lo interruppe il mingherlino con una rivelazione a sorpresa.
- Permettete, permettete che finisca io il racconto. Vedete io ho seguito personalmente questo caso durante, diciamo così, il secondo coma della signorina Barbara. Lavoravo nel Laboratorio dell'ospedale. Mi ricordo bene questo caso per l'eccezionalità e perché fu il mio primo caso. Il latte materno e il latte artificiale hanno composizioni molto diverse. Si dice che "ognuno è quel che mangia": ed è vero. Senza scomodare gli orientali con i cibi Yin e Yiang, anche noi ricercatori constatiamo come nutrendosi prevalentemente o esclusivamente di un cibo o di un altro si provocano cambiamenti anche a livello di carattere. In Cristiana il latte materno aveva aumentato la sua indole "buona"; in Barbara il latte artificiale aveva immesso elementi chimici che producono aggressività, forte carica di individualismo ai limiti della asocialità. Tanto è vero (e il nostro amico che ci ha fatto il racconto l'aveva potuto constatare di persona) con la cura Barbara è diventata veramente un'altra: in lei erano stati fatti circolare altri elementi chimici. -
Tutti rumoreggiavano, ma lui li zittì e aggiunse:
- Badate bene signori, non è detto che ciò che è successo alle nostre gemelle capiti a tutti nella stessa maniera. No! No!! Perché ognuno ha una "struttura chimica di base" chiamiamola così, diversa. E diverse le risposte. -
Successe il finimondo. Vennero fuori Rousseau, Freud, Darwin, la grazia divina, il peccato originale, il DNA e ..... perfino Tarzan!
I discorsi si incrociavano, si affastellavano: i "tre esperti" poi, in un angolo quasi si accoltellavano.

   Io mi ero rimesso a fare il solitario e pensavo che Cristiana e Barbara erano un'unica persona. Come si suol dire, una faccia dell'unica medaglia che sarebbe poi l'uomo, ognuno di noi. Lo pensavo con cognizione di causa: ero stato fidanzato con tutte e due, contemporaneamente. Avrei voluto sposarle tutte e due, e poiché non era possibile, ci avevo rinunciato: non potevo contentarmi..... di una metà.


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