C'era poco da stare allegri, culturalmente parlando,
a Canneto, così la borghesia del luogo - della quale
faccio parte - aveva escogitato i ritrovi del sabato sera.
Non tutti i sabati e nemmeno a scadenza fissa,
anzi alcune volte diventavano venerdì sera o domenica
pomeriggio per non risultare banali e monotoni. Quella
sera, un venerdì di settembre, eravamo ospiti di Raimondo
Volpi. Avvocato, si interessava di una catena di negozi in città
e provincia, ereditati in floride condizioni dal padre. La moglie
Patrizia, molto più giovane, aveva dato un impulso moderno
e spigliato ai commerci tanto che erano diventati i più
ricchi superando perfino la famiglia Prefetti, latifondista da
generazioni.
Francamente le serate a casa di uno o di un altro o in un locale
preso in affitto o in un ristorante fuori Canneto, erano sempre
più o meno le stesse; con le stesse persone.
Da Raimondo qualcosa di diverso c'era.
Intanto la sua casa.Ora che il suo giovanissimo
figlio si era sposato ed abitava in Canadà, che i genitori
e la zia erano morti, aveva fatto un salone unico con le tre
camere. Un'infilata di stanze, che potevano
essere separate da porte scorrevoli, attrezzate per il gioco,
per la musica, per visionare diapositive o film, per la TV, per
leggere e scrivere, per conversare. In tutte le stanze trovavi
comodi divani, poltrone, sedie, tavoli, tavolini, luci, tappeti,
quadri, piccole e originali collezioni.
Da Raimondo, ed anche questo succedeva solo
da lui, le serate iniziavano alle 19 e finivano a mezzanotte:
potevi andare e venire a qualsiasi ora e c'era sempre un buffet
fornitissimo ed elegante con cameriere.
Ma la cosa che rendeva più unica la
serata da lui, era senz'altro la sorpresa di trovare qualche
ospite nuovo, fuori dal nostro solito giro. E' tuttora un mistero
come facesse a "procurarseli" e se li "pagava"
o no.
I gruppi a casa sua, per via di tutti quei
salotti, si facevano e si sfacevano più volte nell'arco
della serata. Uno degli angoli più frequentati era quello
musicale, fornitissimo di dischi di ogni epoca e stile musicale,
con giradischi e attrezzi vari per l'ascolto, all'avanguardia.Non
mancava un pianoforte, una chitarra ed un clarinetto: qualcuno
che si esibiva e faceva spettacolino lo trovavi sempre.
Quella
sera, verso le 21, quasi tutti erano proprio nella zona musica:
suonava il pianoforte Raimondo in persona ed accompagnava sua
moglie che cantava delle romanze.
Salutai con un cenno per non disturbare, sbocconcellai
e bevvi qualcosa al buffet e me ne andai nel salotto più
lontano perché non capisco e non amo nessun tipo di musica.
Facevo un solitario con il computer
- Raimondo aveva subito installato anche questo tipo di
passatempo!-
Sui divani, vicino a me, c'erano due o tre
coppie con gli ospiti nuovi di quella sera.
Stava parlando il tipo più anziano,
almeno a giudicare dall'aspetto. Aveva un accento vagamente francese
ed un vestiario alquanto affettato, ricercato.
Il bello di questa "trovata raimondiana"
degli ospiti sconosciuti, era che noi frequentatori fissi, passavamo
gran parte del tempo a studiarli per carpirne l'età, la
provenienza, la professione, la competenza, i tic, le ripetizioni,
le particolarità fisiche ed espressive. Non conoscendo
niente di loro - e loro parevano ammaestrati a non farsi
scappare il minimo indizio -, non sapevamo mai come controbattere
a ciò che ci propinavano. Erano banalità?
Luoghi comuni salottieri, aria fritta, parti di fantasia? Ma
se si fosse trattato di "eminenze grigie", "grosse
personalità", "insigni esperti" come ci
lasciavano intendere ogni volta Raimondo e signora?
Sì che il nostro gruppo non era certo un'accolita di imbecilli
senza cultura!.... ma avevamo, forse, il senso di inferiorità
dei provinciali. Così "davanti a loro" stavamo
tutti a bocca aperta.
Tornando
a noi. Questo tipo simil-francese, stava pontificando che tutti
gli uomini di fronte alle traversie, agli ostacoli, ai blocchi
( usò proprio questa espressione) della vita, "e
ce n'è per tutti", rispondono in una delle tre seguenti
maniere:
- Il risultato
mi pare uguale. - mi scappò di bocca.
- Come dice? -
- Nulla, nulla. Continui, è interessante. -
La mia interruzione mise voglia anche a Virginia di dire la sua:
- Scusi, ma non potrebbe capitare che i tre approcci alla vita
si intersecassero? La stessa persona una volta risponde A, un'altra
B oppure C... o che le risposte fossero più sfumate? -
Non rispose. Ormai ci provavo gusto e ripresi la parola io.
- Secondo lei quale dei tre metodi di risposta è più
giusto? Chi dei tre, facendo un bilancio della propria vita,
può rimanere soddisfatto? E c'è qualcuno che "costruisce"
qualcosa invece di passare il tempo a rincorrere i guai in una
maniera od un'altra' ? -
- Lasciatemi finire, lasciatemi finire. - ribatté stizzoso
e aggiunse:
- Del resto non esiste un metodo giusto. Ognuno ha il suo e non
può essere altrimenti. E' immutabile. -
La
serata aveva preso un corso tutto particolare, grazie alle interruzioni.
Con nostra grande sorpresa il signor simil-francese a questo
punto fu interrotto anche da un "suo collega".
Pacioso, pelato, sprofondato nella poltrona di pelle, emanante
un forte odore di tabacco da pipa l'apostrofò:
- Di grazia, chi e che cosa predetermina il comportamento di
ognuno? -
- L'ambiente, l'educazione, l'humus in cui ha vissuto, i modelli
che gli si sono presentati davanti, l'esperienze fatte ovviamente!
Ma lasciatemi proseguire! - replicò a voce molto alta.
Dalla sala musicale, ed anche da fuori, arrivò altra gente:
l'ambiente si era riscaldato.
Assistemmo, divertiti, ad una disputa fra i "tre ospiti
speciali".
Infatti anche il terzo si riscosse dal suo torpore e disinteresse.
Era uno sbarbatello con spesse lenti sopra un naso particolare
che pareva non poter reggere gli occhiali che ci stavano a cavalcioni.
Ogni momento pensavi gli dovessero cascar giù; invece
non ebbe bisogno nemmeno una volta di darci un'aggiustatina.
Portava dei jeans con camicia bianca, cravatta estrosa ed una
giacca blu tipo guardiamarina. Aveva delle mani da pianista e
quando parlava sorrideva timidamente ma nelle cose che diceva
c'era una profonda convinzione. Soppesando le parole una per
una e pronunciandole con forza, disse rivolto al simil-francese:
- Per me è già tutto scritto. Non fatalisticamente
parlando, bensì chimicamente parlando. I comportamenti
(compreso l'amore, badi bene, lo ribadisco, compreso l'amore)
son giochi chimici. Sostanze che si muovono, si addensano, scompaiono,
circolano dentro di noi o ci abbandonano. -
- Ma mi faccia il piacere! E l'Io, l'Inconscio, la volontà,
i cambiamenti.... Guardi, guardi voglio raccontarle una storia.
E' lontana nel tempo, comincia quando ancora andavo a scuola
ma è illuminante; vedrà, vedrà. Non potrà
che convenirne. Ne sono certo. -
A questo punto della serata eravamo tutti lì e Raimondo
pensò bene di farci trasferire nel salone per stare più
comodi. L'ospite anziano che ci aveva promesso questo racconto
fu fatto sedere su uno scranno al centro e noi facevamo tutti
corona.
Il cameriere, appena ci fummo sistemati, ebbe la brillante idea
di passare con dei salatini ed una coppa di spumante, ma il narratore,
eccitato, rifiutò e si apprestò, aggiustandosi
ben ben sullo scranno, a narrare.
-
Dunque. In classe con me nella primaria, avevo due gemelle: Cristiana
e Barbara. Nessuno, nessuno avrebbe mai sospettato fossero nemmeno
sorelle, che dico, nemmeno cugine e tanto meno.... amiche!
Cristiana era nera di capelli, di carnagione e di occhi. Morbidamente
pienotta, viso con un'espressione dolce, accogliente. Sempre
sorridente e ben disposta. Ottimo profitto, ottimissima (se così
si può dire) condotta. Bella e corteggiata da tutti.
Barbara, magra come un chiodo, era rossa di capelli, pelle nivea,
occhi verdi taglienti che ti guardavano durissimi per tenerti
a distanza. Sempre sulle difensive (anzi sulle offensive!), si
muoveva a scatti, come una marionetta. Appariva brutta, dura,
legnosa. Profitto e condotta andavano in su e giù come
il suo umore. Un momento un'allegria sfrenata, un altro tetra
come una notte senza luna.
Fra le due era guerra, o meglio, Barbara muoveva guerra; Cristiana
cercava di smorzare, smussare, passar oltre, porgere ramoscelli
di pace, far finta di niente..... Tanto più Cristiana
faceva così, tanto più l'altra si inviperiva, provocava.
Sembrava volesse ogni volta saggiare la sorella. Metterla alla
prova.
Finirono le scuole: mai nello stesso banco, mai insieme neppure
nell'intervallo.
Passammo abbastanza insieme anche gli anni dell'Università.
Poi le persi di vista. -
- Ma quello che sta dicendo porta acqua al mio mulino!!! Gemelle,
tirate su insieme. Stessi ambienti, stesse esperienze.... Eppure
venute su così diverse...-
Il narratore fece un gesto perché portassimo pazienza
e riprese :
- Saranno due anni fa o tre al massimo che le trovo all'ospedale
in fila per un' analisi che dovevo fare anche io.
Mi colpì subito il fatto che fossero insieme, parlassero
fitto fitto, ridendo di gusto. Per la prima volta vedevo Barbara
con la faccia distesa, radiosa.... direi che era più bella
della gemella!
Era successo che Barbara era finita di corsa in coma all'ospedale.
Dopo tre giorni e tre notti filate si era ripresa brillantemente.
- E' stato un fatto allergico - diagnosticò il primario
- ma non abbiamo scoperto la fonte di una così drammatica
allergia. Vorrei che lei mi parlasse delle sue malattie passate,
piccole, grandi, normali. Non tralasci alcun particolare. Sono
sincero, la prossima volta potrebbe esserle fatale! Non so nemmeno
io come abbiamo fatto a tirarla fuori brancolando nel buio. Penso
che abbia qualche santo dalla sua. Per prima cosa, ovviamente,
si ricorda di qualche episodio di intolleranza a qualcosa, o
di qualche allergia ? -
- No. - rispose sicura Barbara e si girò verso la sorella
che assisteva al colloquio.
Fu allora che Cristiana disse:
- Ma sì, certo! Non ti ricordi che lo raccontavano sempre
la mamma e la nonna che ti avevano tirato fuori per i capelli
appena nata! Allergia al latte materno disse il primario di pediatria.
Un caso più unico che raro. In casa ci ridevano su questa
"rarità", ma la paura doveva essere stata tanta.
Infatti Barbara fu allattata con il biberon e latte artificiale.
Fra l'altro non fu facile nemmeno trovare il latte adatto: vomitava
tutto. Raccontavano che i primi mesi stavano tutti in allarme
ad ogni biberon! Fu un sollievo passare alla dieta di svezzamento!
Ti ricordi Barbara? -
Barbara pareva caduta in catalessi: se ne stava tutta rigida,
con gli occhi dilatati e persi nel vuoto, bianca come un morto
su quella scomoda poltroncina dello studio.
Muta e sorda: pareva non aver sentito il racconto della gemella.
- Potrebbe essere una indicazione utilissima, ma mi riesce difficile
credere che la signorina, ultimamente, abbia consumato latte
materno! - Il primario si girò interrogativamente verso
Barbara che continuava a non dare segni di seguire quanto si
stava dicendo vicino a lei.
Cristiana la toccò su un braccio amorevolmente. Barbara
schizzò in piedi come attraversata da una scossa di corrente;
poi si accasciò sulla poltroncina e dette la sua versione
dei fatti.
- Le parrà strano, ma è così. Proprio il
giorno che mi sono sentita male ero stata a trovare la sorella
di una mia collega che aveva appena avuto una bambina. Mi aveva
portato a vederla perché questa bambina era rossa di capelli
come me, come me aveva gli occhi verdi e la pelle candida. Siamo
arrivate che stava preparandola per la poppata. Non so per quale
guaio al seno era costretta a tirarlo via con il tiralatte e
poi darlo alla bambina con il biberon. Mi è preso un assoluto
e impellente bisogno di assaggiare il latte materno: non avrei
saputo dire il perché. Senza la minima spiegazione e senza
tanti discorsi ho chiesto di assaggiare una piccola quantità
di latte. La mia collega e la sorella hanno riso, ma la cosa
non le ha molto sorprese: dice che succede spesso. Così
me ne sono bevuto mezzo bicchiere! Mi sentivo come se avessi
vinto. La mia collega commentò, mentre tornavamo a casa,
che le sembravo più euforica di quando alle cene di lavoro
mi facevo un paio di bicchieri. -
- Ma non ti sei ricordata della tua allergia? Che per il latte
materno per poco morivi, che eri stata malissimo? -
- No. - rispose secca Barbara e rimase di nuovo come assente.
- Ci dica a cosa sta pensando, signorina. C'è dell'altro,
vero? -
Cristiana la sollecitava con lo sguardo: non si capacitava come
ad una ribelle come Barbara fosse venuto in mente di assaggiare
il latte materno e neppure che non si ricordasse uno dei "racconti
storici" di famiglia che la riguardava così da vicino!
E poi Barbara aveva una memoria di ferro per ricordare gesti,
parole, inflessioni della voce: durante le sue famose "ire
funeste" le risnocciolava tutte dalla prima alla settima
generazione... come diceva il loro fratello...... Inchiodava
tutti al muro con i suoi ricordi... spesso rielaborati, reinterpretati.
Sfuriate, anche quelle memorabili, come la storia del latte materno.
- Ha ragione, ha ragione, professore. E dice la verità
mia sorella. Quel racconto veniva sempre ripetuto ad ogni riunione
familiare, festa, celebrazione o che so io.
Ma io pensavo che non fosse vero, che fosse una recita per me.
In realtà il latte materno mia madre non poteva darlo
a tutte e due e lei aveva scelto mia sorella: questo è
ciò che ho sempre pensato fino ad un momento fa. Così
ho preso ad odiare Cristiana, la privilegiata. E crescendo lei
è diventata sempre più bella, più brava,
più buona, più gradita di me... che peggioravo
giorno dopo giorno. -
- Roba da matti!!! Sì da matti!!! Ed io che ero gelosa
di quel vezzoso biberon che potevano darti tutti, non solo la
mamma! E poi sempre lì intorno a te, trepidanti, in ansia...-
- Scusate, ma a me sembra impossibile che vi ricordiate tutti
questi particolari, emozioni.... data l'età. Forse è
dai racconti successivi che vi siete create questa visione diametralmente
opposta di uno stesso fatto. Succede spessissimo. Qualcosa di
noi preferisce vedere la realtà in una maniera invece
che in un'altra. Sarebbe interessante vedere a che punto e cosa
vi ha diviso, ma io non sono un esperto in questo campo.
Invece le prescrivo questa cura che farà per tre mesi
di seguito; poi un intervallo di sei mesi e di nuovo tre mesi
di cura. Ci terremo in contatto. Vedrete che spariranno, piano
piano, tante divergenze e non solo perché vi siete "schiarite"
le idee sul latte materno ! -
-
Scusi l'interruzione! Ma dissento sempre di più da lei:
non è stato l'ambiente, l'educazione. Il suo racconto
ci dimostra tutto il contrario! La gemella Barbara, in completa
autonomia, ha sviluppato una risposta diversa dalla sorella,
non Le pare che... Del resto ogni gesto può avere tre
valenze: una quella reale, un'altra quella che gli dà
chi lo fa e la terza ciò che recepisce chi lo riceve.
E' quest'ultima la .....- non fu lasciato continuare l'esperto-pelato,
perché lo interruppe il mingherlino con una rivelazione
a sorpresa.
- Permettete, permettete che finisca io il racconto. Vedete io
ho seguito personalmente questo caso durante, diciamo così,
il secondo coma della signorina Barbara. Lavoravo nel Laboratorio
dell'ospedale. Mi ricordo bene questo caso per l'eccezionalità
e perché fu il mio primo caso. Il latte materno e il latte
artificiale hanno composizioni molto diverse. Si dice che "ognuno
è quel che mangia": ed è vero. Senza scomodare
gli orientali con i cibi Yin e Yiang, anche noi ricercatori constatiamo
come nutrendosi prevalentemente o esclusivamente di un cibo o
di un altro si provocano cambiamenti anche a livello di carattere.
In Cristiana il latte materno aveva aumentato la sua indole "buona";
in Barbara il latte artificiale aveva immesso elementi chimici
che producono aggressività, forte carica di individualismo
ai limiti della asocialità. Tanto è vero (e il
nostro amico che ci ha fatto il racconto l'aveva potuto constatare
di persona) con la cura Barbara è diventata veramente
un'altra: in lei erano stati fatti circolare altri elementi chimici.
-
Tutti rumoreggiavano, ma lui li zittì e aggiunse:
- Badate bene signori, non è detto che ciò che
è successo alle nostre gemelle capiti a tutti nella stessa
maniera. No! No!! Perché ognuno ha una "struttura
chimica di base" chiamiamola così, diversa. E diverse
le risposte. -
Successe il finimondo. Vennero fuori Rousseau, Freud, Darwin,
la grazia divina, il peccato originale, il DNA e ..... perfino
Tarzan!
I discorsi si incrociavano, si affastellavano: i "tre esperti"
poi, in un angolo quasi si accoltellavano.
Io
mi ero rimesso a fare il solitario e pensavo che Cristiana e
Barbara erano un'unica persona. Come si suol dire, una faccia
dell'unica medaglia che sarebbe poi l'uomo, ognuno di noi. Lo
pensavo con cognizione di causa: ero stato fidanzato con tutte
e due, contemporaneamente. Avrei voluto sposarle tutte e due,
e poiché non era possibile, ci avevo rinunciato: non potevo
contentarmi..... di una metà.
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