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Ritratto
di Giuliana Parigi

   

Arriva dal viale dei grandi platani: pare una libellula con quella lunga gonna svasata che le danza intorno alle gambe, tutta di minuti fiori color pastello. I capelli sono fasciati da un panno, uguale alla gonna, stretto alla maniera dei corsari: qualche ciocca bionda appare sulla fronte e di lato. Una brasserie bianca di cotone si ferma proprio sotto un seno prosperoso e giovane che si muove ansimando dolcemente. Corre veloce, ma non pare correre; non è né accaldata, né sudata. L'ombelico è sfacciatamente al vento, poiché la gonna è scesa sui fianchi asciutti da giovane atleta.
Di colpo ce l'ho lì davanti in tutta la sua sfolgorante bellezza e giovinezza.
Si è appoggiata con un gomito alla mensola che corre lungo la baracchina liberty in ghisa del parco.
Non le vedo il colore degli occhi: mi offre il suo profilo appoggiato alla mano destra con un eleganza e grazia di altri secoli.
E' ferma, immobile. Fissa un punto lontano.
Ho tutto il tempo che voglio per osservarla bene. Meglio di tutti calendari e di tutte le veline della Tv.
Ma è quel suo guardare che mi intriga.
 
Sta scrutando la gente che affolla il parco? Ce n'è di umanità da osservare!!!
Sta semplicemente riposandosi con lo sguardo perso nel nulla?
Sta guardando se arriva "qualcuno" (a cui ha dato appuntamento, o forse no, lo spera soltanto….) laggiù dal grande cancello spalancato dall'alba al tramonto?
Sta scrutando il suo futuro?

Qualcuno che arriva di corsa la urta e lei, come fosse un meccanismo rimesso in moto, riparte. Alla curva si ferma al prato degli attrezzi: volteggia, piega il suo corpo come un giunco al vento, si dondola, fa strane capriole… intorno a lei altri fanno altrettanto... ognuno per sé… neanche si guardano.
Come ad un comando, riparte e scompare di là dal grande cancello.

Pulsa il traffico nel viale di circonvallazione.
 
E' entrata nella vita: fra quanto si fermerà su questa panchina?
Il tempo di un giro nel parco.

  

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