Ogni tanto partiva, invidiata
da tutti.
Pochi bagagli; tanto nel suo pied-à-terre a Roma aveva
tutto.
Già il possedere un piccolo spazio a Roma
nella
città eterna. Dalla provincia smorta, senza identità,
piatta alla capitale!
E al rientro tutti lì intorno a carpire bagliori di vita.
Silvy lasciava "cadere" in qua e in là brandelli
delle sue avventure capitoline: amici, cene, teatri, mostre,
concerti, shopping.
Tornava quasi sempre con un golfino nuovo, una gonna, un abitino,
un gioiello, un quadro, una tovaglietta o dei reggilibri, una
borsa.
Tutte cose molto "particolari", quasi uniche che venivano
ammirate, guardate e sospirate come pezzi d'arte, d'artigianato
doc.
E di artigianato si trattava, eccome!!!
Silvy, ancor prima di arrivare alla casa di Roma, si fermava
al supermercato: riempiva il bagagliaio di viveri, a casaccio
come le capitava fra le mani, per tre giorni. Poi, senza nemmeno
alzare le tapparelle di quella minuscola casa in un quartiere
degradato che era stata la "prigione" di una nonna
sconosciuta, si metteva all'opera.
Freneticamente, a volte neanche dormiva, per "creare"
un golfino, una gonna, un vassoio, uno scialle, un gioiello e
via via tutto quello che la sua fervida fantasia le suggeriva
e la sua innata abilità manuale sfornava.
In quanto agli amici se li inventava e mostre, concerti, ecc..
leggeva sul giornale o sapeva seguendo la TV locale.
Un
bel giorno le cose, diciamo
.. si invertirono.
Il
tubo dell'acqua dell'appartamento romano si ruppe e arrivò
un indaffaratissimo idraulico che pareva un Apollo.
L'uomo tirò su tutte le tapparelle. La vista era orrenda:
un cortile stretto, umido, sporco e nient'altro.
Silvy ne rimase angosciata, l'uomo neanche ci fece caso.
E Silvy cominciò a girare affannosamente, freneticamente
intorno all'idraulico e raccontava, raccontava del verde delle
colline, dei fiori nei campi, del volo e del canto degli uccelli
che solcavano il cielo del suo paese. Parlò con enfasi
di paesaggi di sogno, di bontà culinarie
e
negli occhi gli vide l'invidia. Finalmente!
Oh! Come le piaceva essere invidiata.
Le tubazioni erano tutte da rifare, disse l'idraulico. Tutte
da rifare? E le rifacesse che diamine!
E così Silvy vedeva regolarmente l'idraulico. E prima
di entrare in Roma, ora, passava dai mercati e comprava fiori,
mozzarelle di bufala, vini speciali, primizie di frutta e verdura
che divideva con lui che ne magnificava la genuinità,
la freschezza, la bontà e sognava la vita in provincia.
Quella vita che Silvy raccontava con dovizia di particolari.
Ci
si avvicinava ad un'estate torrida che nemmeno il ponentino mitigava.
I lavori idraulici volgevano al termine ed il part-time nell'Ufficio
di Contabilità nella grossa impresa a 10 Km. da casa dove
Silvy lavorava, doveva essere "rivisto"
una come
lei poteva far carriera
. le dicevano
.
Sudata e assonnata pensava a tutto questo, ferma al solito distributore
di benzina sulla Salaria.
La macchina non è ripartita ed il benzinaio l'ha aiutata
a spostarla.
- Lo sa signorina, che non la invidio per niente?! Con tutto
questo andirivieni, deve essere uno stress! Uno stress senza
costrutto.-
Ha chiamato la moglie, il benzinaio, chiedendole se poteva accompagnare
una cliente alla prima stazione. Silvy, a cenni nervosi, protestava
che non voleva creare disturbo e intanto le risuonava in testa
quello "stress senza costrutto".
-
Ma si figuri, mia moglie darà volentieri uno scossone
al suo tran tran casalingo!-
Ma come parlava oggi il benzinaio! O forse aveva sempre parlato
così, ma lei non ci aveva fatto caso?
Allo
sportello della biglietteria c'era lui. Occhi color dell'acqua
limpida, riccioli nerissimi che gli scendevano con grazia e cura
sul collo virile.
Si erano conosciuti quindici giorni prima al matrimonio di suo
cugino. Era stato davanti a Silvy per tutto il pranzo... un lungo
pranzo.
Lei lo aveva invidiato per la sicurezza e la ritrosia insieme,
ma soprattutto per il mondo interessante nel quale viveva: era
un guru, un santone, un guaritore, uno psichiatra? Uno
che lavorava nel mondo della moda, un fotografo
.?
Non le era riuscito di afferrare bene.
Affascinante
.. come si muoveva, raccontava.
Ed ora eccolo lì, che le porgeva sfrontatamente il biglietto
ed il resto, facendo finta di non conoscerla. Non che fare il
bigliettaio alla stazione, ad una piccola stazione, fosse disdicevole
è che
.
Non
le riuscì di appisolarsi e non aveva niente da leggere.
Fuori correva la campagna romana dentro una lattiginosa coltre
di caldo.
I compagni di viaggio erano così "normali"
non le restava che rimuginare sul disagio sottile, ma insistente
e doloroso, che aveva preso possesso di lei.
Alla stazione Tiburtina aveva deciso: taglio netto!! E avrebbe
cominciato con l'idraulico.
Solo a pensarci che potesse scoprirla, le tremavano le gambe.
Si preparò accuratamente il discorsino.
Entrò
ansimante come se fosse venuta dalla stazione di corsa.
Tutto era buio e silenzioso. Accesa la luce, ecco là sul
lavello una busta per lei.
"Cara Silvy,
finalmente il momento è arrivato!
Ho fatto due nottate per finirti il lavoro, non volevo partire
lasciandoti
con l'acqua alla gola!!
Io e la mia jazz band partiamo venerdì mattina all'alba
per una tournée che ci porterà in giro per due
mesi a .... "
Silvy non leggeva più.
La jazz band? Mai detto niente!!
Sarà vero? pensava, o anche lui
Nel seguito della lettera l'idraulico non mancava di dirle qual'era
il saldo del conto e dove versarglielo. |