3 gennaio 1940
Il tempo mi è scivolato
fra le mani; non sono riuscita a scrivere nemmeno un rigo.
Intanto il marito di Emma , prima di Natale se ne è andato
in Francia senza la mamma che se ne vuol stare a veder che succede
nella sua torre vicino al fiume in città. Emma conta di
dividere i figli e mandarli un po' in qua e un po' in là
in campagna. Sicuramente qualcuno finirà da Giorgio.
Mio figlio ha litigato con Antonio; si parla con Annamaria Rosselli
(viene sempre a cavallo!); e se continua così diventerà
un fanatico di Mussolini con somma gioia di Cesare.
Mi è arrivata una lettera dall'America: purtroppo Amedeo
non ci è arrivato: si è ammalato gravemente prima
di imbarcarsi; è finito da degli amici in Maremma mi sembra
in un posto che si chiama Pitigliano o qualcosa di simile. Ho
saputo poi che è morto. Al suo posto in America c'è
andato un giovane ebreo romano. Pare che sia un gran bravo ragazzo.
Ancora brutte notizie dal Belgio. E belle notizie dagli studi
della mia piccina che è sempre più legata (sono
gelosa?) all'amichetta del collegio e alla sua disgraziata famiglia
ebrea.
Ho avuto un bel daffare non solo con i poderi ma anche con storie
d'amore. La figlia del Migliorini era rimasta incinta, diceva
lei, del bracciante Ubaldo quello bravo che viene dalla Maremma;
sta dai Buti al podere del Castagno ma all'occorrenza lavora
da tutti. Bravo e purtroppo bell'uomo e con la famiglia lontana.
Questa ragazza non la può sposare, dice lui, perché
già sposato con due figli e poi questa è una ragazza
facile che andava ad amoreggiare anche con altri. Come si fa
a dire di chi è il figlio?Non so se sono state tutte le
traversie che le hanno fatto passare, il fatto è che alla
fine il bambino è nato morto e lei è morta di parto.
Tutti a dirmi che quell'Ubaldo comunque dovevo mandarlo via:
lui se ne è andato perché la stagione è
finita; ad aprile staremo a vedere se richiamarlo... bravo è
bravo.
Altra storia di quest'autunno-inverno pazzo. Mi chiama il pievano
perché convinca Umile a lasciar sposare sua madre con
il maniscalco. Mi dice che quest'uomo è un gran lavoratore,
possiede la casa e tutto per lavorare, non è proprio un
buon cristiano ma la Pasqua la fa. E' stato sfortunato con la
moglie che è morta giovane e non gli ha dato figli. E
a lui i figlioli piacciono tanto e sarebbe disposto a prendere
in casa tutti i figli di Alfonso: il posto, stringendosi un po',
c'è. Quel che non guasta i due si piacciono. La mamma
potrebbe continuare a fare il ricamo.. .insomma un affare con
tanto di amore e benedizione. Ma Umile e il fratello grande stanno
mettendo i bastoni fra le ruote. Così ho detto a Umile
che lei e il fratello possono tenersi la casa, che mi paghino
quando possono ma lascino la madre fare quel che le detta il
cuore. Mi c'è voluto fiato e tempo per far ragionare Umile
ma finalmente abbiamo fatto questa benedetto matrimonio. Forse
più che delle mie chiacchiere è servito che Umile
andando in città a trovare Renata ha conosciuto uno e
pare che la cosa sia seria. Dovrò cominciare a cercarmi
un'altra donna.
Quella visita non se l'aspettava.
Si presentò il fattore dei marchesi vestito in uniforme
della milizia accompagnato da due tipacci. Aveva sentito dire
che era diventato il pezzo fascista più importante in
paese ma niente di più ... Conosceva bene la moglie per
via di Carlina; tutte e due facevano parte del Terzo Ordine Francescano
e della Compagnia della Vergine Addolorata ed avevano cercato
più volte di coinvolgerla. Ma Vera si era detta che non
voleva essere né carne né pesce, in pace con tutti
ma distante da tutti..
Invece il fattore le venne ad imporre di far prendere la tessera
del fascio a tutti i suoi mezzadri: "Come sapete io ce l'ho
già. In quanto ai miei mezzadri... faranno quello che
credono".
"Ripensateci, signora". Saluto romano e via.
Quando se ne fu andato con molto sussiego, Vera si lasciò
andare su una poltrona. Si sentiva battere il cuore e la bocca
secca ma non ne capiva il motivo. La casa era silenziosa. Cominciò
a pensare a Giorgio, Amedeo, Emma e suo marito e la sua suocera
e ai genitori di Rebecca e a chi aveva lasciato in America e
continuava a scrivere di tornare laggiù. Le sembrava di
avere una gran confusione in testa. La tirò via dai suoi
pensieri una telefonata di Cesare che voleva rivederla. Lei accampò
una scusa e lo liquidò dicendo che ci avrebbe pensato.
L'ultimo incontro era finito con uno scontro. Vera aveva chiesto
chi fosse l'inventore di tutte le scritte sui muri a caratteri
cubitali: ne aveva appena letta una in città. E Cesare
le aveva detto che la maggior parte erano opera di Starace che,
da segretario del partito, aveva abolito il lei per il Voi; la
stretta di mano con il saluto romano. Avuto l'idea del sabato
fascista e l'addestramento ginnico paramilitare; aveva organizzato
le colonie marine e montane. Preparato adunate, feste, gare,
parate oceaniche. Anche i gerarchi delle province sono una sua
creatura.
Poi Cesare aveva aggiunto: "Da poco è stato sostituito
con Ettore Muti".
"Vuoi dire defenestrato come ho sentito dire. Comunque meno
male, non mi sembravano grandi trovate, anzi".
"Ma che razza di gente frequenti?" Aveva urlato Cesare
mettendosi di fronte a lei minaccioso.
"Quella che mi pare e piace" aveva risposto piccata
Vera voltandogli le spalle. Lui l'aveva afferrata e aggredita
con male parole. Vera a fatica si era liberata e se ne era andata..
Ed ora abbandonata su quella poltrona pensava anche a questo
e i conti non le tornavano
Prima che ricominciasse la scuola
aveva promesso ai genitori di Rebecca che sarebbe andata a vedere
delle cose che volevano vendere. Capiva di fare loro un favore
ma un po' le stringeva il cuore... disfarsi di tanti ricordi
, oggetti che ricordavano una vita vissuta nella felicità.
E poi l'ansia che le trasmettevano per il domani "con tutte
le notizie che ci arrivano dall'Europa". Così rimandava
di giorno in giorno trovando mille scuse. La cavò d'impaccio
Emma : nel suo giro incredibile di conoscenze e con la sua improntitudine
riuscì a far loro vendere tutto. "Certo, in tempi
diversi avrebbero guadagnato tre volte tanto. Ma devono dirsi
fortunati!" Emma li aveva convinti a tenere molte cose della
galleria d'arte e glieli aveva fatti nascondere in una baracca
di contadini che lei conosceva. "Così quando tutto
questo brutto periodo finirà, perché finirà,
come finisce tutto, avrete qualcosa per ricominciare l'attività,
vi pare?".
A
Vera i genitori di Rebecca dissero che sopratutto erano stati
contenti di chiudere tutto per non essere più indicati
a dito e non vedere quei volgari cartelli affissi nei negozi
accanto. Erano riconoscenti ad Emma e a lei perché gliela
aveva fatta conoscere. Sempre più spesso parlavano di
andare in Svizzera dove se Vera aveva capito bene avevano depositato
dei soldi. "E poi rimarrà sempre neutrale! Perché
non viene anche lei o se ne torna in America?". Già
perché?
Si vide con Cesare in circostanze
curiose e questa volta venne fuori Cesare Balbo. |