Così come erano arrivate,
silenziosamente e con Suor Lodovica, se ne andarono due strani
personaggi. Giusto il tempo della cena. Deiva osservandole pensava
come facessero queste suore sempre vestite uguali, sempre indaffarate,
a convivere con un'accozzaglia di simili donne. Loro, le suore,
parevano non scomporsi mai, non meravigliarsi di niente, tirar
di lungo per la strada che avevano scelto.
Dunque le due nuove apparse e scomparse erano una cicciona con
il grasso distribuito in modo curioso. Cioè erano grassi
i vari pezzi del corpo ma, dove questi si congiungevano agli
altri, erano sottili, anzi sottilissimi! Per esempio: un bel
faccione si collegava al busto, che superava senz'altro la sesta
misura, con un lungo e smilzo collo; come le donne di Modigliani.
Le mani dalle dita come salsicciotti si legavano a delle braccia
anch'esse di mole notevole con un polso minuto; e così
via.... Ne veniva fuori una strana figura. Per di più
questa figura era sommariamente vestita. Fate conto come qualcuno
le avesse strappato di dosso gli abiti lasciandole le fodere.
La solita linguaccia di Serena l'appellò subito "donnina
Michelin".
Il volto truccatissimo era sereno fino alla beatitudine. E stupì
tutte per il suo completo silenzio a tavola e la sua cena talmente
parca da non capacitarsi come avesse fatto a metter su tutto
quel ben di dio che si portava addosso.
Accanto a lei sedeva una giovane down, curiosa di tutto e di
tutte. Poi appena arrivò Fabio non lo lasciò più.
E Fabio ricambiò i suoi slanci, abbracci... pareva si
capissero al volo. Si era creato intorno a loro come una nuvola
che li isolava. Martina sempre sul chi va la, lasciò,
invece, che si deliziassero l'un l'altra. Anzi si commuoveva
guardandoli.
Deiva andò in camera
di Martina per il seguito che non le piacque.
Il padre del bambino era deceduto in un incidente stradale insieme
alla moglie lasciando una bambina di cinque anni che era andata
a stare dai nonni materni. E quindi non era proprio il caso di
appiccicare a quella sfortuna bambina anche il fatto di avere
un fratellastro in giro per il mondo.
" Se i miei mi avessero dato una mano, forse, dico forse,
mi sarei presa anche la bambina. E li avrei fatti crescere insieme.
E non sarei andata a cacciarmi in quella relazione che mi ha
portato solo botte! Talvolta la vita ci conduce per strade...
ma chissà quando saranno più grandi, voglio dire
Fabio e la bambina." Tacque. Abbassò il capo. Scompose
i riccioli di Fabio che già dormiva.
C'era poco da dire e Deiva abbracciò stretta Martina e
se ne andò.
Mercedes si spazzolava i
capelli in su e in giù poi li buttava indietro e poi tutti
in avanti e intanto discuteva con Serena:
" Assurdo e paradosso non sono la stessa cosa."
" Io dico di sì"
" Assurdo è contrario alla ragione, alla logica,
all'evidenza."
" E paradosso, allora?"
" Non so spiegartelo bene. Vai a vedere se c'è un
vocabolario."
" Figurati!" Rise la ragazza arcobaleno sprofondata
nel letto tutta vestita.
Ci andò Mercedes e tornò leggendo:
" Paradosso - affermazione, opinione, tesi che, nonostante
sia in contrasto con l'esperienza comune, si dimostra di fatto
fondata - Capito?"
" Nulla. Ma chi se ne frega."
" E allora che chiedi a fare."
" Così... sul momento mi interessa ma poi... Belli
i tuoi capelli."
" Faccio la parrucchiera."
" Davvero? Allora domani me li sistemi?"
" Devi lavarti, però!"
" Domani. Tanto mi sa che..."
E si girò per dormire.
La novità del mercoledì
fu proprio che Serena s'infilò nella vasca da bagno e
non ritornava più fuori. Ma quando spuntò sulla
porta della cucina Martina, Deiva e la donna incinta, che si
chiamava Sara, si misero a battere le mani: dietro di lei arrivò
Mercedes che si prese anche lei la sua dose di battimani.
Serena era castano dorato e portava un bel caschetto sfilato,
modernissimo "come quelli che si vedono in Tv" disse
Sara e chiese a Mercedes di sistemare i capelli anche a lei "così
se devo correre in clinica sono a posto e mio figlio mi vede
al meglio!"
Questa di correre in clinica era una eventualità che era
venuta fuori proprio quella mattina dalla visita che aveva fatto.
C'erano ancora due mesi alla fine del tempo, ma quel birbone
del bambino era già in posizione... se ne doveva stare
quieta...... e pronta.
Anche il vestito e le scarpe, tutto pulito, che aveva indossato
Serena concorrevano a farle cambiare totalmente aspetto.
Suor Marta sentenziò che sarà anche vero che il
saio non fa il monaco, ma....
" L'apparenza inganna" disse Serena rannuvolata e pareva
già essersi pentita di aver lasciato nell'acqua della
vasca i suoi colori arcobaleno. Mangiò la colazione in
fretta e Deiva la trovò di là quasi dentro all'armadietto
che telefonava; sentì solo un paio di parolacce e tre
volte O.K.
Nemmeno questa volta riferì a Suor Teresa. Pensò
di dirlo a Salvo. Ma non si faceva più vedere.
E ne sentiva la mancanza.
Questa volta toccò
a Mercedes uscire: le fece compagnia Suor Anna. Si avviarono
sul retro del giardino, ma quasi subito tornarono indietro riferendo
a Suor Teresa che alcuni "giovinastri" in pratica si
erano accampati alle porte dei garage... compresi i cani disse
Suor Anna con veemenza. Nonostante la sua mole ed anche l'età
Suor Anna aveva mille paure; era però quella che cucinava
meglio e conosceva un sacco di canzoni... non di chiesa! Infatti
"nella precedente vita" come diceva lei era stata una
cantante ed aveva fatto delle comparse in TV.
Passarono dall'ingresso principale e di lì ritornarono
insieme, e non separatamente come aveva loro ordinato Suor Teresa,
portando due grossi pacchi.
Mercedes aveva un sacco di cose da raccontare e per lo più
si rivolgeva a Serena che l'ascoltava a tratti come pendesse
dalle sue labbra, a tratti completamente assente. Per Mercedes
andava bene lo stesso. Per lei l'importante era raccontare.
Il pacco più grosso conteneva un pronto intervento di
corredino per il futuro nascituro: Sara si commosse, diventò
tutta rossa, si schermì che c'erano ancora due mesi...
che il dottore senz'altro si era sbagliato... e poi, vedete,
stava calma, distesa.... Mercedes disse che voleva far da zia
e Serena le andò dietro anche lei: ci stava a far la zia.
Ma appena pronunciata la frase eccola rabbuiata come succedeva
spesso ed andarsene.
Non si sapeva se il nascituro fosse maschio e femmina e ognuna
buttò là un nome al maschile o femminile che preferiva.
Vinsero Claudio e Matilde.
Mercedes
partì alla ricerca di Serena: la trovò nella stanza
della libreria. La pendola suonò le quattro in quella
maniera buffa: talmente veloce che era quasi impossibile contare
i rintocchi e sapere che ore erano. Ma faceva compagnia il suo
scandire il tempo.
Leggeva un libro di storia dell'arte.
" Non sono ridicoli i monumenti?"
" Perché?" chiese Mercedes
" I monumenti non dicono nulla. Glorificano soprattutto
chi li inventa, concepisce e chi li costruisce... finiscono per
essere più importanti di quel che vogliono celebrare."
" Fammi un esempio. Io non ho studiato e non ho capito i
tuoi paroloni."
" Senti chi parla! E la storia di "assurdo e paradosso"
non è roba ..."
" Ma che c'entra. Dai dimmi del monumento"
" Ecco qua. Monumento ai caduti della guerra. Un' intera
pagina sull'autore del monumento: vita, altre opere, stile, persino
gli amori... visto che erano personaggi noti. Nulla sulla guerra
e sui quei milioni di disgraziati che ci hanno lasciato la pelle."
" Ma stai leggendo un libro di arte! Se prendi un libro
di storia ..."
" Lasciamo a casa il libro di storia e proviamo a passare
davanti al monumento... la guida dirà tutto sull'autore
e sul materiale di cui è costruito. Niente di niente,
neanche un sospiro per quelli che commemora."
" Ma sul monumento ci sono ricordati loro... i caduti...
non chi l'ha fatto. Forse ci sarà da qualche parte anche
la sua firma..."
" Vuoi la ragione te, come sempre... prenditela e non mi
rompere..."
E se ne uscì sbattendo la porta. Dietro la porta ci trovò
Suor Teresa che le disse:
" Splendida quell'idea del monumento! A me era venuta in
mente la stessa cosa o giù di lì, a proposito dei
crocifissi su tutte le scollature delle donne famose ... Tutti
crocifissi che prendevano il nome dello stilista che li aveva
creati... ma Cristo dov'era?"
" Oh! Ci manca una predica, ora." E Serena finì
chiusa nel bagno.
Suor Teresa rise.
Arrivò all'improvviso un gran temporale;
si era fatto buio come fosse notte e poi giù acqua unita
ad un vento impetuoso che la faceva arrivare da tutte le parti.
Tuoni, lampi, il forte sciabordare dell'acqua riempivano la casa
di rumori sinistri per Deiva, affascinanti per Mercedes che non
si toglieva dalla finestra.
Qualcuna delle suore disse che era la burrasca del santo.
" Ma di quale santo? Sant'Antonio è già passato:
San Giovanni è fra tre giorni e per San Pietro e Paolo
bisogna aspettare fine mese!"
" Si saranno messi d'accordo per confonderci un po' le idee"
Cominciarono a parlar di santi e di tradizioni dei loro paesi.
Deiva, rincantucciata in fondo alla stanza, non le seguiva :
non sapeva niente di santi ma soprattutto la paura l'aveva riafferrata.
Avrebbe tanto voluto raccontare di quel temporale... ma nessuno
pareva disposto ad ascoltare. Loro erano euforiche, come se la
sarabanda che si scatenava fuori le avesse elettrizzate.
Anche quel temporale passò. Il rumoreggiare del tuono
si fece sempre più lontano. Lasciò lo strascico
di una pioggerellina fitta fitta che tutte dicevano faceva bene
alla verdura, alla frutta e rinfrescava l'aria, la rendeva più
pulita.
Alla porta arrivò un tipo fradicio fino all'osso con una
signora.
" Ti posso lasciare la Lola per questa notte?"
" Non avete posto?"
" Posto c'è. E' la quiete che manca! Sai com'è....
e quindi per la Lola son guai."
" Va bene. Per stanotte se per lei va bene dormirà
con noi."
" C'è Suor Lodovica?" chiese la Lola
" Eccomi"
Si abbracciarono. Venivano dallo stesso paesino della Toscana.
E poi avevano preso percorsi ben diversi! Ma, quando si ritrovavano,
era sempre una gran festa e un gran parlare.
Questa Lola era bella. Forse un po' pienotta per i canoni di
oggi. Un tipo alla mano e restò simpatica subito a tutte:
a Mercedes, a Sara, a Serena ,a Martina. Deiva era ancora sotto
l'influenza del temporale e se ne tenne alla larga. Le suore,
poi, la conoscevano bene.
Per star quieta aveva scelto,
però, la notte sbagliata.
Deiva ci mise del tempo, poi si fece coraggio e chiese a Serena
se potevano fare cambio di posto. Aveva paura che tornasse il
temporale.
" Fai pure... tanto con quest'acqua non credo che per stanotte..."
non finì il discorso.
" Vuoi che cambi le lenzuola?"
" E perché? Io dormo sopra il letto. Le mie le trovi
pulite e le tue non le tocco."
Vicino alla porta, Deiva, si sentiva più sicura. |