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Giuliana Parigi

 

Una particolare notte

cap.   1. la ragazza scalza
cap.   2. il tarassico
cap.   3. la "zingara"
cap.   4. storie intrecciate
cap.   5. il temporale
cap.   6. a casa di Deiva
cap.   7. Serena: appare e scompare
cap.   8. San Lorenzo
cap.   9. l'Apocalisse
cap. 10. Paolo
cap. 11. la nuova casa
cap. 12. la signora con il ventaglio
cap. 13. Irina
cap. 14. la fine di un incubo
cap. 15. matrimoni

Si provvide a cambiare la serratura della porta d'ingresso: un paio di chiavi erano rimaste in mano di Serena.
Poi ritornò il tran-tran.
E si era ad agosto. Una novità c'era.
Martina aveva chiesto per ben due sere a Deiva di tenerle il bambino.
Era uscita alle otto di sera ed era rientrata alle due di notte. Della prima uscita aveva detto che era una cena di lavoro per festeggiare un collega che andava in pensione, della seconda non aveva detto niente.
Il 10 di agosto Salvo si presentò ad un'ora insolita con tanto di spumante.
Cercò subito di Martina, che non c'era, ferendo il cuore di Deiva.
Fabio già dormiva e Deiva leggeva al fresco nel giardino raggomitolata sull'amaca.
" Lo sai? Questa è una notte straordinaria: cadono le stelle in cielo!! E per ogni stella che vedi cadere puoi esprimere un desiderio!"
" Straordinario è che tu mi prenda in giro." Rise divertita Deiva.
" E' così! E' così! Per lo meno da noi...."
" Si tratta di una tradizione?"
" Forse. Ma c'è anche una spiegazione scientifica."
" Vuoi dire che le stelle cadono davvero?"
" In un certo senso. Ascolta."
Salvo si sistemò per bene vicino a lei, che era tornata sull'amaca, con una poltroncina da regista in tela beige. Aprì il giornale e cominciò a leggere la spiegazione del fenomeno celeste che ne dava un professore di astronomia di Arcetri. Leggeva lentamente non solo perché Deiva era straniera, ma anche per il fatto che l'intervista andava sul difficile.
" Rileggi un poco. Mi interessa." Disse lei sporgendosi quasi a sfiorarlo e con i setosi capelli biondi che cadevano giù.
Rimasero in silenzio a guardare l'immensità del cielo. Il canto dei grilli si rincorreva in mezzo allo sfrecciare di qualche auto fuori dal giardino.
" Peccato che siamo in città... c'è troppa luce... poi la foschia di qualche nuvolaglia... e poi ancora pare che quest'anno il fenomeno sia più visibile dopo domani..."
Si zittò di nuovo.
Lei faceva dondolare dolcemente l'amaca e non staccava gli occhi dalla volta celeste.
" La prima volta le ho viste... e quante! Insieme al mio nonno e alla mia sorella."
" Suor Teresa?"
" Proprio lei. Era un diavoletto scatenato, un maschiaccio. Eravamo in montagna dai nonni. Abbiamo raggiunto il Poggio delle Fate. Ci siamo sdraiati sull'erba a pancia in su a rimirar le stelle.
Mio nonno parlava a voce sommessa come se fossimo in chiesa e con il dito puntato in alto ci diceva il nome delle stelle e costellazioni. Era una notte di puro splendore! Ma non succedeva niente e mia sorella ha cominciato ad alzarsi, andare, venire, correre rotolarsi... finché stanca si è addormentata... e non ha visto le stelle cadere! La prima mi ha colto talmente di sorpresa che non ho fatto in tempo ad esprimere un desiderio; nemmeno alla seconda, tanta era la tensione e lo stupore per lo spettacolo, ma alla terza l'ho letteralmente gridato! Il nonno si è messo a ridere e mi ha fatto con il dito sulle labbra cenno di far silenzio per - non svegliare tua sorella e poi se lo dici forte non vale - Una notte straordinaria. E te?"
" Io cosa?"
" Una tua notte straordinaria. Senza star troppo a pensare, però. Là... la prima che ti viene in mente." Strillò giocosamente Salvo dando una spinta all'amaca.
" La notte della morte di Dario. L'incontro poi con te e con tutto quel che ne è seguito."
Scese dall'amaca.
" Prendo dei bicchieri. Stappiamo la bottiglia."
" Martina?"
" Tornerà molto tardi. Brindiamo alle nostre notti straordinarie."
" Fai svelta: potresti perderti la stella cadente."
Tornò che si era cambiata; aveva indossato un abito da sera che la rendeva speciale e reggeva un vassoio d'argento con dei calici e dei tovagliolini ricamati. Prima che lui dicesse una parola, Deiva appoggiando il vassoio su un tavolino di pietra disse:
" Il desiderio che voglio esprimere richiede un abito adeguato... forse le stelle se mi vedono così... mi ascoltano...."
Salvo non le levava gli occhi di dosso ed armeggiava convulsamente per stappare lo spumante.
Brindarono e poi si sdraiarono sull'erba ad aspettare le stelle... vicini... vicini.
Silenziosi, tesi.
Aleggiava nell'aria qualcosa di sospeso e Deiva si decise e prese a raccontare.
" Dunque. Dario, non so per qual motivo, voleva che quella sera fosse speciale... anzi lui diceva - suprema - Così arrivato qui, mise le solite guardie del corpo fuori del portone. L'accordo era che ci rimanessero fino alle sei del mattino. Intanto noi ci saremmo dileguati per la finestra di fianco; a pochi metri nella strada di là c'era una macchina a noleggio per noi. L'avevo ordinata io con tutta una 'procedura di sicurezza' come diceva lui, nella mattinata.
Era la prima volta. Di solito, se uscivamo, era sempre con le guardie appresso.
Lasciammo la macchina a noleggio ad un posto di taxi e con questo andammo a cena in un locale fuori città. Un posto delizioso per la semplicità e il calore. Cena squisita. Non c'era nessuno. Lui ed io. Di lì prendemmo un altro taxi per andare in un locale di un suo amico. Ma prima passammo a riprendere la macchina a noleggio. Dario era veramente al massimo. Ed io mi sentivo felice... quasi una situazione normale... mi sembrava...
Parlò perfino di sposarmi. Del resto lui non aveva moglie.
Si fermò ad una macchinetta di distribuzione tabacchi. Cantava. Tornò senza sigarette. Disse che voleva smettere di fumare... che l'avrebbe fatto per me perché l'odore di fumo mi infastidiva e mi faceva arrossare gli occhi... disse troppo belli per farli sciupare... disse anche che c'era della strada da fare per arrivare... allora mi levai le scarpe tutte luccicanti... misi la mia borsa sul cruscotto e mi levai anche la giacca di lamè... feci scorrere il sedile e mi adagiai, con gli occhi chiusi.
Poi il finimondo. L'auto che prende velocità, sbatte nel pilone, si apre lo sportello e finisco nel fossato... svenuta. Il resto inizia con te... Mi son sempre chiesta come hanno fatto... a trovarci."
" Talvolta la vita mette insieme delle coincidenze che hanno dell'incredibile. E' a quella fermata per le sigarette che vi ha visto, dall'altra parte del marciapiede, un confidente del clan rivale. Passava di lì per puro caso: aveva sbagliato strada!! Era chino sulla pianta a cercar di orientarsi. Ha dato la soffiata. La tua salvezza, al racconto di uno di loro, è dovuta al fatto che le scarpe brillavano, la borsa brillava, il lamè brillava (ma non è che si vedesse molto) e pensavano che dentro tutto questo brillio ci fossi anche tu. Hanno sparato: tre colpi ... proprio al cuore della giacca di lamè... che non ti ho riportato... è agli atti. Per loro la morte era sicura... non ti hanno cercato altrove. Anche perché, il tuo sportello si era richiuso!! Vuoi da bere?"
" Sì. Grazie."
" Volevi bene a Dario? L'avresti sposato?"
" In un certo senso... non so per il matrimonio... non ho avuto il tempo di pensarci. Certo che era passato tanto tempo da quando qualcuno non mi trattava come un essere umano....
Lui era gentile.
E, quella notte straordinaria, proseguì con l'incontro di un altro uomo che si prese cura di me.
Non potrò mai dimenticarlo. Grazie!"
Stava per dirgli anche del conto in banca ma non lo fece. Non poté farlo: Salvo l'attirò a sé e la stringeva con una forza inaudita.
" Avrei voluto farlo subito quella sera: sembravi un pulcino bagnato... spaventato... ed eri molto bella"
Le sussurrò Salvo nell'orecchio.
Nessuna stella stava cadendo, ma Deiva ebbe la sensazione che il suo desiderio si stesse avverando.
Quando la lasciò le venne in mente Martina e disse:
" Sono stanca. Scusami... forse ricordare ..."
Non era vero, ma non voleva che i due si incontrassero... non stasera... Era già tardi e Martina poteva essere di ritorno.
Salvo, sulla porta, la sfiorò con un piccolo bacio.
Ma di lì a poche settimane tutto sembrò capovolgersi.


 

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