Per far prima e per timore
di perdersi si concesse il taxi. Ormai era pomeriggio inoltrato;
aveva dovuto aspettare il rientro di Martina. La sua organizzazione
per andare la mattina era saltata, ma in fondo si rivelò
un bene.
Era molto agitata e si sentiva tristissima. All'ingresso incrociò
l'infermiera che aveva trovato nella camera della signora.
" Esco un attimo proprio per la signora. Aspettami poi ti
faccio salire."
" Come sta?"
" Smunta." disse e corse via.
Deiva non conosceva quella parola e quindi non sapeva se rallegrarsene
o al contrario preoccuparsi.
Non aspettò e si avviò.
Nessuno la fermò; bussò delicatamente alla porta
e poi aprì.
La signora subito non si accorse di lei ed ebbe tempo di osservarla
bene. Non aveva più quel colorito giallastro. Nel volto
esangue e affilato brillavano due occhi come spiritati, lucidi,
febbricitanti. Era sotto le coperte e curiosamente le pareva
che il suo corpo si fosse allungato.
" Ciao. Che bella sorpresa! Volevo farti chiamare."
Le si era assottigliata anche la voce, ma il timbro era più
chiaro. Per non affaticarsi parlava lentamente; sembrava scegliesse
le parole ad una ad una e che ciò avesse molta importanza
per lei.
" Mi è sembrato doveroso, in modo che non abbiate
guai dopo, preparare un documento. Prendi quel tubo che c'è
sopra l'armadietto"
Si alzò leggermente a sedere.
Deiva le porse una boccetta di profumo.
" Come hai fatto a sapere che era il mio preferito?"
" Lo ha detto lei l'altro giorno!"
" Che chiacchierona sono! Dunque sei arrivata giusto in
tempo. Mi hanno fatto ora l'iniezione antidolorifica. Per una
mezz'ora mi fa sentire di nuovo in forze ma poi... mi rimbambisce
e cado in un dormiveglia che devo sembrare più di là
che di qua!" rise, con una piega amara intorno alla bocca.
Mentre armeggiava per aprire il tubo a Deiva venne in mente Dario:
era arrivato una sera da lei tutto eccitato con un tubo come
quello e ne aveva tratto dei fogli. Disegni per la loro casa,
le spiegò, trionfante. Quanto tempo era passato? Forse
nemmeno due mesi! Le parevano mille anni.....
Anche la signora ne tirò fuori dei fogli.
" Me li ha appena portati Paolo. Era di corsa fra un servizio
ed un altro. Sono l'inventario delle cose che avete scelto. Bene.
Siete state modeste. Ho pensato per evitarvi storie con chi ho
designato erede, di fare questa lettera e allegare questo elenco.
Pare che così vada bene. Capisci cosa sto dicendo?"
" Non precisamente." Disse arrossendo Deiva e aggiunse:"
Dopo tutto quello che mi è successo di solito sono...
diffidente si dice così? Ma in questo caso mi pare di
sognare: la bilancia torna in favore dell'umanità e non
solo mi fido, mi commuove. Anche per Martina, mi creda, è
così!"
" Bene" disse di nuovo la signora aggiustandosi meglio
nel letto.
Poi si fece dare la penna che era sul comodino e firmò.
Deiva guardava stupefatta perché la signora non solo aveva
firmato infondo alla lettera e vi aveva messo la data, ma aveva
firmato ogni pagina sul bordo laterale. Le pareva di assistere
ad un evento importante tipo la firma di trattati internazionali
e tutto questo capitava a lei. Stupefacente anche il fatto che
non avesse avuto bisogno di dire mezza obiezione; tutte le risposte
erano arrivate da sole: che sollievo!
In fondo, in fondo però continuava a venirle a galla un
fastidioso pensiero: dove sarà la fregatura? Troppo bello,
troppo bello......
Guardava la signora e le veniva un uggia di rimorso nel pensare
male. Si sentiva agitata sempre di più.
Arrivò l'infermiera mentre la signora stava tentando di
rimettere tutti i fogli nel tubo.
" Sei qui? Ti aspettavo di sotto." Disse contrariata
e cercava di sbirciare i fogli. Invano. La signora aveva accelerato
l'operazione di nascondimento. Anche se questo le creava molta
fatica.
Si accasciò esausta.
" Dammi un bacio, cara. E' una vita che aiuto ragazze in
difficoltà senza mai averne incontrata una... sempre tramite
associazioni. Forse avevo paura di perdere, di infognarmi in
chissà cosa. Mi sa che mi sono persa invece qualcosa.
L'ho capito quando vi ho viste nel parco con il bambino che giocava
con Pallino. Non so se dire troppo tardi o meglio tardi che mai.
Te che dici?
Ma che ne sai te: sei giovane con tutta la vita davanti.
Auguri, allora, e cerca di non perderti niente. Niente. Nemmeno
Paolo. Mi sa che gli piaci."
Deiva si fece di nuovo rossa e la signora sorrise e le accarezzò
il volto. Le sue mani avevano un sottile strato di pelle quasi
trasparente e apparivano lunghissime, come del resto il viso.
Deiva non se la sentì di chiedere cosa c'entrava Paolo
in tutta questa storia, che cosa ne venisse a lui... Ma perché
doveva sempre pensare che ci dovesse essere sotto qualcosa, un
tornaconto?
Ferma sulla soglia non si decideva ad andarsene. Continuava a
far gesti di saluto con le mani. La signora rispondeva mandando
baci. Poi non lo fece più e l' infermiera disse:
" Dormirà per molto tempo. Cosa c'è nel tubo?"
" Non so." Mentì Deiva e se ne andò.
Riprese il taxi. Si era
fatto tardi. Buio e acquerugiola erano il panorama fuori del
finestrino. Meglio così; non si distraeva e poteva continuare
a pensare.
Appena in casa la voce di Martina, che preparava la cena, le
gelò il sangue nelle vene.
Eccola la fregatura! Ti pareva.
" Ha telefonato una certa Irina con quel cognome strano
che trovi lì accanto al tuo telefonino. Lo avevi lasciato.
Non so se ho fatto bene a rispondere, ma alla quinta chiamata
mi ero scocciata. Ti ho scritto tutto." E venne nell'ingresso.
" Santo cielo! Dalla faccia direi che era meglio lo avessi
spento!"
Deiva era pallida e tremava violentemente.
" Credevo fosse morta." Disse con una voce orribile
e dura.
" Morta? Di chi parli? Della signora o di Irina?"
Deiva si riprese e freneticamente spense il cellulare.
" Prestami il tuo, svelta. Chiamo Paolo. Subito, subito."
" Dammi tempo! Ma che succede? Ti vuoi spiegare? Non farmi
stare sulle spine!"
" Ascolta la telefonata e capirai! Paolo verrà subito,
subito?"
" E dalle con questo subito, subito! Mi fai venire
un infarto... in quanto a Paolo pende dalle tue labbra. Fra dieci
minuti è già qui. Magari guardasse me come fa con
te..."
Paolo infatti si precipitò e non si fece dare dettagli
per telefono, disse che poteva essere pericoloso.
Deiva un po' arrabbiata, un po' impaurita, un po' piangente spiegò
chi era Irina.
Martina andava e veniva senza seguire il racconto di Deiva e
cercando in ogni modo di attirare l'attenzione di Paolo.
Ancora una volta Deiva
si sentì in gara con Martina: due strane donne che cercavano
di arrivare una prima dell'altra. Ma dove?
" Dai a me il tuo telefonino. Lo terrò sempre acceso
e risponderò io. Se tentassero di rintracciarti con quello,
sono capaci di tutto, troveranno me. Esci il meno possibile e
attenta a chi apri. Intanto faccio ricerche dietro le tue segnalazioni.
Stai tranquilla. Ora devo scappare."
" Mi dispiace averti fatto perdere tempo per il lavoro.
Grazie. Se c'era Salvo..."
" In fondo è lavoro anche questo!" rispose ridendo
Paolo e le dette un buffetto.
Martina si rese conto solo allora della gravità delle
cose e chiese se per il piccolo c'era pericolo.
" Per lui direi proprio di no. Per Deiva invece... Se vuoi
stare tranquilla portatelo a lavoro domani. Poi vediamo."
" Farò così. Ma si potrà mai stare
tranquilli?"
E cominciò a singhiozzare da spaccare il cuore. Paolo
cercò di consolarla con un forte abbraccio e il bambino
si mise in mezzo ai due. Era una bella immagine pensò
Deiva.
Il giorno dopo e anche quello appresso passarono lisci.
Poi Irina si fece viva e trovò Paolo al telefono.
La sera a cena raccontò per filo e per segno com'era andata
l'operazione che aveva dato buoni frutti. Le due ragazze non
si perdevano una parola: sembrava loro di essere protagoniste
di uno di quei thriller che danno al cinema...... ora che tutto
era sicuro come aveva detto e ridetto Paolo.
Ci brindarono su con della birra che aveva portato Paolo insieme
a tre pizze.
Di lì a qualche giorno un altro avvenimento le avrebbe
fatte piangere. |