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Giuliana Parigi

 

Una particolare notte

cap.   1. la ragazza scalza
cap.   2. il tarassico
cap.   3. la "zingara"
cap.   4. storie intrecciate
cap.   5. il temporale
cap.   6. a casa di Deiva
cap.   7. Serena: appare e scompare
cap.   8. San Lorenzo
cap.   9. l'Apocalisse
cap. 10. Paolo
cap. 11. la nuova casa
cap. 12. la signora con il ventaglio
cap. 13. Irina
cap. 14. la fine di un incubo
cap. 15. matrimoni

Per l'affare Irina venne fuori che c'era una "piccola formalità" come la chiamò il superiore di Paolo: occorreva un riconoscimento. Spiegarono più volte a Deiva come si doveva procedere, ma lei quando arrivò a capire non voleva saperne. Poi trovarono un accordo, oltre a tenerla a debita distanza e nascosta, l'avrebbero camuffata a tal punto che era "assolutamente impossibile" che Irina a sua volta la riconoscesse.
Tutto era fissato per la sera del giorno dopo, sul tardi in un locale che Deiva , aveva frequentato e temeva, quindi, che anche il personale la riconoscesse. Di nuovo ci furono rassicurazioni: sarebbe andata con Paolo e con un altro signore che non era della polizia, forse della magistratura? Non ci capiva molto ed era, oltre che impaurita, frastornata. Ma la sua nuova vita le faceva capire che era giusto incastrare Irina e i suoi complici prima che facesse del male a tante altre ragazze.
Tentò di passare una giornata rilassata dedicandosi alle solite cose di casa e dietro al piccolo, ma la sua mente tornava sempre ad Irina e a ciò che aveva voluto dire per lei e per altre, l'averla conosciuta e averla seguita! Le entrava addosso una rabbia, uno sconforto, una paura, uno schifo, un senso di impotenza e alla fine anche di pena... per tutti e per tutto. Si poteva sperare in un mondo migliore?

Quando alla sera del fatidico giorno si guardò allo specchio, le venne da ridere non si riconosceva nemmeno lei: era una simpatica cinquantenne, nera corvina, con occhiali da vista ... il suo florido seno era scomparso! Vestiva un sobrio abito da sera di un anonimo color avorio. Come portafortuna volle indossare il gioiello della vecchia signora.
L'operazione fu velocissima e... indolore. Irina era già arrivata e sedeva al tavolo più vicino alla porta; era in compagnia di tre signori. Due Deiva li aveva già visti. Doveva esserci un'altra ragazza, perché su una sedia, leggermente spostata, pendeva una stola color oro e blu. Sul tavolo, davanti a quella sedia, un calice pieno.
Irina fumava; impeccabile nel suo sofisticato abito e trucco, volse leggermente la testa al loro ingresso, ma non dette alcun segno di aver riconosciuto Deiva.
I suoi accompagnatori scattarono delle foto, come le avevano detto, con particolari macchine.
Secondo il copione preparato, si avvicinarono al bancone per chiedere di un tavolo. Lei finse di sentirsi male. Paolo l'accompagnò fuori nascondendola con il suo corpo; l'altro chiese una costosa bottiglia e uscì a sua volta.
Una macchina li aspettava e sparirono nel buio a tutto gas.
A casa Deiva prese un sonnifero e s'infilò subito nel letto.

Ci fu una tregua nell'accavallarsi di tanti avvenimenti di appena tre giorni!
La domenica 13 andarono al funerale della vecchia signora.
Non avevano fatto in tempo a tornare a trovarla con tanto di cagnolino.
La cerimonia si svolse nella parrocchia della casa di cura. Delle preghiere, la benedizione e l'incenso, un canto.
Prima di lasciarli il sacerdote ebbe un attimo di esitazione e disse:
" Ho conosciuto la signora da poco, da quando era alla casa. Fugaci visite. Poi mi ha fatto chiamare lei. Mi sono scusato per aver solo scambiato qualche parola con lei.
'Conosce quel che dice Sant'Agostino sulla comunicazione del pensiero?' mi ha detto a bruciapelo. Ha tirato fuori un quaderno, ha cercato brevemente ed ha letto questo che anch'io vi leggerò.
Quando penso ciò che devo dire, nel cuore fiorisce subito la parola. Volendo parlare a te cerco in qual modo posso far entrare in te quella parola, che si trova dentro di me. Le do suono e così, mediante la voce, parlo a te. Il suono della voce ti reca il contenuto intellettuale della parola e dopo averti rivelato il suo significato, svanisce. Ma la parola recata a te dal suono è ormai nel tuo cuore, senza peraltro essersi allontanata dal mio."
La cerimonia era finita.
C'era l'infermiera che confessò candidamente di essere stata pagata dalla signora perché partecipasse: temeva che non ci fosse proprio nessuno! L'infermiera aveva portato la signora della camera accanto, in carrozzella; pare che qualche volta avessero scambiato due chiacchiere.
Due signori vestiti di scuro rappresentavano le associazioni che avrebbero ereditato il patrimonio della signora.
Vicino alla bara una signora sulla sessantina piangeva e si asciugava naso e occhi in continuazione.
Era la proprietaria del negozio di alimentari da cui si serviva la defunta da tanti, tanti anni, disse e raccontò che ogni giovedì pomeriggio, da quando aveva difficoltà a muoversi, andava a portarle la scorta a casa e si fermava con lei a prendere il tè e parlare un po'.
Che la signora morta si chiamava Mimosa lo scoprirono dalla targhetta sulla bara; che avesse avuto due sorelle ed un fratello anche loro con nomi di fiori lo seppero dalla negoziante. Pareva la consolasse raccontare.
Dunque Mimosa era la più grande poi veniva Viola, Dalia e l'ultimo Giacinto. La morte se li era portati via al contrario della vita: cioè prima era morto Giacinto poi Dalia e Viola. In poco tempo. E così se ne erano andati, dal gran dispiacere, anche i suoi genitori. Poi la morte, come se fosse stata sazia, se ne andò da casa loro e lei era campata tantissimi anni. Se ne doleva molto.
E tanti altri particolari, minuzie, preferenze e manie; avvenimenti, date, ricordi seppero da quella donna minuta che ogni tanto si avvicinava alla bara e l'accarezzava.
La donna si rivolgeva a Martina e Deiva che aveva conosciuto per via del cane; ma qualche volta guardava anche Paolo che era accompagnato da due signore e un giovanotto.
In quell'occasione fu chiaro perché Paolo conoscesse la vecchia signora: faceva parte di un associazione che seguiva gli anziani a casa. Ed erano anni che, a turno, lui e gli altri tre andavano da Mimosa.
Fabio giocava con un coloratissimo aeroplano che Paolo gli aveva portato. Deiva aveva trovato la cosa non adatta al posto e alla circostanza, invece Martina lodò Paolo e non si mosse dal suo fianco. Uscirono sul sagrato. La giornata era splendida, non pareva certo novembre. La bara fu posta nel carro funebre insieme ad un mazzo di gigli bianchi e delle rose che avevano portato Deiva e Martina. Le due ragazze furono sopraffatte dalla commozione e si stringevano l'un l'altra. Paolo teneva per mano il piccolo. Poi lo dette alla mamma e montò sul carro. Fu l'unico che andò con la vecchia signora fino all'ultimo atto. Nel salutare tutti le lacrime solcavano anche il suo volto.
" Aveva paura che nessuno la piangesse... invece guarda quanta brava e bella gente! Anche un bambino, anche un bambino... con un giocattolo coloratissimo." singhiozzò la signora degli alimentari.
Mimosa, per sua volontà, sarebbe stata cremata e le ceneri tenute nei locali dell'associazione Buon Pastore.
Se ne tornarono a casa in taxi, ospiti della signora degli alimentari, che continuò a raccontare la vita di Mimosa.
" Il giovedì mi mancherà quella visita -sospirò- Mi mancherà tanto credetemi. Mi salutava sempre dicendomi - Marta fai quel che puoi, accada quel che deve - Che volete, mi dava forza!"
Poiché non voleva dividere la spesa del taxi, si fecero lasciare al ponte, così il taxi non avrebbe fatto la deviazione e loro potevano arrivare a casa a piedi agevolmente.
Sul ponte un giovanotto bruno allungò loro un foglio. Martina passò il bambino in braccio a Deiva e cominciò a leggere.
" E' un comunicato dell'ANSA è stato tirato giù da Internet"
" Dell'ANSA? Cos'è? "
" Parla del funerale di Arafat. Il leader palestinese. Non sapevo che fosse così grave? Misericordia Deiva ti rendi conto quant'è che non accendiamo la Tv o leggiamo un giornale?"
" Nella casa di suor Teresa non c'era e non si poteva e qui avevamo deciso che ne avevamo abbastanza delle nostre grane per occuparci anche di quelle di tutto il resto del mondo. Non ti ricordi?"
" Già, già. Ma non mi pare una buona idea. Sono rimasta colpita Da Paolo e dai suoi compagni...."
" Come me da suor Teresa e dalle altre suore! Leggi, va. Domani vedremo."

ANSA.it - ARAFAT E' STATO SEPPELLITO SULLA SPIANATA DELLA MUQATA

RAMALlAH - Yasser Arafat e' stato seppellito sulla spianala della Muqata, il diroccato palazzo presidenziale di Ramallah nel quale ha vissuto negli ultimi tre anni. fra la passione di una folla enorme di palestinesi. L'arrivo sulla spianata dell'elicottero egiziano con a bordo il corpo dell'anziano leader ha scatenato scene indescrivibili. Migliaia di persone si sono accalcate intorno al velivolo appena atterrato. nonostante le raffiche di armi automatiche sparate dai servizi di sicurezza per allontanarle, impedendo per diversi minuti l'uscita dall'elicottero della salma e dei dirigenti palestinesi che l'accompagnavano.
Poi. quando la bara e' stata finalmente estratta dall'elicottero, avvolta in una bandiera palestinese, la folla se ne e' praticamente impossessata, facendola girare per la Muqata: tutti volevano toccare per l'ultima volta il feretro del rais. La bandiera palestinese si e' strappata e un uomo ha ricoperto il feretro con una kefiah, a quadretti bianchi e neri, come quella sempre portata da Arafat.
La gente urlava il nome di Abu Ammar -come lo chiamano i palestinesi- morto a Parigi nell'ospedale militare di Clamart dopo una lunga agonia. Sull'elicottero militare la salma di Arafat e' stata accompagnala fino a Ramallah anche dal capo dei servizi segreti egiziani Omar Suleiman e dal ministro degli esteri Ahmad Abu El- Gheit, oltre che da alcuni dirigenti palestinesi. Nella confusione che ha contraddistinto la cerimonia, alcuni palestinesi sono stati feriti Tre persone durante il cedimento di una struttura di legno, altri tre da proiettili vaganti, probabilmente sparali in aria dai servizi di sicurezza.
I piani iniziali prevedevano che la folla sarebbe rimasta all'esterno della spianata fino alle fine della sepoltura, ma i servizi di sicurezza non sono riusciti a contenere la passione della gente, che ha voluto condividere gli ultimi momenti con il leader palestinese.
Stando alle fonti la preghiera della sepoltura e' stata recitata dal capo dei tribunali islamici palestinesi lo sceicco Tamini. La folla enorme che si trova sulla spianata sembra ora essersi calmata. Alla preghiera della sepoltura hanno partecipato anche i nuovi dirigenti palestinesi, in particolare il capo deIl'Olp Abu Mazen, il premier Abu Ala e il presidente ad interim dell'Anp Rawhi Fattuh. Molte persone stanno lasciando l'interno del sito presidenziale, ma numerosi altri di palestinesi rimasti all'esterno stanno invece entrando. Arafat e' stato seppellito nella tomba scavata sulla spianata sotto quattro alberi.
13.11.2004


 

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