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NON ABBANDONIAMOLI! Non lasciamo soli questi ragazze e ragazzi meravigliosi che "insegnano a noi grandi come essere uomini". Già perché dopo l'abbuffata di notizie, foto, prime pagine e sevizi speciali da parte di tutti i mezzi di comunicazione, non cada su di loro il silenzio, il disinteresse; è proprio quello che rende possibile l'esistenza di tutti i tipi di mafie. Non dimentichiamoli, dimenticheremmo la nostra parte migliore.

 Presentazione  Siamo solo dei ragazzi...  
 Partecipazioni  Enrico Fierro. L'omicidio e la rivolta  
 Jovanotti, La politica siete voi  

Siamo solo dei ragazzi,
siamo ragazze e ragazzi con con storie e percorsi di vita diversi, ma che vogliono tracciare insieme la strada per un vero riscatto civile della nostra terra. Siamo giovani uomini e giovani donne, e da oggi vogliamo essere gli occhi, la bocca, le braccia e le gambe di Franco Fortugno, che voi, uomini di tutte le mafie, credete di aver ucciso.

Sappiate invece, uomini della 'ndrangheta, che non lo avete ammazzato Franco Fortugno, perchè le sue idee ed i suoi sogni continueranno a camminare sulle nostre gambe. Sempre.

Noi vi dimostreremo che in Calabria si è messo in movimento un popolo di persone oneste, di padri e madri di famiglia, di giovani e di anziani, di studenti e di contadini, che ha deciso di scacciare la piovra mafiosa dalla nostra terra.
Milioni di calabresi onesti vi intimano la resa, uomini di tutte le mafie: adesso, se ci riuscite, ammazzateci tutti!

Se invece volete PENTIRVI e ridare l'onore e la dignità a voi stessi ed alla nostra terra, buttate nel più profondo degli abissi le vostre armi, affidatevi alla Giustizia per scontare la giusta pena ed alla fine di questo cammino di redenzione, se lo vorrete, unitevi a noi per costruire la più bella delle regioni d'Italia.

da: www.ammazzatecitutti.org

   


03.11.2005
L'omicidio e la rivolta.
di Enrico Fierro

E adesso ammazzateci tutti». Di slogan, parole d’ordine, frasi urlate tra l’indignazione, la paura e la disperazione, ne ho lette e sentite tante ai funerali dei morti per mano di mafia.

Al funerale del dirigente comunista siciliano Pio La Torre, a quelli dei magistrati Falcone e Borsellino, tante cerimonie per seppellire le vittime dell’eterna guerra che Cosa Nostra, Camorra e ‘Ndrangheta combattono contro l’Italia e gli italiani. Ho visto le lenzuola bianche dei palermitani che non avevano più parole da dire e da scrivere dopo la strage di Capaci, ho sentito le frasi ritmate e urlate come allo stadio, a Forcella, ai funerali di Annalisa Durante, ragazza di quindici anni vittima innocente di una faida di camorra. Ho visto la gente muta e a testa bassa a Lamezia Terme ai funerali dell’ispettore Aversa e di sua moglie. Ma parole come quelle no, non le avevo mai viste prima.

«E adesso ammazzateci tutti». Un lenzuolo bianco, la scritta con lo spray nero. Dietro, a reggerlo, quattro ragazzi e una ragazza. Facce commosse, indignate, preoccupate. Facce comuni di ragazzi d’oggi. La maglietta bianca e i jeans stinti del primo, i capelli ricci e gli occhiali neri e il pizzetto alla moda del secondo, la faccia da bravo ragazzo del liceo e i capelli corti del terzo, la chioma nera e gli occhi pieni di lacrime dell’unica ragazza. «Ammazzateci tutti». Voi che dominate il nostro territorio, voi che controllate economia, politica, istituzioni, voi don, mammasantissima, capibastone, voi che disponete di ricchezze immense, di eserciti, di squadroni della morte, voi che avvelenate la nostra gioventù con le droghe, ecco: voi che avete rubato la nostra vita e il nostro futuro, ora uccideteci. Parole disperate. Quale altro giudizio si può dare? Se dei ragazzi che hanno la vita davanti a sé, la bellezza, la forza della salute, la potenza della conoscenza che a fatica conquisti giorno dopo giorno, libro dopo libro, scrivono quelle parole e le mostrano all’intero Paese, quasi ad urlare all’Italia, alla politica, alla cultura, all’economia che hanno cancellato dai loro progetti la Calabria, allora è finita. Penso a tutto questo, mentre sono a Locri, Calabria, cuore della ‘Ndrangheta, la mafia più potente tra le mafie mondiali, nel giorno dei funerali di Francesco Fortugno.

Franco, un medico di 54 anni appassionato di politica che da pochi mesi è il vicepresidente del Consiglio regionale della Calabria. Lo uccidono il 16 ottobre. Un giorno particolare, il giorno che l’Unione ha scelto per fare le sue primarie. Prodi, Bertinotti, Mastella, Scalfarotto, Panzini: è la prima volta che l’Italia, dal Trentino alla Sicilia, partecipa a questo esperimento all’americana per decidere chi sarà il leader di uno schieramento. Milioni di persone si mettono in fila davanti ai seggi improvvisati in sedi di partito, circoli, uffici dei comuni, finanche case e studi privati. E’ una festa. Quella domenica pomeriggio, Franco Fortugno è davanti al seggio di Locri. Ha votato, ha fatto votare, ha stretto mani, salutato amici, conoscenti, semplici elettori. Sorride a tutti. Forse anche a quell’uomo giovane tutto vestito di nero, il cappellino calcato in testa a coprire metà del volto che si avvicina al seggio. E’ il killer venuto dalla notte della mafia. Spara cinque colpi con la precisione del chirurgo: cinque colpi, tutti andati a segno. Poi indietreggia e con calma va via. Il corpo del medico Fortugno è a terra. E’ il primo delitto politico eccellente della ‘Ndrangheta.

«Non è così. Non può essere così. Non deve essere così». Nicola Adamo è un uomo politico calabrese che ha fatto la “gavetta” del funzionario del Pci fin da ragazzo. Oggi è vicepresidente della Giunta regionale calabrese. Conosce la sua terra, i suoi umori, le sue eterne contraddizioni palmo per palmo, ne sa decifrare le parole e i silenzi. «Bisogna fare qualcosa», mi dice, «reagire, coinvolgere intellettuali, forze vive, calabresi che hanno avuto fortuna, che si sono affermati nel mondo per circondare questi ragazzi di affetto e attenzione, per fargli sentire che non sono soli. Che noi, la politica, vogliamo combattere la ‘Ndrangheta, rinnovare questa terra. E vogliamo farlo con loro. No, quelle non possono e non devono essere parole disperate. Quello slogan deve diventare la bandiera della nostra resistenza contro la ‘Ndrangheta. Ammazzateci tutti, perché noi vi combatteremo sempre, perché con voi la Calabria muore». Nicola non è un ottimista di natura, ma è una persona tenace e combattiva. Quei volti visti al funerale di Fortugno, le facce dei ragazzi, la loro disperata indignazione, lo hanno colpito. «Dobbiamo fare qualcosa, dare un risposta ferma», mi dice mentre ci salutiamo.
Penso che sia giusto, che tutti – anche i noi giornalisti – dobbiamo fare di più per questa terra, perché qui – tra le foreste dell’Aspromonte e il mare di questi paesi che una volta furono Magna Grecia - si sta giocando una partita che non riguarda solo la Locride o la Calabria, ma l’Italia intera. E penso anche che questo Paese debba francamente vergognarsi.
Per le complicità con la mafia di tanti uomini politici, per le sue distrazioni (sono cose dei calabresi), per il livello della sua informazione che ha bisogno del morto eccellente o di una alluvione, un terremoto preferibilmente con dei bambini sotto le macerie, di una catastrofe per parlare di Sud; per l’assenza del capo del governo ai funerali di Fortugno e per le parole scritte sullo striscione dei ragazzi di Locri.

«E adesso ammazzateci tutti», in quale altro paese civile si scrivono parole così? E le scrivono dei ragazzi, il futuro del mondo, come recita la retorica. La futura classe dirigente. Il domani. Sì, questo paese, il paese delle collusioni, delle leggi vergogna, dell’incoerenza assunta come valore, del passaggio repentino da una bandiera all’altra, degli uomini politici che stringono le mani ai boss per qualche voto, deve vergognarsi.

   
 
 

Jovanotti ai ragazzi di Locri "La politica siete voi"

LOCRI (RC) - Il primo gennaio Jovanotti terrà un concerto gratuito a Locri. Abbiamo chiesto ai Ragazzi di Locri, che curano il blog su "Scuola & Giovani" di intervistarlo.

da "La Repubblica" del 31.12.2005 per leggere l'intero articolo

   
   
   

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