Organizzazione statale in età monarchica (753 a.c.- 510 a.c.)


In realtà la monarchia del primissimo periodo regio dovrebbe essere definita di tipo parlamentare. All'epoca di fatto vi era una democrazia assoluta poichè non c'erano ancora classi sociali e il numero limitato della popolazione permetteva una diretta partecipazione alla politica.

Infatti quando la monarchia rischiò di divenire assoluta il popolo si ribellò e al monarca sostituì le figure di due consoli, che appunto dovendosi dividere i compiti garantivano l'uno sull'altro il rispetto dell'autonomia senatoriale.

Il re era veramente un delegato della volontà popolare.



MAGISTRATURE

Il re (rex) veniva scelto inizialmente nel "comitio curiato", in seguito tra i patrizi dal senato (senatus), il concilio degli anziani (patres), e rimaneva in carica per tutta la vita. A lui spettava il potere esecutivo, così come il comando in battaglia (potere militare), unico momento in cui era completamente indipendente dal senato; era cioè depositario dell'imperium, la forza congiunta degli dei e del popolo romano, che per tutta la storia romana si identificherà con il potere militare. Nelle processioni, al sovrano veniva aperta la strada dai dignitari (denominati littori), che portavano i fasci, simboli del potere e della legge. Il re era anche il giudice supremo in tutte le cause, sia civili sia penali (potere giudiziario); nonostante egli non avesse assolutamente caratteri divini, era anche depositario del potere religioso: aveva infatti il compito di presiedere le cerimonie religiose.


Il Senato cominciò a formarsi nel momento in cui il re, a causa dell'aumento demografico e territoriale, non riusciva più ad adempiere da solo a tutti i suoi doveri; nacque così il consiglio degli anziani, dapprima formato da un centinaio di membri che erano discendenti dei pionieri venuti con Romolo. All'epoca il Senato aveva il nome di comitio curiato e all'interno, fino all'avvento dei Tarquini, non vi erano differenze sociali poichè tutti erano proprietari terrieri; solo dopo l'ascesa dei Tarquini infatti iniziarono a differenziarsi i patrizi dai plebei (cft. §Società ed economia).

Nei primi anni il Senato poteva solo dare consigli se consultato dal sovrano, sebbene i suoi membri possedessero grande autorità morale; in seguito divene sempre più influente fino a limitare effettivamente il potere del re.

Alla morte di un re il Senato assumeva i poteri ed eleggeva un Interrex che non poteva restare in carica oltre cinque giorni, dopo i quali o il nuovo re era eletto o si sceglieva un altro Interre. Il segno esteriore dell'autorità senatoria era la toga ornata con un alto orlo di porpora (latus clavus).


Già in età regia esistevano due Censori, nobili e incorruttibili figure di alto prestigio che curavano il censimento ogni 5 anni valutando per ogni cittadino il patrimonio e le virtù morali; in caso di falsa dichiarazione gli averi erano confiscati e nei casi più gravi era prevista la vendita come schiavo del cittadino. Lo scopo del censimento era quello di porre ognuno in una gerarchia civica e quindi poter proporzionare i doveri ai diritti, conoscere il numero e la qualità delle persone atte alla armi e per le imposizioni fiscali.




DIRITTO di VOTO

Ognuna delle tre tribù romane (cft. Società monarchica) era formata da 100 di cavalieri, da un Tribuno che eleggeva tre Senatori, 10 Curie con ognuna a capo 1 Curione ognuno dei quali a sua volta eleggeva tre Senatori, ogni Curia era composta da 100 Decurie con ognuna a capo 1 Decurione.

Le curie si riunivano in genere due volte l'anno e in queste occasioni facevano il comitio curiato: era qui che che fra le altre cose si eleggeva il re. All'interno delle curie tutti avevano il medesimo diritto di voto e la maggioranza decideva.


Dopo la riforma sociale di Servio Tullio il voto nelle classi avveniva per centurie, ma ogni classe non ne possedeva in numero uguale: in tutte erano 123 ma la prima classe ne possedeva 98, quindi bastavano i voti di questa per determinare la maggioranza.

Praticamente il governo serviano impose un regime plutocratico, basato sulla ricchezza: il potere legislativo si concentrò così nelle mani degli artigiani e dei mercanti che possedevano più ricchezza liquida a scapito del Senato e dei patrizi, la cui ricchezza era invece costituita dalle porprietà terriere.