Società ed economia della Roma monarchica


Organizzazione della società

- In età regia Roma era divisa in tre tribù, secondo la leggenda istituite dallo stesso Romolo: i Ramnes, residenti vicino al Palatino e probabilmente corrispondenti all'etnia latina; i Tities, la componente sabina stanziata sul Quirinale; i Luceres, forse di origine etrusca.

Ogni tribù era poi divisa in dieci curie o quartieri, ogni curia in dieci gentes o casate. Una gens era formata da più famiglie.

Queste divisioni sociali originarie non teneva conto del patrimonio: tutti erano considarati possidenti di uguale ricchezza poichè tutti erano agricoltori.


- Con Servio Tullio tale sistema di divisione fu abolito e sostituito con un metodo patrimoniale: ormai il divario economico tra i cittadini era troppo profondo per essere ignorato. La popolazione venne divisa in cinque classi sulla base della loro ricchezza.



Modus vivendi

L'igiene e la cura personale era ridotta al minimo: ci si lavava poco e le donne non facevano uso di cosmetici o gioielli. Non esistevano ancora fogne o gabinetti, l'acqua doveva essere attinta dalle fonti poichè gli acquedotti saranno costruiti molto più tardi.

Le persone giravano con cenci bianchi in dosso: niente toga candida e sfarzosa dunque e spesso non avevano nemmeno una veste di ricambio.

Le case non erano altro che capanne di fango e le strade sterrate ben lontane da quelle che possiamo ancora vedere nelle zone archeologiche.

La situazione migliorò sensibilmente con l'ascesa della dinastia etrusca dei Tarquini: Tarquinio Prisco fece costruire le fogne (la cloaca maxima), le case divennero più complesse con tetti a spiovente e finetre, le strade e i quartieri ben definiti.

Interessante è il fatto che fino alla dinastia dei Tarquini il re viveva nelle stesse identiche condizioni dei cittadini: niente insegne speciali, nè reggia nè addirittura una specie di ufficio personale dove esercitare la propria carica. Il re arava la terra e seminava come tutti gli altri, prendeva decisioni in casa propria ed indossava abiti speciali unicamente per celebrare riti religiosi. Non aveva una scorta personale (il primo ad introdurla fu Servio Tullio), altrimenti avrebbe implicitamente offeso il popolo considerandosi superiore.



Distinzione tra patrizi e plebei

Lo studio delle condizioni sociali e politiche di Roma in età monarchica ha messo in luce la suddivisione in due classi della popolazione urbana solo dopo l'ascesa della dinastia dei Tarquini (cft §Storia): da un lato vi erano i patrizi, che godevano di diritti politici e costituivano il populus, dotato di diritti civili; dall'altro c'era la plebe, la quale non godeva di alcun diritto politico. Non è facile cogliere la vera origine di queste distinzioni, anche perché le risposte date finora dagli studiosi sono state estremamente diverse; certo è che patrizi e plebei, se ebbero senz'altro profonde differenze di carattere economico, sociale e religioso (professavano infatti culti diversi) dovettero inizialmente distinguersi soprattutto per motivi etnici. C'è chi ha voluto vedere, ad esempio, nei patrizi i latini che si imposero sull'etnia sabina, cioè i plebei; oppure individuare nei patrizi gli etruschi conquistatori che sottomisero la componente etnica latino-sabina, riducendola a plebe; e non mancano teorie innovative, che tendono a ridimensionare di molto il ruolo del patriziato in epoca arcaica.

In ogni caso il mutamento dell'economia verificatosi con l'avvento della dominazione etrusca (i Tarquini) costituisce uno dei fattori principali di tale differenziazione sociale.



Economia della Roma regia e nascita della plebe

Il regno romano in quel periodo era essenzialmente basato sull'agricoltura. Si iniziò a praticare l'attività mercantile tipicamente etrusca (senza peraltro mai abbandonare la coltivazione) solo con l'avvento della dinastia dei Tarquini, di stirpe etrusca appunto (da Tarquinio Prisco, 616 a.c.).

Per questo d'ora in poi Roma avrà bisogno di espandersi e conquistare continuamente nuovi mercati; questo a scapito dell'agricoltura che vedrà la propria manodopera partire per la guerra mandando in malora le terre.

Questi nuovi e crescenti bisogni di guerra fovorirono la classe degli artigiani, cioè l'industria dell'epoca in grado di fornire gli equipaggiamenti bellici (falegnami, fabbri, etc), e i mercanti, che vedevano allargarsi la loro rete commerciale.

I soldati, dopo aver fatto la guerra, piuttosto che ritornare nei loro campi preferivano trasferirsi in città, dove la vita era più facile e ravvivata dai divertimenti urbani; molti schiavi a mano a mano che Roma vinceva le proprie guerre cominciarono ad affluire nell'Urbe.

Artigiani, mercanti, contadini emigrati in città, schiavi e altra moltitudine forestiera andò pian piano a formare la massa della plebe. Questa nuova classe sociale andò affermandosi sempre di più con la dominazione dei Tarquini: le guerre la resero indispensabile per Roma.


Con la suddetta riforma sociale di Servio Tullio si instaurò un vero e proprio regime capitalista o plutocratico: il potere legislativo si concentrò infatti nelle mani dei plebei artigiani e mercanti possessoori di denaro liquido a scapito del Senato e dei patrizi, la cui ricchezza era invece costituita dalle porprietà terriere (cft. §Diritto di voto in età regia).