Questi sono gli scritti che mi ha mandato Alessandro Ciarlo Chi volesse contattarlo puo' farlo a questa e-mail: anime_salve@hotmail.com |
E se questa non è sana follia ditemi dov'è quella che non conosco. |
Uomo di un Dio imperfetto, Venditore di parole secche, asino senza orecchie ne coda. Dio di te stesso, mangiatore di sale, tu che ascolti le parole della fede e non hai fede, tu che al collo un crocefisso agli altri mostri. Alla finestra del tuo piccolo cuore, appendi il tuo misero amore alla finestra del tuo piccolo cuore, stendi un frammento di dolore. E se la vita ti ha strappato via il sorriso, ridammi la mano ti mostrerò un nuovo viso. E se la morte ti ha mostrato il coltello, falla a pezzi e ridalla a suo fratello. Uomo di un Dio imperfetto, panno di dolore intriso Getta pure la tua vita nel vuoto, ma non troverai il paradiso, gettala nel fosso e non avrai un sorriso getta le braccia alla morte e scoprirai la tua sorte. Restituiscimi la vita, ridammi il mio onore. Libertà vorrei donare, libertà per poter volare, libertà per ricominciare a sognare. Un nuovo mondo, e una matita per poterlo disegnare, a sua immagine e somiglianza, con meno sorte e più speranza. Abile nel tuo mestiere, mendicante di parole. Abile nel tuo mestiere, mendicante del perdono. Abile nel tuo mestiere, mendicante di potere. Abile nel tuo mestiere donna, mi mostri il sedere, abilmente non regali ciò che fai vedere, venditrice di frattaglie, venditrice di parole La tua faccia, e di dietro il tuo sedere. Siedi uomo all'angolo del perdono. Nulla è più grande del tuono di un Dio in tempesta, nulla è più grande della mia testa. Con i soldi dell'amore, ho comprato il mio dolore. Con i soldi del tuo amore, ho comprato il cattivo odore. Con i soldi del mondo, ho comprato l'amor che si consuma in fretta. Con la fretta di un cane ho annusato la tristezza. Nel cuore di una donna ho gettato il cervello, nel culo ci ho lasciato il mio chiavistello. Nel buio di una grotta ora gira il mio carosello. Alla luce del sole, lascio bruciare la pelle. Ad un mondo indegno sto regalando il mio regno. E tu che mi guardi con il vuoto negli occhi uomo fedele, infedele, o traditore volta la faccia verso il tuo cattivo odore, Lasciami stare, di me nulla che a te possa interessare. Alessandro Ciarlo 03/07/1999 |
Lettera al cielo |
Alla prossima anima che verrà a trovarti affido queste mie parole, così in sogno mi verrai a portare il pensiero tuo, perché un filo invisibile da sempre ci lega. Ora che sei al fianco di Colui che hai tanto invocato, bestemmiato, lodato, con le parole ucciso, ma in fine sempre amato e da amico rispettato, posso regalarti ciò che, pur non conoscendomi, hai sempre atteso. Con la mia voce, che con la tua si confonde, canto il pensiero tuo, con le mani scrivo il tuo cuore, con gli occhi ora tuoi guardo il mondo, e con l'anima del bambino che in ogni tuo scritto affiora, lo vivo. Un sorriso per te che non hai più un viso, e tu, un sorriso per tutti, che di amore non han riso. Mio caro Fabrizio con le mani mi sono tolto il cuore, l'ho posato sul tavolo dell'amore e persone brutte e vuote ne han fatto pasto. Mio caro amico ora che non ci sei più questa lettera ti scrivo, perché tu possa in terra avere un nuovo viso. Di queste parole origine non conosco, ma se qui son scritte, e sicuro le tue mani non più possono, con queste ti regalo un sorriso, e tu anima scesa dal paradiso, a questo giullare che in tanti hanno deriso. Quando in vita mi cantavi le tue storie, ascoltavo con le mani, i piedi, e gli occhi le tue memorie con amore, dolore, passione, sentimento, gioia, ed allegria, ma mai con tristezza, figuriamoci con l'udito, la tua poesia me lo ha proibito. A nulla è servito bestemmiar la guerra che da tanti ancor lodata su questa terra, e miete vittime, e le tue parole son state uccise da un fucile che spara dolore odio e rancore, e non come tu credevi, peti di sazietà, ma fame, terrore, sconforto e bestemmia dell'uomo, seminano ancora, le parole del potere. Ogni giorno un nuovo Piero ti raggiunge, accoglilo da re, perché uomo onesto e senza peccato. A volte penso che per molti non han senso le parole che scriviamo e mi sento male a pensar che non vi sia anima sottile a goder della meraviglia che dentro vè racchiusa, e come in un tabernacolo rinchiusa grida forte, ma folla non vedo alle sue porte, una manciata di teste e nulla più. Se secchi di luce da lì su mi manderai ancor altre parole queste mie mani con le tue potran scolpire, così la tua anima non sarà a morire, e se gloria onor e successo giungeranno, il tuo nome prima del mio sarà scritto. E se la mia bocca e la tua voce le canzoni della vita canteranno non vè dubbio che fin lassù ti giungeranno, ad alleviar così il dolor che non t'è degno. Ah se ci fosse un mezzo per poter viaggiar nel tuo regno e tornar su questa terra di peccato, ti porterei i dolci che tanto hai amato, ti porterei l'odor del prato tagliato un rosso da bere insieme al Dio che qui non ha potere, una sottile foglia di neve,ed acqua di mare, per poter viaggiare e navigare, e rotolare in quella foglia di neve, ad aspettar che il gelo ci fermi il cuore, ed apettar che il tempo non ci porti rancore. Fabrizio tu sei morto e nei cieli sei finito, sei morto e dentro di me sei caduto. Ora non so più chi io sia, poeta, folle scrittore di pazzia, uomo di scienza e di tecnologia, tecnico degli elettroni, grandissimo rompitore di coglioni sognatore in un mondo di silicio creatore della fantasia contrapposta alle dure leggi della logica del mio lavoro. Che caos. Lucido e sobrio mi divido e mi perdo in due mondi così diversi. Attento a far sì che i miei piedi non entrino in chiesa, mi sento così vicino a Dio da poterlo toccare, la parola che a Lui rivolgo è quella che si dona ad un amico, il nostro dialogo è aperto e leale, la nostra fede è reciproca. Alleviato dalla razionalità, mi sento cullato dall'irrazionale disciolto nell'aria passeggio lungo i sentieri del pensiero, e non mi curo della meta, e non conto i miei passi, ma leggero senza ali incomincio a volare, sui tetti delle case costruite nel mare mi poso e mi riposo ascolto in meraviglia il dolce vociare dei pesci in fondo al mare, il freddo delle montagne scende in collina e ancor più in basso mi viene a trovare, lo aspetto, lo interrogo e come per sogno mi risponde, mi racconta dei lupi degli orsi e dei cervi della neve nei boschi, delle stelle che la notte le ingoia, del giorno che fa luce sulle anime attese della vecchia terrazza che affaccia dal monte e si vede un intero paese, dei bambini che giocano, e palle di neve corrono nell'aria di una donna sola che attende l'amore, di un uomo irrequieto che la vuol sposare. Ascolto, sento volteggio, dimentico chi sono, cosa ho fatto, e perché vivo, ma non importa sono felice in questo piccolo istante che non condivido. Fabrizio questo il tuo nome, Alessandro questo il mio nome, e cosa ci accomuna? L'incomprensibilità della nostra comprensione. Di tutto ciò che abbiamo scritto una piccolissima parte è stata capita, del resto siamo uomini incompresi, e questo ci distingue. Dell'immenso universo che si nasconde dietro la nostra espressione, nessuno saprà mai che in fondo siamo solo uomini dal pensiero libero e dalle grandi emozioni. Anime salve, senza un Dio da temere, senza padroni da servire. Con un sorriso ti saluto mio caro amico, arrivederci. Alessandro Ciarlo 09/07/1999 |
I fiori lungo la strada |
Dolce spina senza canto non amar chi non ti dorme accanto dolce spina nel mio cuore non amar chi si compra il tuo onore capelli tinti occhi color del mare sulla faccia il sorriso come se fosse amore sulle labbra il riflesso di un lampione che femmina sei tu che hai un padrone scarpe rosse e pelle bianca noia di una faccia stanca scarpe rosse e pelle scura bocca di riflesso nera mille notti ancora mille passi di sera conta conta e canta la tua carriera conta i passi che non v'è frontiera amor si compra col denaro amor si compra e non è chiaro se tu sia la giostra dei disperati o un buco dove infilar tutti i peccati canta e conta bell'amante d'un vecchio ammoiato bell'amante d'un giovane annoiato. conta e canta che il tempo ti guarda e l'onor che hai perso non ritorna. Alessandro Ciarlo 18/07/1999 |
IL destino |
Non avevamo chiesto niente, e ci diedero tutto. C'è chi chiede denaro e riceve amore, chi chiede il perdono e riceve un piccolissimo dono c'è chi ruba la morte, e per umano scherzo gli si offre la vita, chi piange la notte e chi ride, chi si sazia di parole e muore di fame, chi strappa ad un miserabile un misero tozzo di pane e lo uccide perché grida ed ha fame. C'è chi di castità se ne fa abito e tra dolci e sottili vesti si trastulla in antichi gesti, per chi ascolta si finge muto per chi lo accusa un ave Maria, e non poco per ogni giorno che nasce, un nuovo voto. Folla di gente incompresa, verme di un maleficio che ci aggrovigli la vita scostati dalla nostra strada e dacci una voce che non sia di fiato sordo sospesa, tra l'espressione di un idiota e l'ignoranza che ne fa spesa. Gli animali sconosciuti, piccoli esseri che popolano i pensieri, gli animali conosciuti, piccoli uomini che cancellano i vostri sentieri. Povertà ricchezza solitudine e sentimento, questo il remoto ed atroce lamento questo per darci un nuovo sgomento. Cosa scuote la vita a chi dorme sotto un cielo stellato. A pane e odio ci hanno nutrito, con l'indifferenza ci hanno umiliato e quando una bocca a voce aperta ha gridato: un nuovo mondo una nuova era ci è stato risposto: questo non è il tuo mondo , questa non la tua era. E per voce di un dio in terra: il potere ci ha detto: grida piano, attento alla morte, e guarda in faccia il dovere. Cosa ne abbiamo fatto di chi ci ha dato le leggi che non giudicano: crocefisso, il potere lo ha giudicato. Cosa il destino se non il giudizio di chi giudica. Alessandro Ciarlo 07/07/1999 |
L'ingiustizia |
Mi hai dato l'immensa forza del perdono ne ho fatto uso. Mi hai dato il coraggio di chi non mente e non ho mentito. Mi hai dato il potere del pensiero lucente ed ho fatto luce. Mi hai dato le mani di chi crea ed ho creato. Mi hai dato l'amore che non conosce volto e io l'ho donato. Mi hai dato la ricchezza dell'anima e l'ho mostrata a tutti. Mi hai chiesto di essere giusto e giustizia ho reso. Mi hai dato il dolore, mi hai detto di farne amore e non so come, è stato fatto. Mi hai dato gli occhi che vedono quel che non appare ed ho visto le meraviglie e le brutture. Mi hai nascosto la crudeltà e ne sono stato sorpreso. Mi hai chiesto di imparare dal mondo tutto ciò che gli altri ignorano, e ignorare tutto quel che gli altri sanno ed ora so tutto, di quel che gli altri ignorano e di ciò che io ho ignorato. Ancora una volta hai dato ricchezza a chi ricchezza ha avuto e povertà a chi di povertà è già morto. E denaro, quanto sopra, non è alluso perché continui a darmi ricchezza e povertà a chi di sazietà non è sazio . C'è una donna che dei tuoi doni consegna non ha mai ricevuto c'è una donna che non sa e non sa che di tutto ciò non gli spetta nulla, perché così è deciso. Di giustizia mio Dio sei digiuno di imparzialità ne hai fatto il tuo cibo dell'ignoranza ne hai mostrato la lama. Ora che colei di questa povertà ne è ricca la vergogna mi conosce e l'immoralità non è cosa di questo mondo. Immorale è, la tua ingiustizia. Questo mio pensiero è dedicato alla donna che ho amato per sette lunghi anni. Per lei spero che durante il cammino della sua futura vita incontri un Dio più giusto. A Simonetta Serrenti Alessandro Ciarlo 15/07/1999 |