La testimonianza che segue é stata estrapolata dal sito .....http://digilander.libero.it/Isonzo1916/01.html
Giuseppe Osgnacco

età:78 anni - residente: Slovenia - incarico: comandante militare della banda partigiana Beneska Ceta dal 1944 - testimonianze:deposizioni al processo contro la Beneska Ceta e testimonianze varie.

Pensione INPS: 569.750 lire per tredici mensilità. 30 milioni d'arretrati.

Giuseppe Osgnacco, detto "josko", ex sergente dell'esercito italiano, era comandante militare della banda partigiana Beneska Ceta fin dal 13 agosto 1944. La formazione operò nelle Valli del Natisone con l'obiettivo dichiarato di annettere più territorio possibile della Venezia Giulia alla Jugoslavia di Tito. Nel 1959 fu istruito un processo contro gli appartenenti alla Beneska Ceta, ma l'amnistia promulgata da Palmiro Togliatti nel 1946, fece sì che fosse dichiarato il non luogo a procedere. Nella nuova inchiesta della Procura di Roma i reati di strage ai danni della popolazione italiana, con finalità di pulizia etnica, non possono  andare in prescrizione. Le testimonianze raccolte da Giuseppe Vasi, un udinese che ha dedicato gran parte della sua vita a ricostruire i drammatici giorni della guerra sui confini orientali, sembrano confermare che la Beneska Ceta passava quasi sempre per le armi i prigionieri.

" Sono state almeno 40 le persone ammazzate nei boschi circostanti le Valli del Natisone tra militari tedeschi, fascisti e anche civili". Ma la sorte più ingrata toccò a due giovani carabinieri, secondo la testimonianza oculare di Giovanni Iurman consegnata alla Procura di Roma. "I partigiani ordinarono loro di spogliarsi (...), li legano mani e piedi e li spingono nella buca (...). Loro piangevano dentro e più che buttavano terra e sassi si sentiva che urlavano", racconta il testimone che ammette di averli diseppelliti personalmente un mese dopo, all'arrivo delle truppe alleate (1945), riscontrando che almeno uno dei militari non aveva la pur minima ferita e quindi era morto dopo essere stato sepolto vivo.