Associazione Esposti Amianto

e ad altri rischi ambientali

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Lettera a tutti gli aderenti all'AEA


- Ai responsabili dell’AEA che hanno già ricevuto, in data 10/09/2001 alle ore 14.06, una e-mail da Fulvio Aurora per offrire una informazione meno sintetica sui problemi che attraversano l'Associazione ­.

 Aldo Neri responsabile dell’AEA di Bologna.

    
 loro sedi.

 
Sono venuto a conoscenza, grazie ad una e-mail inviatami dal responsabile dell’Associazione Esposti all’¹Amianto di Padova Carmelo Mandosio dell'operazione "chiarimento" avviata, non si sa bene a quale titolo, da uno degli ex responsabili dei Rapporti internazionali dell'AEA, Fulvio Aurora che dall'ottobre 1999 sembra svolgere un ruolo importante nella crisi e nel succedersi di avvenimenti che da quella data in poi hanno progressivamente coinvolto loro malgrado iscritti, attivisti, responsabili locali e nazionali dell'AEA

 Tento una ricostruzione temporale e una valutazione personale su fatti e comportamenti succedutisi nell'Associazione dal 99 ad oggi; azioni che sono all'origine di una crisi che rischia di travolgere l'AEA. Parto dalla manifestazione di Roma dell'ottobre 1999 che concentrò i lavoratori davanti al ministero del lavoro e si concluse con l¹incontro a cui si costrinse l'allora sottosegretario Caron per trattare i problemi relativi ai riconoscimenti previdenziali degli esposti all'amianto. In quell'occasione venne formulata la richiesta per l¹AEA di essere presente come soggetto interlocutore ai tavoli di confronto, per dirimere il contenzioso previdenziale, organizzati dallo stesso ministero a cui già partecipavano a pieno titolo i sindacati; anche se gli stessi , sulla questione amianto e sul riconoscimento dei benefici previdenziali avevano sempre avuto posizioni attendiste se non proprio ostative.

 La manifestazione, che dai promotori era vista come logica conclusione del convegno tenutosi sempre a Roma nei giorni precedenti, fu evidentemente interpretata, dall'allora presidente Vito Totire, come atto ostile di contrapposizione, contrastante il suo orientamento in merito. Infatti il Totire a conclusione del convegno riteneva sufficiente un presidio davanti al palazzo della Consulta mentre, stante la situazione dei ricorsi in atto e la massa dei lavoratori coinvolti, ai promotori della manifestazione l¹iniziativa sembrava insufficiente per dare visibilità al problema; e questo fu detto anche a Bologna nella riunione preparatoria del convegno

.La cosa più saggia e corretta, anche per dimostrare le capacità di direzione nell'Associazione, accantonando eventuali questioni personali, sarebbe stata quella di convocare il direttivo e/o una assemblea dell'AEA per cercare di chiarire possibili malintesi e dirimere eventuali conflitti; una occasione ottima per avviare, nel contempo, l¹operazione di rinnovo delle cariche statutarie ormai decadute dal febbraio 1999, così come previsto dall'art. 16. Un¹occasione perduta visto che nulla è stato fatto in questa direzione.

 
Dall'ottobre 99 e per i due anni successivi la presidenza dell'AEA è stata quindi gestita in maniera surrettizia. Invece di promuovere il chiarimento, si è proceduto ad interrompere le comunicazioni con i promotori della manifestazione di Roma senza formalizzare la rottura unilaterale visto che questo avrebbe imposto quel momento pubblico di confronto che si voluto invece e comunque evitare. Si è quindi proceduto con iniziative di carattere pubblico e organizzativo, di cui naturalmente veniva informata solo la parte di iscritti ed attivisti che non era stata coinvolta nella disputa precedente e sicuramente ignara dei retroscena, simulando una normalità nella vita associativa dell'AEA che essendo una libera associazione presuppone una partecipazione assolutamente volontaria, mentre un¹assenza non giustificata vuole solo indicare l¹auto esclusione. In questi due anni è continuata l¹attività di quella parte dell'AEA ignara del bando subito, si è realizzata aggregazione e si sono prodotte occasioni pubbliche dove la presidenza è sempre stata invitata; ci si è quindi più volte incrociati ma il Totire non ha mai fatto il minimo accenno ad eventuali problemi di carattere organizzativo o di altro tipo nell'associazione. Di fronte ad un comportamento della presidenza a dir poco bizzarro, dove la comunicazione sulle problematiche associative era a senso unico, il timore per il futuro dell'AEA ed il disagio sono progressivamente cresciuti.

 
Così nel tentativo di riportare alla normalità la vita associativa dell'AEA, per sbloccare una situazione divenuta ormai insostenibile, grottesca e visto che la presidenza continuava l¹ostracismo, un gruppo di iscritti facenti parte del Direttivo, in data 18/01/2001, formalizzava la richiesta di convocazione di una riunione del Comitato direttivo in base all'art. 19 dello Statuto indirizzando una lettera al presidente uscente dell'AEA; missiva inviata sia per via ordinaria postale che consegnata personalmente dal sottoscritto al Totire in occasione di una operazione peritale a Padova relativa ad un ricorso per esposizione all'amianto.

Nei mesi successivi ci sono stati contatti telefonici tra il Totire e Maurizio Barsella  Segretario dell'AEA ma non sono approdati a risultati concreti a causa, prima di problemi personali del Totire e successivamente del Barsella che mi ha così incaricato di interpellare il Totire per un incontro dove decidere modi e tempi di organizzazione della riunione; ripetutamente contattato telefonicamente il Totire ha sempre e comunque offerto risposte elusive.

 
Solo a metà agosto ho saputo di un¹assemblea dei soci dell'AEA che si era tenuta a Roma il giorno 30 giugno 2001 e dove si sarebbe deliberato il rinnovo delle cariche sociali e proposto importanti modifiche allo Statuto dell'associazione. Molti iscritti e membri del Direttivo interpellati mi hanno dichiarato di non saperne nulla, cadendo, come suol dirsi, dalle “nuvole”.

Le modalità di convocazione dell'incontro di Roma fanno sorgere il dubbio fondato che nei promotori dell'iniziativa fosse preponderante il timore di un confronto sui temi e problemi eventualmente messi all'ordine del giorno e ferma la convinzione, leggermente paranoica, che l¹AEA non sia una libera associazione bensì cosa loro

.Lascia letteralmente allibiti la strumentalizzazione esercitata ai danni delle persone che erano all'oscuro dei retroscena, vittime di basse manovre di bottega, quasi si trattasse di faide interne a qualche organizzazione politica bananiera.

 
Ritornando al sig. Fulvio Aurora ed al ruolo che ha avuto in tutta l¹operazione descrivo solo l¹ultimo episodio, che ne illumina a sufficienza la figura: ormai convinto di averla fatta franca, dopo che sul bollettino AEA del giugno 2001 aveva decretato l¹auto-espulsione della sezione di Padova dall'AEA nazionale, il 10 settembre 2001 decide, via e-mail, che è venuto il momento di ³chiarire² i rapporti con la stessa, ma non a Padova dove esiste una sede ed è ben conosciuta, bensì a Marghera, nella sede locale dell'associazione, in un territorio lontano e neutrale dove, secondo il sig. Bellotto che è responsabile locale dell'AEA, esiste la sezione ma non la sede; e per essere sicuro, di riuscire nel suo intento, l¹Aurora invece di prendere contatto con il responsabile dell'AEA di Padova, neppure lui informato della riunione del 30 giugno a Roma e ignaro di essere, lui e tutta la sezione di Padova, usciti dall'AEA nazionale, invita all'incontro solo il sig. Guerrino Carraro, un iscritto, tra le centinaia che all'AEA di Padova fanno riferimento. Anche l¹Aurora sembra incline ad utilizzare l¹informazione come arma da taglio; è infatti del 24 aprile 2001 un comunicato a sua firma che, a nome dell'AEA, proponeva/annunciava un convegno nazionale a Roma per il 30 giugno, decisione sicuramente concordata con il Totire e che non è mai stata trasmessa ad una parte rilevante degli iscritti, delle sezioni e del Direttivo.

 Mi è sembrato necessario stigmatizzare i comportamenti che in questi mesi hanno portato alla rottura che si è consumata il 30 giugno 2001 con un rinnovo illegale delle cariche associative invitando tutti gli interessati a riflettere sugli effetti che questo potrà avere sul futuro di una libera associazione qual è l'AEA. Quando l¹informazione viene utilizzata in maniera selettiva, così selettiva da produrre l¹esclusione delle presenze ³sgradite² a chi vuole far così prevalere le proprie posizioni la situazione non si prospetta buona neppure per coloro che ignari hanno sottoscritto quelle decisioni.

 

Riporto di seguito il testo della richiesta di riunione del Comitato direttivo ed a cui è stata data una risposta indiretta di rottura il 30 giugno 2001.


       Cordialmente Aldo Neri.