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SIRTORI Giuseppe


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Sirtori Giuseppe

Generale italiano (Casatenovo, Como, 1813-Roma 1874). Entrato nell'ordine degli oblati, svestì l'abito talare nel 1844 e si recò a Parigi, dove prese parte alla Rivoluzione del 1848, che abbatté in Francia la "monarchia di luglio". L'anno successivo rientrò in patria e fu tra i difensori di Venezia  nelle formazioni volontarie agli ordini del Pepe . Costretto all'esilio, quando Venezia dovette arrendersi, il Sirtori - già colonnello - emigrò a Londra, dove entrò in rapporti col Mazzini , dal quale poi si staccò, intorno al 1854, per la rigida pregiudiziale repubblicana dell'agitatore genovese.

In seguito andò a Parigi, e qui scrisse opuscoli e articoli di propaganda per l'Italia "una e libera sotto lo scettro di Vittorio Emanuele ". E' di questo tempo (1857) una lettera del Sirtori indirizzata a Napoleone III , in cui incitava l'imperatore a far propria la causa dell'Italia.
Scoppiata la guerra del 1859, il Sirtori fece domanda di entrare nell'esercito italiano, ma le vigenti leggi non lo consentirono. L'anno seguente fu eletto deputato, e subito dopo fu chiamato da Garibaldi a partecipare all'impresa dei Mille in qualità di capo di Stato Maggiore.
Combatté a Calatafimi, dove fu lievemente ferito, e a Palermo. fu nominato dittatore provvisorio di Palermo. In condizioni analoghe fu, più tardi, prodittatore a Napoli. Comandò una divisione al Volturno dove si guadagnò la promozione a tenente generale e rimase, partito Garibaldi per Caprera, a presiedere la smobilitazione del corpo dei volontari. Entrato nell'esercito regolare italiano (1862), gli fu riconosciuto il grado di tenente generale, e restò nel sud dove si adoperò per stroncare la rivolta contadina (chiamata propagandisticamente "brigantaggio") che si sviluppò, in modo particolare in Basilicata, Abruzzo e Calabria, subito dopo l' annessione al Piemonte. Ebbe il comando della 5° divisione con la quale prese parte alla III guerra d'Indipendenza, combattendo a Custoza (1866). Critico nei confronti dello Stato Maggiore, un suo ordine del giorno emanato dopo quell'infausta giornata, poco riguardoso per l'operato degli alti gerarchi, gli valse il collocamento a riposo; fu collocato in aspettativa, diede le dimissioni e si ritirò a vita privata. Eletto deputato nel 1867, nel 1872 il ministro Ricotti lo riammise nei quadri dell'esercito attivo col suo grado e destinato al comando della piazza d'Alessandria.
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Creato da: Astalalista - Ultima modifica: 25/Apr/2004 alle 12:38 Etichettato con ICRA
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