a Venetico |
Provincia di Messina |
(Sicilia) |
La Sacra Sindone
conservata a Torino fin dal 1578 è, secondo una tradizione cristiana
plurisecolare, il sudario funebre di Gesù Cristo.
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Seguire le tracce del Santo Sudario - dalla sua preistoria orientale, alla supposta presenza a Costantinopoli all'epoca della quarta crociata, fino alla ricomparsa documentata in Europa - significa addentrarsi in una ricerca che a tratti assume i sapori del giallo internazionale e spesso evoca atmosfere da epopea cavalleresca, dove si è costretti, nell'analisi critica delle fonti, a discernere tra il vero e il falso, tra il probabile ed il verosimile, in un intreccio di pellegrini oranti, documenti canonici, discendenti di crociati, preti, dame, cavalieri Templari, atti processuali e monaci Teutonici. |
Comunque sia andata la storia
precedente, il sacro lino è sicuramente ancora nella capitale imperiale
quando, nel corso della quarta crociata, Baldovino di Fiandra e Bonifacio
del Monferrato, con la complicità di Venezia, dirottano verso le mura
millenarie di Costantinopoli la spedizione militare voluta dal Papa
Innocenzo III per la riconquista del Santo Sepolcro e da loro diretta. |
Il Sacro Lino "ricompare" in Francia |
Dell'indumento funebre di Gesù, e
con tale precisa designazione, riappaiono notizie certe nelle fonti
successive al 1350, quando la reliquia, appartenente ora alla famiglia
Charny, viene esposta al culto nella cittadina di Lirey in Francia, nella
diocesi di Troyes. |
L'unica traccia documentale
esplicita delle vicende della Sindone subito dopo la presa della metropoli
già capitale del vecchio Impero Romano d'Oriente è contenuta in una
supplica inviata a papa Innocenzo III da Teodoro Angelo Comneno, nipote di
Isacco II Angelo Comneno, imperatore di Costantinopoli al momento del
saccheggio del 1204. |
Otto de La Roche, già feudatario della Franca Contea, nel 1205 riesce a farsi infeudare da Bonifacio del Monferrato come duca di Atene. È certo meritevole d'interesse e d'indagine il fatto che un suo discendente diretto, Gautier VI, che conservava ancora nel 1350 il titolo di duca d'Atene, divenuto conestabile di Francia, cadrà sul campo di battaglia di Poitiers nel 1356, fianco a fianco del compagno d'armi Goffredo di Charny, primo possessore noto in Europa della Sindone. |
Tra i fatti certi, comunque, vi è che dopo il 1207, e fino alla metà del secolo successivo quando ricompare dal nulla in Francia, i documenti attualmente conosciuti non danno più alcuna notizia della Sindone: si può ipotizzare che tale silenzio sia imputabile alle severe sanzioni pontificie comminate per il traffico delle reliquie sottratte a Costantinopoli. |
Ian Wilson, noto e autorevole
storico inglese della Sindone, adombra l'ipotesi che il Santo Sudario sia
stato trasportato dall'oriente in Europa dai cavalieri dell'Ordine
templare. |
Dagli atti processuali risulta
che i Templari adorassero effettivamente una testa barbuta conosciuta come
Baphomet, un reliquiario a forma di testa o forse una scultura, descritta
dai monaci interrogati dopo aver subito la tortura da parte
dell'Inquisizione, nelle forme più disparate, ma che comunque potrebbero
tutte richiamare la Sindone. |
La Sindone potrebbe essere stato
un bene di famiglia pervenuto a Goffredo per via femminile, forse proprio
da sua moglie, discendente di Ottone de La Roche, il primo duca di Atene
al tempo della caduta di Costantinopli. Oppure potrebbe essergli stata
affidata durante un periodo di prigionia in Inghilterra, nel castello di
Goodrich nel 1342, magari portatavi proprio dagli ultimi custodi Templari,
scampati ai roghi e alle carceri di Francia. |
Dai Charny ai Savoia e a Torino |
Comunque sia andata, la storia
"europea" del Sacro Tessuto dopo la riapparizione in mano ai de Charny è
invece sufficientemente documentata per potersi dire nota: nel 1453 la
reliquia viene ceduta da Margherita, ultima erede degli Charny, al duca
Ludovico di Savoia. |
La Sacra Sindone, di proprietà di Casa Savoia per oltre mezzo secolo, per lascito testamentario dell'ultimo Re d'Italia S.A.R. Umberto II di Savoia è stata donata al Sommo Pontefice. Il Re in esilio è morto a Ginevra nel 1983, anno dal quale la Sacra Sindone è divenuta di proprietà pontificia. Una rara copia del SS. Volto di Cristo, dipinta su lastra di rame, è conservata nella Chiesa Madre di Venetico Superiore (ME). Don Giuseppe Antonio Spadafora Branciforte Lanza, Barone di Venetico e Marchese di S. Martino, ne ottenne l'esclusiva concessione da Papa Urbano VIII° nel 1625. Il Marchese, morì nel Castello di Venetico ch'egli aveva trasformato in residenza ufficiale del Feudo, a quei tempi raggiungibile a cavallo o in portantina. Fece costruire la Cappelletta all'interno del Castello con il loculo di sepoltura del padre Don Federico Spadafora Spadafora (Moncada), ed in segno di rispetto vi fece collocare la Croce del Sovrano Ordine di Malta. Questo loculo fu oltraggiato intorno al 1945/8, ad opera di giovani abusivamente entrati all'interno, ed i resti ossei del Principe di Venetico furono trovati disseminati nella Corte. |