“La Battaglia di Chianchione”
6 maggio 1496
“Durante le
furibonde lotte tra Angioini e Aragonesi, che nel corso del
Quattrocento interessarono tutta la Baronia (comprensorio),
Vallata subì il più spietato massacro della sua storia, il 6
maggio del 1496 il Marchese di Mantova Francesco Gonzaga, che
affiancava gli Aragonesi, con al seguito
2.700
uomini così suddivisi ,(700-cavalleria
pesante,1.000-cavalleria leggera, 1.000 fanti), dopo una fallita
ambasceria, respinta “animosamente” dai
vallatesi, i quali riuscirono a ferire alla leggera con dei
“passatori” (dardi lunghi da 79 a 105 cm),
Manfredo da Vicenza, capo dei balestrieri a cavallo e Alessio
Beccacuto, comandante degli stradiotti comandante della
cavalleria leggera), “lance” (il capitano
dei fanti Francesco Grasso fu ferito da “una lanza a uno
zenochio)” e “sassi” (il giovane Giacomo
Scardino, paggio del Marchese , ebbe a sua volta , secondo il
Giovio, “d’un colpo di sasso guasto il volto”, i veneziani colti
assai probabilmente di sorpresa, piantarono due “bombardelle”(artiglierie
d’assedio di medio calibro), sulla collina di Santa Maria e
alcuni “passavolanti”(artiglierie di piccolo calibro che
lanciavano palle di piombo) per battere le mura, mentre
“schiopetieri et balestrieri”effettuavano, con pallottole e con
dardi, un tiro d’interdizione e di copertura delle fanterie, che
con scale si lanciarono all’assalto del paese, compiendo una
vera e propria strage, “Vallata , luoco forte de sito et de
homini al quale avendo data una “asperissima battaglia…”(come la
definisce lo stesso Gonzaga in una lettera alla moglie).
Gli eroici vallatesi ,(poche centinaia),
si difesero strenuamente ma, alla fine, nulla
poterono contro la superiorità numerica del nemico,
spietato e avvezzo alla guerra,( loro circa 3.000
guerrieri, noi meno di 300 uomini-difensori della libertà ).
La soldataglia saccheggiò il paese in ogni sua parte e rubò
tutto quanto le capitava per le mani. Il fatto ebbe tale
risonanza che la maggior parte dei paesi vicini si affrettò a
consegnare le chiavi al vincitore. Numerosi
furono i morti,(250/300), i difensori idi Vallata vennero quasi
tutti trucidati ed i corpi furono seppelliti sulla collina di
Santa Maria e nella sottostante Via Chianchione.
Nel 1930, i vallatesi devotissimi alla
Madonna, iniziarono i lavori per costruzione della Chiesa di
Santa Maria Santissima, durante gli scavi furono rinvenuti
centinaia di scheletri, posti l’uno accanto all’altro.
Ma già nel febbraio
del 1199, Vallata si era distinta per essere stato l’unico paese
ad opporre resistenza all’avanzata del Marcovaldo (nominato
dall’imperatore Enrico VI, marchese di Ancona, duca di Ravenna,
e conte del Molise), da Avellino verso le Puglie. L’espressione
di Riccardo da S. Germano nel suo “Chronicon Rerum per orbem
gestarum”, “vi cepit”, sta ad indicare chiaramente che i
Vallatesi, nella loro ostinata fierezza e bellicosità, opposero
una dura resistenza all’esercito di Marcovaldo, cedendo soltanto
alla prevalenza delle forze, senza scendere a trattative come
gli Avellinesi (Riccardo da S.Germano ricorda che Marcovaldo
tolse l'assedio alla città dietro il pagamento di una forte
somma). Fonte “Vallata” –Rassegna storica civile e
religiosa di Gerardo De Paola-III Edizione 1996.
Ritratto del
Marchese di Mantova, Francesco Gonzaga |