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27-02-07

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“La Battaglia di Chianchione”

6 maggio 1496

 

 “Durante le furibonde lotte tra Angioini e Aragonesi, che nel corso del Quattrocento interessarono tutta la Baronia (comprensorio), Vallata subì il più spietato massacro della sua storia, il 6 maggio del 1496 il Marchese di Mantova Francesco Gonzaga, che affiancava gli Aragonesi, con al seguito 2.700  uomini così suddivisi ,(700-cavalleria pesante,1.000-cavalleria leggera, 1.000 fanti), dopo una fallita ambasceria, respinta “animosamente” dai vallatesi, i quali riuscirono a ferire alla leggera con dei “passatori” (dardi lunghi da 79 a 105 cm), Manfredo da Vicenza, capo dei balestrieri a cavallo e Alessio Beccacuto, comandante degli stradiotti comandante della cavalleria leggera), “lance” (il capitano dei fanti Francesco Grasso fu ferito da “una lanza a uno zenochio)” e “sassi” (il giovane Giacomo Scardino, paggio del Marchese , ebbe a sua volta , secondo il Giovio, “d’un colpo di sasso guasto il volto”, i veneziani colti assai probabilmente di sorpresa, piantarono due “bombardelle”(artiglierie d’assedio di medio calibro), sulla collina di Santa Maria e alcuni “passavolanti”(artiglierie di piccolo calibro che lanciavano palle di piombo) per battere le mura, mentre “schiopetieri et balestrieri”effettuavano, con pallottole e con dardi, un tiro d’interdizione e di copertura delle fanterie, che con scale si lanciarono all’assalto del paese, compiendo una vera e propria strage, “Vallata , luoco forte de sito et de homini al quale avendo data una “asperissima battaglia…”(come la definisce lo stesso Gonzaga in una lettera alla moglie). Gli eroici vallatesi ,(poche centinaia), si difesero strenuamente ma, alla fine, nulla poterono contro  la superiorità numerica del nemico, spietato e avvezzo alla guerra,( loro circa 3.000 guerrieri, noi meno di 300 uomini-difensori della libertà ). La soldataglia saccheggiò il paese in ogni sua parte e rubò tutto quanto le capitava per le mani. Il fatto ebbe tale risonanza che la maggior parte dei paesi vicini si affrettò a consegnare le chiavi al vincitore. Numerosi furono i morti,(250/300), i difensori idi Vallata vennero quasi tutti trucidati ed i corpi furono seppelliti sulla collina di Santa Maria e nella sottostante Via Chianchione.

Nel 1930, i vallatesi devotissimi alla Madonna,  iniziarono i lavori per costruzione della Chiesa di Santa Maria Santissima, durante gli scavi furono rinvenuti centinaia di scheletri, posti l’uno accanto all’altro.

Ma già nel febbraio del 1199, Vallata si era distinta per essere stato l’unico paese ad opporre resistenza all’avanzata del Marcovaldo (nominato dall’imperatore Enrico VI, marchese di Ancona, duca di Ravenna, e conte del Molise), da Avellino verso le Puglie. L’espressione di Riccardo da S. Germano nel suo “Chronicon Rerum per orbem gestarum”, “vi cepit”, sta ad indicare chiaramente che i Vallatesi, nella loro ostinata fierezza e bellicosità, opposero una dura resistenza all’esercito di Marcovaldo, cedendo soltanto alla prevalenza delle forze, senza scendere a trattative come gli Avellinesi (Riccardo da S.Germano ricorda che Marcovaldo tolse l'assedio alla città dietro il pagamento di una forte somma). Fonte “Vallata” –Rassegna storica civile e religiosa di Gerardo De Paola-III Edizione 1996.

Ritratto del Marchese di Mantova, Francesco Gonzaga

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Ultimo aggiornamento:  26-02-07