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Disabilità
ovvero handicap?
Molto spesso si assiste
al fatto che i termini di disabilità e di handicap vengano usati
indifferentemente, a volte per indicare una stessa condizione
svantaggiata. Si tratta, però, in molti casi, di un uso improprio di
denominazioni che si riferiscono invece a situazioni ben diverse.
Per disabilità si devono intendere tutti quei problemi lamentati
dall'individuo : ad esempio, in campo sensoriale, la difficoltà visiva
ovvero uditiva.
Il termine handicap va, invece, riservato a quelle condizioni di
svantaggio che, derivando da disabilità, limitano o addirittura
impediscono la normale realizzazione del ruolo dell'individuo
(determinandone, ad esempio, l'isolamento sociale).
Da tutto ciò deriva la constatazione che un atleta il quale, pur
essendo un non vedente, si alleni regolarmente nel judo traendone
giovamento psicofisico, debba essere considerato certamente un disabile
(della vista), ma assolutamente non un portatore di handicap.
Le disabilità
- Tutte le varie disabilità possono
essere raccolte in tre principali categorie : fisiche, sensoriali,
psichiche.
- Disabilità fisica
-
Vengono comprese
sotto la denominazione di disabilità fisica tutte le menomazioni
funzionali degli arti superiori e/o inferiori, di varia natura
(congenita, traumatica, ecc.).
Ci si riferisce, quindi, ai vari tipi di paralisi, dalle meno
gravi (monoplegia o paralisi di un solo arto) alle più gravi (tetraplegia
o paralisi di tutti gli arti), ai vari esiti invalidanti della
poliomielite, alle amputazioni di uno o più arti, o anche di una
mano o di un piede.
Si tratta di menomazioni funzionali che di norma vengono corrette
con l'uso di protesi, di apparecchi ortopedici e che, nei casi più
gravi, richiedono l'uso della sedia a rotelle.
- Judo e disabili fisici
-
Gli atleti
affetti da disabilità fisica riescono ad allenarsi ed a
gareggiare in alcuni particolari sports, come ad esempio
nell'atletica leggera.
Più complessa è la loro partecipazione ad alcuni sport di
squadra in molti dei quali è previsto l'uso della carrozzina.
Per quanto riguarda il judo, in considerazione delle tipiche
peculiarità di questo sport, e della necessità di dover
utilizzare sia gli arti superiori che quelli inferiori, non si
presume che esso possa essere praticato da disabili affetti da
grandi menomazioni funzionali.
- Disabilità sensoriale
-
La disabilità
sensoriale, e cioè la perdita o l'attenuazione di una delle due
più importanti funzioni sensoriali dell'uomo, quella uditiva e
quella visiva, non incide in alcun modo sulle potenzialità
funzionali e muscolari del soggetto, ma bensì, e notevolmente,
sulla sua vita di relazione.
Ed è proprio in considerazione delle difficoltà di relazione,
tipiche dei disabili sensoriali, siano essi non udenti o non
vedenti, che assumono particolare rilievo i benefici effetti
psicofisici derivanti dalla pratica del judo.
- Disabilità uditiva
-
La perdita,
totale o parziale, del senso dell'udito può derivare da
diverse cause talora presenti anche prima della nascita, nel
qual caso si parla di sordità congenita. La sordità
congenita può essere pre-natale ereditaria, ovvero pre-natale
acquisita, determinata cioè da fattori che colpiscono la
madre durante la gravidanza, come ad esempio alcune infezioni
(rosolia, ecc. ) ovvero anche cause di tipo tossico (alcuni
farmaci, ecc.).
Se nel caso di sordità congenita grave e bilaterale non si
interviene precocemente con protesi acustica e riabilitazione
logopedica, il bambino oltre a non poter percepire i suoni e
le parole, non apprende il linguaggio e diviene così un
sordomuto.
Se, al contrario, la sordità non è presente alla nascita ma
si sviluppa nel corso degli anni e comunque dopo
l'apprendimento del linguaggio, i suoi effetti consisteranno
principalmente nella mancata o ridotta percezione di suoni e
parole, disabilità che può essere ben corretta mediante
l'uso di una protesi acustica.
Le cause che possono determinare una sordità più o meno
grave nel corso degli anni sono varie: infettive (otiti),
traumatiche (non solo traumi cranici, ma anche traumi
acustici), tossiche (farmaci, fumo, ecc.), vascolari,
dismetaboliche (diabete), ecc.
- Judo e non udenti
-
Gli atleti
affetti da sordità, anche totale, non incontrano di norma
alcuna difficoltà nel praticare gli sports.
Ciò risulta particolarmente vero nel judo che, essendo uno
sport di contatto fra due atleti, non richiede alcuna forma di
comunicazione verbale (come avviene invece negli sports di
squadra).
In pratica, i judoka con disabilità uditiva possono allenarsi
e gareggiare fra di loro nelle competizioni a loro riservate
(campionati silenziosi), così come possono altrettanto bene
allenarsi e gareggiare con i judoka normodotati nei normali
campionati .
- Disabilità visiva
-
La perdita
del senso della vista può derivare da diverse cause talora
presenti anche prima della nascita, nel qual caso si parla di
cecità congenita.
Anomalie congenite si possono avere a carico della cornea,
dell'iride, del cristallino (cataratta congenita).
Una riduzione dell'acutezza visiva si può avere per affezioni
congenite o anche degenerative ereditarie della retina (retinite
pigmentosa), così come può conseguire a glaucoma, a diabete,
ad infezioni virali ovvero a cause di tipo traumatico.
- Judo e non vedenti
-
Il Judo è
uno dei pochi sport di competizione ai quali gli atleti non
vedenti o ipovedenti possono partecipare senza ausili
particolari e senza che siano indispensabili
accompagnatori-guida. I non vedenti traggono grande beneficio
dall'esercizio del judo in quanto la pratica di tale sport
consente loro di migliorare alquanto l'importante funzione
dell'equilibrio, e di acquisire progressivamente un senso di
maggior sicurezza nella deambulazione. Nell'allenamento di
judoka non vedenti è però utile che l'istruttore fin
dall'inizio permetta all'allievo di essere il più possibile
autosufficiente, aiutandolo ad esplorare, anche con
dettagliate descrizioni, il tatami e l'ambiente circostante.
È inoltre assolutamente necessario evitare, anche facendo uso
di istruzioni verbali, che il judoka non vedente esca dal
tatami o, peggio, urti contro ostacoli. Non si potrà
ovviamente fare a meno di istruzioni verbali anche quando,
durante la lezione, si dovrà dimostrare all'allievo una nuova
tecnica.
L'istruttore dovrà fare attenzione affinchè i judoka non
vedenti siano bene integrati nel corso, ma sarà anche bene
che gli atleti affetti da disabilità visiva si allenino o
gareggino fra di loro.
In ultimo, e questa raccomandazione vale sia per l'istruttore
che per gli altri compagni del dojo, va sempre ed in ogni caso
ricordato che l'atleta non vedente non desidera affatto nè
ispirare compassione, nè essere trattato come un
handicappato, ma bensì come una persona normale.
- Disabilità psichica
-
Con il termine di
disabilità psichica, più che ai vari disturbi del comportamento
che rendono una persona psicopatica, ci si riferisce sopratutto
alle diverse insufficienze mentali e cioè a situazioni più o
meno gravi di deficit psichico, determinate da cause prenatali o
da fattori che abbiano agito nel periodo dello sviluppo. Fra le
insufficienze mentali che si ripercuotono sia sulle prestazioni
intellettuali che sulle capacità di adattamento dell'individuo,
vengono annoverati deficit psichici talora associati a disturbi
metabolici (fenilchetonuria) o endocrini (ipotiroidismo), sindromi
polimalformative (sindrome di Down).
- Judo e disabili psichici
-
Il Judo è
senz'altro uno degli sports che maggiormente può recare
beneficio ai portatori di disabilità psichica.
Anzitutto, un notevole vantaggio può consistere nel fatto che
il Judo migliora lo sviluppo e la coordinazione muscolare,
aumenta la resistenza e giova alla funzione dell'equilibrio.
I benefici acquisiti dai disabili psichici nella pratica del
judo vengono poi trasferiti ed utilizzati nella vita
quotidiana.
In secondo luogo, essendo il Judo una pratica sportiva basata
proprio sul contatto fisico fra due atleti, esso viene a
favorire quella ricerca di contatto così frequentemente
espressa e ricercata da molti disabili psichici, specie da
quelli affetti da sindrome di Down.
Non va infatti dimenticato come in tanti casi di insufficienza
mentale la ricerca del contatto fisico possa quasi vicariare
un rapporto di relazione spesso assai carente fra gli stessi
disabili o fra disabili e soggetti normali.
Il Judo può, quindi, efficacemente agire come strumento di
reinserimento sociale del disabile psichico.
A secondo del grado di insufficienza mentale (lieve, medio,
grave) i judoka verranno suddivisi in classi di diverso
livello tecnico, elemento fondamentale perchè sia a loro
consentita una attiva partecipazione sia agli allenamenti che
alle competizioni.
Dal punto di vista strettamente medico-sportivo, particolare
attenzione sarà rivolta alla visita d'idoneità che, specie
nei disabili affetti da sindrome di Down, dovrà escludere
l'esistenza di malformazioni cardiache o di disturbi
circolatori.
Le organizzazioni
sportive per disabili
- Federazione Italiana Sport
Disabili (F.I.S.D.)
- La Federazione Italiana Sport
Disabili (FISD) è stata costituita in Italia nel
- 1990 e deriva dalla fusione di
diverse Federazioni sportive per disabili.
- Suo compito principale è quello di
stabilire regole particolari per le
- competizioni riservate ai disabili,
nonchè di classificare le varie disabilità
- secondo il tipo e l'entità del
deficit.
- La sede della FISD è in Roma, via
Papa Gregorio VII, 120 (tel.: 6-39376846).
Le Paraolimpiadi
- A Roma, in occasione delle Olimpiadi
del 1960, fu per la prima volta deciso di
- far seguire ai Giochi Olimpici delle
competizioni sportive riservate ai disabili: le
- Paraolimpiadi. Da allora, ogni volta
che si sono svolte le Olimpiadi, ad esse
- hanno sempre fatto seguito le
Paraolimpiadi, anche se talora esse si sono
- svolte in città ed in nazioni
diverse da quelle dei Giochi Olimpici.
- La X edizione delle Paraolimpiadi si
è svolta nel 1996 ad Atlanta.
- Per quanto riguarda il Judo vi sono
state competizioni (maschili) fra non
- vedenti in cui le regole della
International Judo Federation hanno subito solo
- lievi modificazioni; l'area di gara
era indicata agli atleti da una diversa tessitura
- del tatami.
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