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Giornalista scientifico * Studioso di storia della medicina e di problematiche socio sanitarie. Autore di ricerche e studi sulle fonti della pratica terapeutica nelle varie culture. |
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Riflessioni,
commenti e utili consigli
♣ Vi
siete mai chiesti cosa fa funzionare i Governi? I motori sono infiniti,
ma ve n’è uno che costituisce il comune denominatore: la carta.
Montagne e quintali di carta per emanare leggi, decreti, normative,
procedure, protocolli, promemoria e quant’altro…, la cui
interpretazione è solitamente demandata agli “addetti ai lavori”,
ossia ai dipendenti della Pubblica Amministrazione (i cosiddetti
burocrati), alcuni ottimi esecutori, altri meno, delle disposizioni
emanate dalla P.A.
Le immancabili difficoltà
interpretative ed applicative sono causate soprattutto da quello che si
può definire ipertiroidismo
legislativo, ossia dall’innumerevole messe di leggi (nel 1997 ne
erano attive circa 200 mila, a fronte delle poco più di 3000 della
Francia e delle 7500 della Germania) che si susseguono, modificando
peraltro quelle appena emanate il giorno prima… “Un
considerevole numero di leggi –
sostiene il sostituto procuratore di Venezia, Carlo Nordio – non
può coesistere e per rispettarne una si finisce immancabilmente per
violarne un’altra”.
Anche se
c’è chi sostiene che il miglior burocrate è colui che, partendo da
una soluzione, riesce a trovare il maggior numero di problemi, alcuni
dizionari della lingua italiana definiscono il burocrate come soggetto
formalista ed impacciato, è bene rammentare che il termine BUROCRAZIA
in realtà non ha sinonimi letterari, e si presta a mille
interpretazioni, soprattutto quando si tratta di “rivendicare”
diritti e prestazioni nell’ambito della P.A. di qualunque ordine e
grado. Il termine è composto dal francese Bureau
(ufficio) e dal greco Krazia
(potere), con cui si indicano, per lo più in senso di “poco
apprezzamento” gli Uffici Pubblici.
Perché
è importante saper affrontare l’apparentemente insormontabile
“ostacolo” della Burocrazia? Può
capitare che ogni cittadino (buon contribuente e talvolta suddito del
sistema), si trovi a dover frugare tra paragrafi e postille di leggi
dimenticate (o disapplicate…), spesso incomprensibili; o scrivere
senza posa dettagliate e perentorie lettere. Ma anche a far anticamera,
bussare alle porte più dure a schiudersi per essere ricevuto da questo
o quel burocrate per “denunciare” il mancato rispetto dei propri ed
altrui diritti; il più delle volte, però, senza ottenere un
apprezzabile risultato perché non sa come porsi e quali procedure
adottare. È
quindi bene che ogni cittadino, prima di intraprendere una “azione”
o un dialogo con il burocrate, dipendente di qualunque struttura
pubblica,
acquisisca la conoscenza del Diritto e l’importanza della Informazione,
considerando nel contempo i significati di Cultura
e Istruzione. Su queste basi e
poiché la burocrazia è sinonimo di potere, oltre ad agire
con razionalità, tolleranza ed
un pizzico di diplomazia (buon senso e tatto), il cosiddetto cittadino-utente può
pretendere una maggiore considerazione e rispetto dei propri
(ed altrui) diritti, dopo aver espletato, beninteso, i propri doveri.
Ricordiamoci che in molti casi la legge non ammette ignoranza! Non
esistono diritti a cui non corrispondono altrettanti doveri, né
viceversa. Anzi, si può affermare che se in ogni campo (famiglia,
scuola, lavoro, società, affari, etc.) questi due concetti venissero
sempre rispettati congiuntamente, la vita sarebbe migliore sotto ogni
aspetto. Il rapporto fra diritti e doveri subisce nel tempo una
evoluzione lenta ma costante, anche se non siamo ancora vicini a quel
tipo di società ideale in cui i cittadini vedono tutti i loro diritti
rispettati e assolvono (se onesti e coerenti) tutti i loro doveri senza
eccezione. È
noto che la cultura è un complesso di cognizioni che ciascuno possiede;
e anche il complesso della vita intellettuale di un popolo in una
determinata epoca. Lavorare ed impegnarsi per il miglioramento della
propria cultura, significa contribuire al miglioramento della società:
un preciso dovere nostro, di uomini e cittadini, senza per questo
privarci della nostra libertà. E, a questo proposito, ricordo che un
ruolo importante è dato dalla INFORMAZIONE e dalla COMUNICAZIONE, due
vocaboli usati spesso l’uno per l’altro, ma il loro significato è
ben diverso: informazione è
dare una cosa, comunicazione
è farla pervenire a destinazione. Uno
dei mezzi di comunicazione dello Stato è la Gazzetta Ufficiale (G.U.)
che viene pubblicata tutti i giorni (meno i festivi) in ossequio al
principio giuridico secondo il quale ogni Atto
avente forza di legge deve essere reso pubblico. Quasi sempre, però,
l’interpretazione di leggi, norme, decreti, etc., riportate, è
accessibile agli addetti ai lavori; ma a volte, anche ai cittadini più
“intraprendenti” e “determinati” nel perseguirne i fini: la
conoscenza dei doveri e il rispetto dei propri ed altrui diritti. Come
“agire contro” la Burocrazia Per
evitare di essere confinati in un limbo senza speranza, sovente percorso
da delusioni, è opportuno non fermarsi davanti al muro di gommapiuma
della burocrazia, senza aggirarlo per le italiche vie traverse, tanto
meno scendere a compromessi neppure quando ci fanno capire, strizzando
l’occhio che, suvvia, una mano lava l’altra e che tutto si può”
arrangiare” (il compromesso è un ottimo ombrello, ma è un pessimo
tetto). È
noto che lo stato dei diritti civili in Italia non è oggi dei più
brillanti, e ciò è imputabile ai mali antichi della pubblica
amministrazione (P.A.), della giustizia, mal costumi generalizzati
(clientelismi, rapporti di potere a diversi livelli, corsie
preferenziali, etc.); come pure la scarsa sensibilità sull’argomento
della cultura giuridica e non, ed infine le innumerevoli evoluzioni in
materia giurisprudenziale, come ad esempio la sempre discussa Riforma
del nostro sistema giudiziario. A questo proposito Clarence Darrow
sosteneva che “le leggi
dovrebbero essere come gli abiti: dovrebbero adattarsi perfettamente
alle persone per le quali sono state fatte”. La
garanzia del riconoscimento dei propri diritti dipende (è il parere di
chi scrive) soprattutto dal comportamento e dal grado di civiltà di
ciascuno; come pure dalla capacità individuale di agire in difesa di
quelli che ripetutamente definiamo “diritti”, nei confronti dei
quali ognuno di noi agisce come può, come sa o come e quanto crede di
sapere… Ma spesso si perde di vista il fatto che per ottenere il
rispetto di un proprio diritto, bisogna battersi con costanza e coerenza
attraverso la conoscenza del problema che si vuol risolvere, con un
continuo aggiornamento
(le fonti non mancano) e “allenamento” sulla interpretazione delle
leggi e delle disposizioni per far fronte al nostro interlocutore, sia
esso burocrate o rappresentante di ente privato. Un buon manuale pratico
di “autodifesa” civile è da considerarsi una sorta di preparazione
e messa a disposizione di chiunque (basta acquistarlo…), ossia uno
strumento di conoscenza delle possibilità di godere dei diritti specie
quando si è in una condizione di svantaggio sociale: tutti possono aver
bisogno dei servizi erogabili dalla P.A. e di dover superare ostacoli
burocratici: indifferenza, ignoranza, prepotenza, clientelismo,
nepotismo, etc. A
qualunque cittadino, buon contribuente (e talvolta suddito del sistema),
che non sa a chi e come rivolgersi per ottenere chiarimenti,
informazioni e rispetto dei propri diritti, può capitare di incontrare
difficoltà: il sempre in agguato muro di gommapiuma, o il burocrate di
turno poco o per nulla preposto al suo dovere. È un diritto del
cittadino essere ricevuto, e un dovere di questo o quel burocrate
riceverlo, nel rispetto reciproco del proprio
tempo. In alcune situazioni anche in tempi brevi. Secondo
l’esperienza del sottoscritto, sarebbe utile seguire una serie di
consigli pratici, dettati dal buon senso, dalla conoscenza e dalla
razionalità. Ecco
come ci si dovrebbe comportare quando si ha bisogno delle prestazioni di
un Ente pubblico (o privato) |
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