BATTESIMO
di Fausto Salvoni

CAPITOLO QUINTO
LA CRESIMA (O CONFERMAZIONE)

Indice

1) La storia del rito: primi quattro secoli

a) In Oriente
b) In Occidente

2) Secoli V - XII

3) Secoli XII - XV - Il valore della confermazione e suo rito essenziale

4) Cresima e Bibbia

a) L'unzione dello Spirito Santo
b) L'imposizione delle mani
c) Il battesimo e Spirito Santo
d) Il battesimo ci equipaggia al combattimento


Signore Dio, tu che hai già reso queste persone degne di ottenere la remissione dei peccati con il bagno di rigenerazione, rendile pure degne di essere riempite di Spirito Santo e invia su di loro la tua grazia, perché ti servano in conformità al tuo volere; tua è infatti la grazia nella santa chiesa, o Padre, Figlio e Spirito Santo, ora e per sempre. Amen (Ippolito, Tradizione apostolica, Edizioni Paoline, p. 111).

La teologia protestante (particolarmente anglicana) e quella cattolica in questi ultimi anni hanno messo a fuoco il sacramento della confermazione, per saggiarne l'essenza, la storia del rito e la sua efficacia.

1) Storia del rito: primi quattro secoli

Dopo il periodo apostolica, nei primi quattro secoli della chiesa, il rito di iniziazione cristiana consisteva in tre atti successivi: l'immersione o battesimo propriamente detto, l'imposizione delle mani da parte del vescovo, che così accoglieva il il neofita nella chiesa, e la partecipazione all'eucaristia. Solitamente tali riti si svolgevano durante la celebrazione liturgica nella notte che precedeva la Pasqua o la Pentecoste. Vi presiedeva il vescovo di persona, che, almeno in Occidente, imponeva lui stesso le mani sui neofiti. In seguito, tanto le chiese occidentali, quanto quelle orientali, svilupparono maggiormente i propri riti di iniziazione seguendo però un cammino diverso.

a) In Oriente

L'imposizione delle mani come gesto a se stante sembra scomparire assai presto, per essere sostituito dalla crismazione o unzione con il sacro crisma, composto da olio con balsamo. Secondo Basilio tale rito risalirebbe addirittura a Cristo mediante una tradizione segreta, mentre per Nicola Cabasilas il Cristo vi avrebbe attribuito una propria efficacia, anche se formalmente non ha fissato lui stesso il modo di attuarlo. Quindi la chiesa orientale ha sostituito all'imposizione delle mani, che è andata così scomparendo, la crismazione, alla quale Gesù Cristo attribuisce la medesima efficacia. Tale unzione con il crisma, compiuta dal sacerdote subito dopo l'immersione battesimale, corrisponde a quella che anche la chiesa cattolica compie dopo il battesimo, benché quivi abbia perduto il significato di confermazione, che invece le chiese orientali vi attribuiscono.

Le ragioni che hanno spinto la chiesa orientale ad abbandonare la precedente imposizione delle mani sul confirmando per sostituirvi l'unzione crismale furono ricercate da Louis Ligier, che ne ha trovate due tratte dalla situazione storica dei secoli IV e V, vale a dire l'ammissione nella chiesa degli eretici e il sorgere delle chiese rurali.

Alcuni gruppi di cristiani si staccarono in quel tempo dalla chiesa madre per motivi morali, pur conservando il medesimo credo teologico, sono i cosiddetti scismatici, quali i Novazioni – i puritani del IV secolo – che lamentavano il rilassamento morale diffusosi nella chiesa. Quando uno di costoro voleva tornare in grembo alla chiesa madre, vi veniva accolto con la semplice imposizione delle mani da parte del vescovo.

Tuttavia dalla chiesa madre si staccarono pure, e per motivi teologici, altri gruppi che intendevano professare un credo diverso da quello della chiesa madre; tale è il caso degli Ariani, dei Macedoniani, che, rispettivamente, negavano la divinità del figlio di Dio e dello Spirito Santo. Quando uno di questi eretici voleva tornare alla vera chiesa, si pretendeva da lui la professione della fede ortodossa alla quale si univa pure la crismazione ossia l'unzione con il carisma, ad imitazione della unzione che già prima del battesimo accompagnava la professione di fede di ogni catecumeno.

Il c. 7 del Sinodo di Laodicea (ca. 350) è assai chiaro al riguardo:

Coloro che ritornano dalla eresia, come i Novaziani, i Fontiniani e i Quartodecimani, siano essi membri o semplici catecumeni di quelle sette, non possono venire accolti nella chiesa prima di aver anatemizzato tali eresie, in modo particolare quella alla quale aderivano e nella quale sono stati battezzati; essi poi potranno partecipare al mistero eucaristico, ma solo dopo aver appreso i simboli della fede ed essere stati unti con il sacro crisma.

Questo sinodo impose pure una novità riguardante il battesimo dei clinici (o ammalati): « essi devono in seguito «essere unti con il sacro crisma e resi partecipi del regno di Cristo». L'unzione prebattesimale, iniziatasi con l'accettazione degli eretici, andò in seguito generalizzandosi con il diffondersi delle chiese rurali e fu ritenuta il mezzo per confermare i neofiti. L'originario procedimento di inserzione nella chiesa comportava, come abbiamo detto, i seguenti atti: battesimo, imposizione delle mani da parte del vescovo (confermazione), eucaristia. Ma con la creazione delle chiese rurali da parte dei presbiteri, il vescovo non poteva esservi simultaneamente presente per attuare la imposizione post-battesimale delle mani.

Quindi, o posticiparla come fecero i latini o supplirla con qualcosa d'altro. Gli orientali la sostituirono con la crismazione che, in un certo senso, rendeva presente il vescovo nel crisma, il quale doveva essere stato benedetto in antecedenza dal vescovo. Con il crisma da lui preparato, il vescovo, pur essendo assente, ratificava, in certo qual modo, il battesimo compiuto dai presbiteri e confermava i neofiti. Così la crismazione si diffuse sempre più a scapito della imposizione delle mani, fino alla sua definitiva scomparsa. In oriente fu conservata solo tra i Copti, gli Etiopi e o Caldeo-cristiani. Una delle formule orientali più antiche, che finì per sopprimere le altre, fu quella affermatasi nell'area cosmopolitana: « Sigillo (sfragìs) del dono dello Spirito Santo ». Essa appare già attestata verso la metà del V secolo nel canone 7 del Concilio di Costantinopoli (a. 381), benché quivi riguardasse propriamente l'ammissione nella chiesa madre degli eretici che, come tali, non avevano il dono dello Spirito santo. Tale gesto presenta un indubbio richiamo al conferimento dello Spirito Santo ai battezzati di Samaria che non avevano ancora ricevuto lo Spirito Santo (At 8) e alla promessa dello Spirito Santo ai battezzati (At 2, 37 s). Ma vi è una differenza profonda: unzione anziché imposizione delle mani; con un indubbio passaggio d'importanza dall'atto (imposizione delle mani) all'oggetto crisma. Questo olio benedetto appare come una specie di sacramento permanente che contiene lo Spirito Santo, così come il pane eucaristico contiene il corpo di Cristo.

b) In Occidente

Pur essendo ricordata l'unzione con il crisma già dal tempo della Tradizione Apostolica (II secolo), si mantenne più a lungo l'imposizione delle mani da parte del vescovo. Tale rito si faceva risalire a Gesù stesso, che imponeva le mani ai bambini (Mc 10, 13) e che prima di salire al cielo alzò le mani in segno di benedizione sui suoi discepoli (Lc 24, 50). Più particolarmente tale rito si ricollega alla imposizione delle mani che Pietro attuò sui samaritani per conferire loro lo Spirito Santo (At 8, 14-117) e al gesto compiuto da Paolo ad Efeso quando « impose le mani » sui discepoli di Giovanni Battista donando loro lo Spirito Santo subito dopo il battesimo; infatti quelli dopo l'imposizione « si misero allora a parlare in lingue e a profetizzare» (At 19, 1-7). E' a questa imposizione delle mani che Girolamo ricollegava la discesa dello Spirito Santo.

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2) Secoli V - XII

L'ammissione alla Chiesa si attuava, se possibile, con i tre riti: battesimo, confermazione mediante l'imposizione della mani del vescovo ed eucaristia, che si succedevano l'uno all'altro.. Ce lo attesta, ad esempio, Agostino (m. 430), dal quale sappiamo che l'imposizione della mani si compiva subito dopo il battesimo anche se questo veniva amministrato ai bambini, secondo una pratica che allora si andava generalizzando. Ciò viene pure confermato dal pontificale Romano-Germanico (sec. X) e dai successivi pontificali, che ad esso si ispirano, fino all'undicesimo secolo. Interessante è il Sacramentum Triplex, scritto nell'abbazia di San Gallo, in Svizzera, sul finire del X secolo, che così afferma:

(dopo il battesimo) si vesta il bimbo e, se il vescovo è presente, lo si confermi subito, poi lo si faccia comunicare. Bisogna fare di tutto per non trascurare la confermazione, perché si confermi il battesimo e a nome della cristianità lo si dichiari legittimo. Se il vescovo fosse assente, prima che il bimbo sia allattato o riceva qualche altro cibo, il sacerdote gli somministri il corpo e il sangue del Signore, dicendo: Ricevi il Corpo e il Sangue del nostro Signore Gesù Cristo per la vita eterna.

Sembra che il quest'ultimo caso, almeno in epoca carolingia, l'eucaristia, specialmente con l'assunzione del vino dall'unico calice, confermasse da parte della comunità la validità del battesimo.

Il rito che per primo si staccò dal battesimo fu appunto la confermazione e per tre motivi assai logici. Con lo sviluppo delle parrocchie rurali (pagus: da cui il nome di pagani) dove il vescovo non poteva essere simultaneamente presente ad ogni concelebrazione battesimale riservata alla vigilia di Pasqua e di Pentecoste, si pensò di scindere l'immersione battesimale compiuta dai presbiteri (preti) dalla imposizione delle mani. L'andata del vescovo nei diversi villaggi per imporre le mani ai nuovi battezzati si chiamava « viaggio di confermazione ». Anche un infermo che per necessità fosse stato battezzato in casa propria, qualora fosse guarito, doveva presentarsi in seguito al vescovo per « integrare» il battesimo e « tramite la preghiera e l'imposizione delle mani» ricevere lo Spirito Santo e divenire cristiano completo nel regno del Signore.

Anche la riconciliazione o confermazione nella giusta fede degli eretici influì sul rituale. Papa Cornelio giudicò « incompleto» il battesimo di Novaziano perché vi era mancato il sigillo dello Spirito Santo per mezzo del vescovo. Il Liber Pontificalis stabilì che un semplice prete non poteva accogliere nella chiesa un ariano; lo doveva effettuare solo il vescovo del luogo al quale compete la confermazione della fede e l'accoglimento degli eretici nella vera chiesa. Secondo il già citato passo di Girolamo, il dono della salvezza, dato nel battesimo, deve essere vissuto nell'unità della fede ecclesiastica; la comunione tra i vescovi assicura tale unità che invece non è garantita quando le persone sono accolte nella chiesa soltanto dai preti o dai diaconi. Mentre per gli orientali tale unità fu assicurata dal crisma benedetto dal vescovo, in occidente si richiese la presenza personale del vescovo, per imporre le mani al battezzato; se costui era eretico, veniva dal vescovo unto anche con il crisma.

Lo sviluppo del pedobattesimo, o battesimo dei bambini, dal V secolo in avanti, indusse a rimandare l'intervento del vescovo in epoca successiva, quando i bambini avrebbero potuto capire meglio il significato e il valore di tale rito. In Gallia (Concilio di Orange del 442 can. 4) si decise di conservare l'antica tradizione che usava un'unica crismazione dopo il battesimo da compiersi dal prete mentre al vescovo si lasciò solo l'imposizione delle mani; in Roma, invece, si volle tenere distinta l'unzione fatta dal semplice prete dopo il battesimo da quella compiuta dal vescovo unitamente alla imposizione delle mani nel rito della confermazione. Ce lo documenta Innocenzo I, che l'anno 416 scrivendo a Decenzio, vescovo di Gubbio, permise ai presbiteri l'unzione con il crisma attuata dopo il battesimo sulla sommità del capo, ma riservò al vescovo quella sulla fronte.

E' infatti lecito ai presbiteri, sia il vescovo presente o assente, ungere i battezzati con il crisma già prima consacrato dal vescovo, ma non è loro lecito segnarli in fronte con il medesimo olio, perché ciò spetta ai vescovi, quando donano lo Spirito Santo.

La crismazione assunse un'importanza ancora maggiore nelle regioni franche all'epoca carolingia per influsso delle chiese orientali qui molto sentito. Da tale unzione il rito assunse il nome di cresima (da crisma) a scapito di quello precedente di « confermazione » che tuttavia non scomparve del tutto.

Il distacco della confermazione dal battesimo si andò generalizzando sempre più con il pontificale di Guglielmo durando (XII secolo), perse del tutto il carattere di eccezionalità e fu imposto ufficialmente a tutta la chiesa latina dalla costituzione di Clemente VIII (a. 1596).

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3) Secoli XII - XV - il valore della confermazione e suo rito essenziale

Durante la riflessione degli scolastici, periodo della massima creatività teologica, si giunse a insegnare chiaramente che questo sacramento ormai staccato dal battesimo dona una grazia particolare, distinta e complementare a quella battesimale. Il battesimo toglie il peccato e dona già per conto proprio lo Spirito Santo, ma la Cresima lo dona in modo più ampio e più perfetto. Lo avevano già suggerito gli scrittori ecclesiastici dei primi secoli.

Come il Cristo– scriveva Cirillo di Gerusalemme (m. 385) – dopo il suo battesimo e la discesa dello Spirito Santo vinse l'avversario, così anche voi dopo il santo battesimo e la mistica unzione, rivestiti con l'armatura dello Spirito Santo, vi opponete alla potenza del nemico e lo sconfiggete, dicendo: Tutto posso in colui che mi dà forza.
Abbiamo ricevuto – confermava Cirillo di Alessandria (m. 444) – come pioggia l'acqua viva del battesimo, come frumento il pane di vita e come vino il sangue (eucaristia). Vi si è aggiunta l'unzione dell'olio per mezzo della quale, già giustificati in Cristo con il suo battesimo, siamo stati condotti alla perfezione.

Il nome di Cristo viene dal crisma insegnava Agostino (m. 430) ma la parola greca crisma significa unzione. Egli ci ha unti perché ha fatto di noi dei combattenti contro il demonio.

Il sacramento del crisma continua il vescovo di Ippona è nel genere dei segni visibili ed è sacrosanto alla pari del battesimo. Si distingue però da questo in quanto conferisce ai già cristiani una nuova assimilazione a Cristo. L'unzione con il crisma secondo Cirillo è l'antitipo di quello con cui è stato segnato lo stesso Cristo, vale a dire lo Spirito Santo.

L'idea che la cresima sia il sacramento della testimonianza cristiana è documentata in occidente dalla omelia di Fausto di Riez, tenuta nella festa di Pentecoste tra il 451 e il 470, dove egli afferma che essa dona: « aumento di grazia e una forza per meglio combattere » (augumentum gratiae et robur ad pugnam). Questo testo, falsamente attribuito nel IX secolo a un inesistente papa Melchiade, passò come tale nel decreto di Graziano, e, tramite suo, alle scritture di Pier Lombardo e nelle opere di Tommaso d'Aquino. Secondo questa omelia, composta quando il battesimo dei bambini si era imposto, il rito battesimale sarebbe il vero sacramento della grazia e dell'operare divino, mentre la confermazione sarebbe il sacramento della fede e dell'impegno concreto del soggetto al momento in cui cesserà di essere un bambino incosciente. La confermazione intesa in senso personale sarebbe sta una correzione del battesimo dato ai neonati, incapaci di fede e di impegno personale, così come la riconciliazione degli eretici sarebbe stata una correzione del loro battesimo. Con il battesimo il bimbo è salvato e riceve un'eredità; ma che vale dare un'eredità al bimbo se non ha neppure un tutore? Lo Spirito Santo fa da tutore al bambino; nel battesimo il bambino è come un soldato che ha ricevuto il marchio militare; ma che vale ciò se poi il soldato non viene equipaggiato con le armi? Così lo Spirito Santo equipaggia il battesimo al combattimento.

In armonia con il pensiero precedente nel sacramento della cresima, dice Tommaso d'Aquino:

Viene dato al battezzato lo Spirito Santo per fortificarlo... (la grazia) infatti ha pure lo scopo di accrescere e di irrobustire il giusto. Ed è per tale motivo che la grazia viene conferita da questo sacramento.

Per mezzo della confermazione il credente « dagli appartati confini della Chiesa è lanciato a professare pubblicamente la sua fede in un campo di lotta »; anziché vivere esclusivamente per se stesso, « comincia ora a comunicare la propria azione agli altri ».

Nel periodo scolastico sorse pure una discussione sopra il rapporto unzione-imposizione delle mani. Il sacramentario gelasiano, pur ricordando l'unzione, afferma che « il vescovo impone le mani per confermare». Dunque l'imposizione delle mani prevale ancora sopra l'unzione nel conferimento dello Spirito Santo; è essa e non l'unzione che lo dona. Il Pontificale romano del XII secolo prescrive di conseguenza che tale imposizione si compia sopra ogni singolo cresimando, mentre quello di Guglielmo Durando ritiene sufficiente l'imposizione collettiva, che il vescovo compie all'inizio del rito tenendo elevate le mani sopra il gruppo dei cresimandi riuniti nel tempio. Secondo Rabano Mauro (m. 856) è l'imposizione delle mani che conferisce il dono dello Spirito Santo, mentre l'unzione che mostra all'esterno la già avvenuta discesa dello Spirito Santo, è una semplice azione simbolica per indicare la presenza dello Spirito.

Ma nei secoli successivi l'unzione andò prevalendo sopra l'imposizione delle mani: Innocenzo III (m. 1216) con una espressione assai ambigua disse addirittura che l'imposizione delle mani significa « l'unzione in fronte », per cui è l'unzione che importa e l'imposizione delle mani si riduce a un puro simbolo della prima. Siamo quindi a una concezione diametralmente opposta a quella di Rabano Mauro e del sacramentario gelasiano. Questa unzione (chrismatio) ritenuta il « segno di Cristo per la vita eterna », fu ricollegata ai passi paolini che parlano di « sigillo dello Spirito Santo» (o di Dio; Ef 1, 13; 4, 30; 2 Co 1, 21 s). La dottrina ufficiale della cresima, come era stata elaborata dalla scolastica e particolarmente da Tommaso d'Aquino, fu canonizzata dal concilio di Firenze nel 1434 (decreto per gli Armeni):

Secondo sacramento è la confermazione. La sua materia è il crisma, composto di olio che significa la bellezza della coscienza, e di balsamo che significa il profumo di un buon nome. Deve essere benedetto dal vescovo. La forma è data dalle parole: Io ti segno con il segno della croce e ti confermo con il crisma della salute, nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito santo. Ministro ordinario è il vescovo. Benché le altre unzioni battesimali possono essere compiute da un semplice sacerdote, questa deve essere data solo dal vescovo, perché solo gli apostoli, dei quali i vescovi sono i successori, davano lo Spirito Santo mediante l'imposizione delle mani, come si legge negli Atti degli apostoli (8, 14-17). Al posto della imposizione delle mani nella chiesa si dà la confermazione. Si legge però che talvolta un semplice sacerdote, per dispensa della sede apostolica e per causa ragionevole e urgente abbia amministrato questo sacramento della confermazione con crisma preparato dal vescovo.
Effetto di questo sacramento è che dona lo Spirito Santo come forza, come fu dato agli apostoli nel giorno della Pentecoste, affinché il cristiano confessi coraggiosamente (audacter) il nome di Cristo. Per questo il confermando viene unto sulla fronte, dove ha sede il pudore, perché non arrossisca nel confessare il nome di Cristo e, specialmente la sua croce, che è uno scandalo per i Giudei e una stoltezza per i gentili... Per questo si segna con il segno della croce
(Denz. Sch. 1317 ss).

Contro le obiezioni dei protestanti che negano l'istituzione divina della cresima, il concilio di Trento ribadì l'efficacia del sacramento della cresima.

Se qualcuno dirà che fanno ingiuria allo Spirito Santo coloro che al sacro crisma attribuiscono una qualche efficacia, sia scomunicato.

Ormai quello che maggiormente conta nella cresima è la sacra unzione, come risulta pure dalla forma iniziatasi nel XII secolo nella chiesa romana: «Ti segno (per mezzo del crisma) con il segno della croce e ti confermo con il crisma della salvezza ».

Tali parole mettono bene in rilievo l'effetto della unzione che consiste nel confermare il credente, completandone la rigenerazione battesimale, in quanto gli dona l'aumento della grazia e la fortificazione della fede. Di conseguenza, alcuni teologi, seguendo Tommaso d'Aquino, Eugenio IV e il cardinale Roberto Bellarmino, concludevano che il rito della unzione con il crisma è l'elemento essenziale della cresima; mentre altri lo identificavano con l'imposizione delle mani da parte del vescovo. Infatti l'imposizione della mani non fu mai soppressa del tutto, ma si ritenne inclusa nello stesso rito della sacra unzione.

Con la costituzione Divinae consortium naturae del 13 luglio 1971 (e3dita il 15 luglio dello stesso anno) Paolo VI ha riformato il rito della confermazione (è questo il nome che ora prevale) e ne ha determinato l'elemento essenziale:

Il sacramento della confermazione si compie mediante l'unzione sulla fronte con il crisma, che si fa tramite l'imposizione delle mani mentre si pronunciano le parole: Ricevi il sigillo del dono dello Spirito Santo.

L'elemento essenziale è dunque l'unzione con il crisma sulla fronte del cresimando che, nella sua attuazione, include pure l'imposizione della mano del vescovo sul capo di chi riceve tale sacramento. Si sono così congiunti i due riti: l'occidentale (imposizione delle mani) e l'orientale (unzione). Anche la costituzione citata usa una frase un po' sibillina in quanto si potrebbe pensare, come faceva Rabano Mauro, che l'unzione sia solo il segno che lo Spirito Santo è già stato ricevuto con l'imposizione delle mani. Tanto più che poi essa continua dicendo che anche l'elevazione delle mani del vescovo su tutta l'assemblea dei cresimandi all'inizio del rito deve essere tenuta in grande considerazione. Ad ogni modo ogni dubbio è stato chiarito da parte della commissione per l'interpretazione del Concilio Vaticano II quando, in risposta a un dubbio che le era stato posto, ha dichiarato che l'elemento essenziale del rito è l'unzione con il crisma congiunta alla forma, per cui è valida la cresima anche se l'unzione è compiuta con il pollice senza imposizione contemporanea della mano sul capo del cresimando.

Le altre modifiche sono di minor rilievo; si è accolta la formula bizantina completata dal verbo « ricevi », la quale mette meglio in rilievo l'importanza del ministro nella efficacia del sacramento: « Ricevi il segno del dono dello Spirito Santo». E' così evitata la parvenza di qualsiasi automatismo insito nell'olio a se stante, come sembra apparire dalla forma orientale. Cristo trasmette la forza che santifica al ministro, il quale, a sua volta, lo rende presente e operante nel rito sacramentale.

L'unzione va compiuta con olio misto a essenze profumate anziché con il solo balsamo, che è del tutto inodore. Si è poi detto che il «padrino » (o la «madrina») della cresima può essere identico a quello del battesimo, mentre prima doveva essere diverso. La costituzione ha poi ribadito un'altra volta che il vescovo è il ministro « naturale », « legittimo » (originarius) della cresima, anche se in seguito ammette che il sacerdote lo possa amministrare per delega del vescovo oppure, di sua propria iniziativa, in caso di necessità, quando è in pericolo la vita del cresimando. Si è pure tolto il buffetto sulla guancia del cresimato, perché oggi esso non ha più senso. Fu introdotto nel 1294 ad imitazione del rito con cui il sovrano nominava un nuovo cavaliere colpendo con la spada la gota di colui che gli stava inginocchiato davanti. Il vescovo, che non ha la spada, colpiva invece il cresimando con la sua mano per significare che in quel momento il cristiano diveniva soldato, ossia « cavaliere» di Cristo.. L'età del cresimando non è stata fissata, ma se ne lascia alla discrezione delle varie conferenze episcopali la decisione; prima era compiuta in occidente all'età di sei/sette anni (eccezionalmente anche sui bambini di età inferiore che si trovassero in pericolo di vita); in oriente questo sacramento si continua a compiere subito dopo il battesimo, pur trattandosi di bambini. Paolo VI ha sottolineato l'esigenza di una maggiore partecipazione dell'assemblea al rito della cresima, che deve essere conferita, se possibile, nel corso della stessa messa, dopo il vangelo e la corrispondente omelia esplicativa.

L'effetto del sacramento sta nel « confermare » il battezzato, perché arricchito di una speciale forma di Spirito Santo diventi « autentico testimone del Cristo». Il Palazzini, in una recente opera sulla vita sacramentale, per spiegare meglio tale efficacia, scrive che la cresima, con il dono dello Spirito Santo, completa l'opera iniziata con il battesimo, accresce l'intimità con il Cristo e inserisce attivamente nella chiesa i cresimati, che in tal modo si assumono l'impegno di diffondere e di difendere, con parole ed opere, la propria fede. L'autore pone quindi l'accento della confermazione non tanto sopra l'incorporazione a Cristo, già esistente nel battesimo e che però non viene negata, quanto piuttosto sull'inserimento più responsabile del cresimato nella chiesa, comunità della salvezza. Dalle scarse osservazioni precedenti balza evidente l'incertezza teologica che tuttora avvolge il sacramento della cresima:

a) diversità del rituale tra oriente (unzione post-battesimale) e occidente (prima imposizione delle mani, poi unzione e infine unzione-imposizione);

b) Persona del ministro: prete in oriente, vescovo in occidente (il sacerdote lo può amministrare solo in casi eccezionali);

c) diversa successione degli atti: in oriente continua l'antico ordine: battesimo unzione, eucaristia anche nel caso di piccoli bambini; in occidente l'eucaristia può essere anticipata alla cresima, ma tanto la cresima quanto l'eucaristia sono staccate dal battesimo e rimandate in età più avanzata.

Per i cattolici, la determinazione della essenza del rito cresimale è una decisione propriamente dommatica e impegna la fede della chiesa universale in forza della suprema autorità del romano pontefice. perciò la chiesa latina deve accogliere e sottolineare nella prassi ciò che è stato indicato dalla costituzione di Paolo VI. La variazione del rito nel corso dei secoli viene spiegata con il fatto che, non avendo Cristo determinato direttamente il rito, questo può variare per autorità della Chiesa. Qualunque determinazione ecclesiastica può essere cambiata o abrogata in base al principio che quanto la chiesa ha stabilito in passato, può essere mutato dalla stessa per le mutate circostanze del tempo e del luogo o per meglio favorire lo sviluppo dei fedeli.

Di recente il Bouhot ha cercato di mostrare che tanto il rito orientale (con l'unzione) quanto quello occidentale (con l'imposizione delle mani) hanno un'unità fondamentale in quanto costituiscono la « conferma» della fede, che è un ufficio propriamente episcopale. La parte essenziale della cresima sta nella « presenza del vescovo », che direttamente impone le mani (o ne delega il potere a un presbitero) oppure lascia usare al presbitero il carisma da lui stesso benedetto, nel quale egli, in un certo senso, divine implicitamente presente (chiese orientali). In tal modo il vescovo riconosce valida la fede di colui che è stato battezzato e capace di ricevere i doni dello Spirito Santo. Anche per il già citato Louis Ligier, tali carismi sono invocati nella preghiera della assemblea riunita attorno al vescovo, per cui la confermazione si può anche dire il sacramento della preghiera.

Dio, che nel battesimo dà inizio alla fede cristiana che andrà poi maturando con il progresso degli anni, nella confermazione abilita il credente con il dono dello Spirito Santo a testimoniare tale fede e gli dà la possibilità di crescere nella chiesa. Occorre tuttavia esaminare se le considerazioni precedenti corrispondono al pensiero biblico, ossia vedere se di fatto Gesù abbia affidato a un sacramento distinto dal battesimo il dono dello Spirito Santo o se, al contrario, lo abbia semplicemente ricollegato al battesimo. Questo è tanto più necessario dal momento che tutte le metamorfosi subite dal sacramento della confermazione ci fanno sorgere il desiderio di risalire alle origini per sondarne la solidità concettuale.

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4) Cresima e Bibbia

La cresima, sacramento post-battesimale che dona lo Spirito Santo, viene usualmente ricollegata alla « unzione » (sfragis) dello Spirito Santo di cui non di rado parlano gli apostoli Paolo e Giovanni, oppure alla imposizione delle mani attuata da Pietro a Samaria e da Paolo a Efeso. Occorre quindi esaminare dapprima questi brani biblici e notare che, secondo la Bibbia, il conferimento dello Spirito Santo è ricollegato al battesimo e non a un rito posteriore.

a) L'unzione dello Spirito Santo

Due volte Giovanni parla di «unzione » (chrisma) non per esprimere un sacramento bensì per indicare che la parola e il divino favore sono stati donati dallo Spirito Santo ai credenti, i quali in tal modo hanno la visione completa della verità sin dal principio senza bisogno di insegnamenti umani:

Ora voi avete l'unzione ricevuta dal Santo
e tutti avete la scienza...
Quanto a voi,
l'unzione che avete ricevuta da lui rimane in voi
e non avete bisogno che alcuno di ammaestri;
ma come la sua unzione, che vi insegna ogni cosa,
è veritiera e non mentisce,
così state saldi in lui Gesù Cristo, come essa vi insegna.

(1 Gv 2, 20.27)

Dal momento che anche il Cristo è stato unto dallo Spirito Santo quando fu battezzato da Giovanni (At 10, 37 s), ogni credente riceve la sua unzione al momento della propria immersione in acqua e nello Spirito Santo (Gv 3, 5), senza alcun bisogno di un altro rito esteriore ad esso successivo. L'unzione, quindi, è un'espressione simbolica per indicare la dimora dello Spirito Santo nel credente e non un rito particolare.

Anche il sigillo (sfragis) dello Spirito di cui più volte parla l'apostolo Paolo, non si riferisce a un rito post-battesimale che doni lo Spirito Santo, bensì allo stesso battesimo il cui effetto è appunto la consacrazione (signatio), la circoncisione spirituale dei cristiani. Quindi lo sfragìs (sigillo) è per Paolo equivalente al battesimo. Ciò risulta evidente dal contesto in cui tale parola si trova: «E' Dio stesso che ci conferma, insieme a voi, in Cristo e ci ha conferito l'unzione, ci ha impresso il sigillo e ci ha donato la caparra dello Spirito nei nostri cuori » (2 Co 1, 21). « In Lui anche voi, dopo aver ascoltato la parola della verità, il vangelo della vostra salvezza e avere creduto, avete ricevuto il suggello dello Spirito Santo (tramite il battesimo) che era stato promesso e il quale è caparra della nostra eredità » (Ef 1, 13). « Non rattristate lo Spirito Santo di Dio, con il quale foste segnati per il giorno della redenzione » (Ef 4, 30).

Questo sigillo-unzione è connesso con l'accoglimento per fede di Gesù quale si ha appunto nel battesimo biblico. Di una particolare unzione sul corpo dopo il battesimo non vi è il pur minimo cenno negli scritti sacri. Esso  fu introdotto più tardi, come rito particolare, per indicare anche visibilmente il fatto che con l'immersione battesimale non solo si muore al peccato, ma si rinasce quali figli di Dio. Fu questo secondo aspetto positivo, dovuto all'azione dello Spirito Santo, che si volle esteriorizzare con l'unzione corporea del neofita. Dal momento che tramite il battesimo si rinasce alla dignità di sacerdote e di re (1 Pt 2, 5-9), se ne volle anche esternamente simboleggiare con l'unzione tale fatto, perché a quel tempo i sacerdoti e i re erano consacrati con l'unzione.

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b) L'imposizione delle mani

Questo gesto assai comune nell'antichità ebraica, aveva numerosi significati: per mezzo suo si trasmette una speciale benedizione, si guariscono gli infermi (Mc 6, 5; 8, 23.25; Lc 4, 40; 13, 1) e si conferisce una missione speciale.. Di qui l'imposizione delle mani del padre sul primogenito per costituirlo suo erede e successore., del maestro sui discepoli per crearli rabbini, degli apostoli sui primi sette diaconi per conferire loro il compito di servire alle mense (At 6, 1-6), dei profeti su Paolo e Barnaba, prima di inviarli in missione tra i gentili (At 13, 3), di Paolo e degli anziani su Timoteo per stabilirlo evangelista (1 Ti 4, 14; 2 Ti 1, 6). Significava pure, a quanto pare, la riammissione dei colpevoli nella comunità dei credenti (1 Ti 5, 22).

In due soli casi l'imposizione delle mani da parte degli apostoli donò «lo Spirito Santo», con straordinari fenomeni visibili, come il parlare in lingua ignota. Dal momento che in questi due passi biblici si vuole vedere il prototipo della odierna cresima, anche se tali effetti miracolosi oggi non si avverano più, è bene esaminarne il loro significato originale.

Il primo caso ( At 8, 19) riguarda i samaritani, gente disprezzata dagli Ebrei perché ritenuta da loro bastarda, vale a dire mezzo ebrea e mezzo pagana e che Filippo osa battezzare dopo la predicazione della parola di Dio. Pietro e Giovanni sono inviati in quella regione palestinese per vedere che cosa vi succedesse e sapere se anche quella gente fosse degna di venire accolta nella comunità dei credenti. Anzitutto va messo in rilievo una espressione troppo spesso dimenticata: «(Lo Spirito Santo) non era ancora disceso sopra di loro, ma erano stati battezzati soltanto nel nome di Gesù» (At 8, 16), vale a dire: essi erano stati battezzati con il vero battesimo di Gesù, pur non avendo ancora ricevuto lo Spirito Santo.. Sarebbe stato del tutto superfluo riferire tale particolare, se Luca avesse pensato che lo Spirito Santo poteva venir dato solo tramite gli apostoli, perché egli sapeva benissimo che fino a quel momento nessun apostolo era stato in Samaria. Sembra più logico supporre che egli ritenesse naturale che lo Spirito Santo scendesse su tutti al momento del battesimo, e che il fatto della sua mancanza nel caso dei Samaritani costituisse un fenomeno insolito, degni di essere ricordato. probabilmente esso non vi era disceso sui samaritani perché, al dire di Dunn, la loro fede era tuttora immatura e assai simile a quella del mago Simone, chiamato « La grande potenza di Dio » a motivo dei suoi prodigi. ora costoro al vedere i miracoli di Filippo, seguono il diacono cristiano, e anche quel Gesù nel cui nome tanti prodigi si avveravano. La loro fede era quindi troppo amante delle esteriorità e del prodigio; anche Simone si era fatto battezzare ed era sbalordito « al vedere i segni e i prodigi che si avveravano» (At 8, 7; 8, 13). Di qui il silenzio dello Spirito Santo nel loro battesimo. Ma poi vengono gli Apostoli, pregano Dio perché abbia a donare anche a loro lo Spirito Santo; impongono le mani quale rito di fraternità con la chiesa di Gerusalemme, e allora lo Spirito Santo, scendendo, ratifica tale decisione. ormai anche i samaritani hanno diritto di cittadinanza nel regno di Dio.

Simile il brano riguardante i discepoli che ad Efeso erano stati battezzati solo con il battesimo del precursore di Giovanni il Battista. Paolo spiega loro che tale rito non bastava, che occorreva anche credere nella persona di Gesù profetizzata dal loro maestro. Perciò l'apostolo li battezza e li accoglie mediante l'imposizione delle mani nella comunità dei credenti; proprio in quel momento scende visibilmente lo Spirito Santo confermando in tal modo la profezia del Battista e l'operato di Paolo (At 19, 5). Anche qui va messa in rilievo una frase che sottolinea la via ordinaria con cui si riceve lo Spirito Santo: « Avete ricevuto lo Spirito Santo quando siete giunti alla fede? » (At 19, 2). Dunque usualmente lo Spirito Santo era conferito nell'attimo stesso nel quale si perveniva alla fede e non tramite il rito della imposizione delle mani di un apostolo. Alla loro risposta negativa, Paolo riprende: « ma allora, che razza di battesimo avete ricevuto?», lasciando evidentemente intendere che lo Spirito santo era intimamente collegato con il battesimo coronamento della fede e non con il rito della imposizione delle mani da parte di un apostolo. In tale caso Paolo avrebbe dovuto dire: « Ma non avete ricevuto l'imposizione delle mani di un apostolo? ». Va poi notato che in certe chiese Paolo non vi era ancora stato (ad esempio nella chiesa di Colossi), per cui si dovrebbe concludere che quei cristiani non avevano ancora ricevuto lo Spirito Santo a motivo della sua assenza. Mai il Nuovo testamento accenna a un rito completivo del battesimo, come si pretende sostenere a riguardo della cresima.

Ripeto poi che il dono dello Spirito Santo in entrambi i casi, di Samaria e di Efeso, che sono gli unici ricordati, riguardano sempre manifestazioni carismatiche che nulla hanno a che vedere con la cresima odierna e con lo Spirito Santo che dimora in ogni credente. Inoltre non vedo come si possa ricollegare alla imposizione delle mani, senza alcuna unzione, un rito dove al contrario l'unzione è posta in rilievo, anzi è ritenuta l'unico elemento indispensabile e sostanziale.

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C) Battesimo e Spirito Santo

Il già citato J.D.G Dunn, toccando il rapporto Spirito Santo-Battesimo, dimostra contro i pentecostali (e contro l'odierna cresima cattolica) che, secondo la Bibbia, non vi è affatto un « battesimo nello Spirito » che sia complementare ed additivo al battesimo di acqua.. Naturalmente lo Spirito Santo è dato durante l'immersione in acqua che «simboleggia » in modo assai vivo la morte al peccato e la rinascita a vita nuova e ci ricorda visibilmente ciò che Dio ha fatto per noi nella morte e nella resurrezione di Gesù Cristo. E' evidente che lo Spirito Santo non proviene dall'acqua (quasi che questa avesse una potenza in se stessi) nemmeno dalla Chiesa; esso è donato direttamente da Dio che lo ha voluto ricollegare alla fede che si esplica in maniera concreta nel simbolismo battesimale. La conversione è quindi un fenomeno complesso: da parte umana consiste nella fede in Gesù e nella conversione-pentimento congiunta con la volontà di mutare vita; da parte divina nel dono dello Spirito Santo. Entrambi questi dati: morte al peccato con la conversione e rinascere a vita divina per mezzo dello Spirito Santo sono magnificamente simboleggiati dalla immersione (morte) e nella emersione battesimale (rinascita con il cristo risorto).

Eccezionalmente lo Spirito Santo può essere mancante (almeno nella sua manifestazione straordinaria) come nel casi dei samaritani, oppure essere dato anche prima come avvenne nel caso di Cornelio (At 10). Tuttavia il protestante Kretschmar, in un lavoro fondamentale sul battesimo, ha ricordato assai bene come la tradizione cristiana sin dal principio abbia sempre distinto tra rigenerazione battesimale compiuta dallo Spirito Santo e le azioni carismatiche prima o dopo il battesimo. Quella salva, questa no! La tradizione siriaca conosce perfino una unzione pre-battesimale con il crisma, che abilita il catecumeno ad emettere l'atto di fede necessario al battesimo, ma non lo riconobbe mai sufficiente per la rigenerazione. Lo Spirito Santo prepara al battesimo tramite la parola ispirata (kerygma) e mediante la potenza divina che conduce ad esso; ma è solo il battesimo che dà il tocco finale e salva per la fede che vi agisce e per la volontà di Dio che vi ha voluto congiungere l'azione rigeneratrice dello Spirito.

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d)Il battesimo equipaggia al combattimento

Con il battesimo, senza alcun bisogno di altro rito complementare, il cristiano è già soldato di Cristo, completamente equipaggiato per la lotta contro il male:

State dunque ben fermi, cinti i fianchi con la verità, rivestiti con la corazza della giustizia e avendo come calzatura ai piedi lo zelo per propagare il vangelo della pace. tenete sempre in mano lo scudo della fede, con il quale potrete spegnere tutti i dardi del maligno, prendete anche l'elmo della salvezza e la spada dello Spirito, che è la parola di Dio (Ef 6, 14-16).

Si deve quindi concludere che la cresima è un puro sdoppiamento del battesimo: l'unzione che nel secondo secolo fu aggiunta alla immersione per indicare simbolicamente la parte positiva del battesimo, vale a dire la rinascita del credente, si è poi sganciata da esso nel corso dei secoli ed è divenuta un sacramento a se stante destinato a conferire la pienezza dello Spirito. Il rito della imposizione delle mani, con la quale i vescovi annettevano i battezzati nella comunità dei fedeli o ne riammettevano gli eretici che vi erano usciti, divenne un elemento completivo, almeno in occidente, alla unzione con il crisma e fu ricollegato alla imposizione delle mani di Pietro sui samaritano e di Paolo sui discepoli di Giovanni il Battista già da lui battezzati ad Efeso. Ne è quindi seguita l'attuale incertezza liturgica occidentale riguardante l'interdipendenza dei due riti: unzione-imposizione. E' bene ridonare al battesimo, conferito ad un adulto credente e ravveduto, il valore che gli compete, di rinascita spirituale e di perfetto equipaggiamento del cristiano per la diuturna lotta contro il male.

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