GENERI LETTERARI
APPLICATI AI SINOTTICI
I N T R O D U Z I O N E

Le parole che introducono la lettera agli Ebrei ci informano esplicitamente che Dio ha parlato: anticamente per mezzo dei profeti e negli ultimi giorni attraverso Gesù (Eb 1, 1-2).

Poiché questa Parola è giunta fino ai nostri giorni in forma scritta nell'Antico e Nuovo Testamento, mi sembra utile anzitutto esaminare l'atteggiamento con il quale dobbiamo avvicinarci a questi testi per trarre da essi il massimo giovamento dal punto di vista pratico e spirituale.

Due sono in genere le posizioni che emergono in questo campo fra i cristiani: una lettura esclusivamente devozionale che ignora i dati certi acquisiti dalla scienza in questi ultimi anni ed una lettura esclusivamente critica che ricerca in maniera prosaica il senso di ogni singolo passo dopo averlo collocato nel suo contesto storico.

Entrambe queste posizioni però non tengono conto del carattere originale della Bibbia in cui la componente divina è intimamente legata a quella umana.
Qualsiasi lettura che trascuri questo dato essenziale rischia di non comprendere nella sua giusta luce «la dimensione profonda della Bibbia» che, come scrive giustamente Alfred Läpple, «si rivela solo a chi la legge contemporaneamente con l'occhio della fede e con quello della scienza».

Una lettura devozionale della Bibbia, quando si verificano certe condizioni, potrebbe anche favorire un'autentica vita religiosa, se non ci dimentichiamo che Dio si è rivelato a noi servendosi in maniera strumentale della parola umana con tutti i suoi limiti ed i suoi difetti. Così facendo potremmo evitare di incorrere in certi errori madornali di interpretazione, come è avvenuto nel passato e come purtroppo avviene tutt'oggi in certi ambienti chiusi ad ogni nuova prospettiva di ricerca in campo biblico.

Alcune soluzioni semplicistiche a cui si è ricorso nel passato ed a cui si ricorre ancora oggi in certi ambienti per evitare delle reali difficoltà di interpretazione di alcuni passi, non solo non convincono più, ma rendono un cattivo servizio alla Parola di Dio.

Poiché l'intelligenza umana è un dono divino, è giusto usare questa intelligenza e tutti gli strumenti che essa ci fornisce per comprendere sempre più profondamente ciò che Dio vuole dirci.

D'altra parte un'eccessiva e sprovveduta fiducia nelle capacità dell'intelligenza umana, trascurando la componente divina, ci porterebbe a risultati altrettanto sterili ed inutili, paragonabili soltanto al sezionamento di un freddo corpo inanimato.
Qualsiasi letteratura di un certo rilievo non resisterebbe ad un simile trattamento e tanto meno la Bibbia che è Parola di Dio.

Se pretendiamo che la scienza ci dimostri inconfutabilmente la fondatezza della nostra fede, siamo completamente fuori strada. Essa potrà tutt' al più chiarirci le idee su certi avvenimenti e comportamenti umani narrati nella Bibbia, ma non potrà mai spiegarci il loro significato religioso e trascendentale.

Non dobbiamo inoltre confondere quelli che sono i dati certi acquisiti dalla conoscenza umana con i tentativi, a volte anche geniali, di alcuni studiosi di dare una soluzione a certi problemi.

Nell'accostarsi alla Parola di Dio per comprenderne sempre più profondamente il significato, non possiamo privarci di tutte quelle possibilità che la conoscenza umana mette oggi a nostra disposizione. Allo stesso tempo, però, non possiamo prendere per oro colato tutte le teorie e le ipotesi nelle quali ci imbattiamo nella nostra ricerca della verità, ma dobbiamo dimostrare il nostro equilibrio e la nostra maturità spirituale nel saper vagliare con spirito critico ogni cosa ritenendo il lato buono e positivo che può servirci per acquistare una maggiore conoscenza della volontà di Dio.

Con queste parole, piene di saggezza, l'apostolo Paolo si rivolge ai Tessalonicesi: «Esaminate ogni cosa e ritenete il bene» (1° Ts 5, 21).

Con lo stesso principio dobbiamo quindi anche noi valutare l'importanza ed i limiti degli strumenti che la critica biblica mette a nostra disposizione per una più corretta lettura della Parola di Dio.

Fra questi strumenti, i generi letterari e gli ultimi sviluppi storici di questa nuova indagine applicata ai testi biblici, ci permettono di affrontare le lettura dei libri dell'Antico e del Nuovo Testamento sotto una nuova luce tenendo presente certi aspetti che finora non erano mai stati considerati.

Lo studio dei generi letterari, anche se relativamente recente nella sua formulazione, si presenta talmente vasto che risulta impossibile affrontarlo in maniera sistematica in tutti i suoi aspetti ed in tutte le sue diramazioni.

Mi limiterò, pertanto, nel primo capitolo di questa ricerca, ad una sintesi generale sull'origine, l'importanza, la classificazione ed i limiti dello studio sui generi letterari, proponendomi di valutare in maniera più approfondita, nel capitolo successivo, gli sviluppi più recenti dei generi letterari storici applicati ai sinottici.

Premesso che si distinguono due grandi classi di generi letterari: quelli elementari e piccole unità letterarie (chiamate anche materiale di lavoro) ed i generi letterari propriamente detti, va precisato subito che con il metodo storico formale (Formgeschichte), si tentò per la prima volta uno studio sistematico delle piccole unità letterarie.